Wag the dog, ovvero: «Fai scodinzolare il cane», creando l’illusione che sia la coda a far muovere il cane e non viceversa. La metafora si attaglia a meraviglia alla drammatica situazione a Los Angeles e San Francisco (ed altre città americane), dove migliaia di soldati della guardia nazionale, settecento marine in assetto di guerra, blindati per le strade e droni militari nei cieli sono stati chiamati direttamente da Donald Trump per reprimere la «rivolta» esplosa nel cuore della California per difendere gli immigrati dai raid ordinati da Washington. Los Angeles brucia e il ricordo dei disordini per la morte di Rodney King del 1992 non è poi così lontano. Solo che stavolta c’è il trucco di un illusionista.
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Un caos gestito a fini mediatici che non fa che rafforzare l’immagine – ma diciamo pure la deriva – di un presidente-autocrate che dalla turbolenza delle piazze ricava la legittimità a spazzare via il pericolo-immigrati, vuoi con il transito temporaneo (sempre che lo sia) di centinaia di irregolari a Guantanamo, vuoi con la crescente repressione violenta delle manifestazioni pacifiche.
Cose che, tutte quante, erano state previste e modellate nel famigerato Project 2025 – il manifesto di destra della Heritage Foundation cui si ispirano Trump e il suo redivivo sodale (e avversario mortale di Elon Musk) Steve Bannon – nel quale si promuove la necessità di ricondurre l’intero potere esecutivo dello Stato federale sotto il controllo diretto del presidente, assumendo la guida di tutti i ministeri e di tutte le diciotto agenzie federali per la sicurezza (dalla Cia all’Fbi alla Nsa), riducendo drasticamente il welfare e promuovendo la deportazione in massa dei clandestini, degli illegali e di coloro che non hanno ancora maturato i diritti di permanenza sul suolo americano. Uno dei capitoli-chiave di Project 2025 si intitola “Riprendere il Paese dalla sinistra radicale”. Ed è quello che, fra un’ondata di arresti e l’altra, Donald Trump sta facendo. Con l’aiuto cruciale del disordine che sta infiammando le piazze. Inconsapevoli comprimarie di un disegno accuratamente ideato a tavolino. (dal quotidiano “Avvenire” – Giorgio Ferrari)
Quanto sta succedendo negli Usa, come si è (quasi) sempre verificato nel bene e nel male, è di ispirazione e di esempio per il nostro Paese?
Il cosiddetto premierato non è forse la morbida strada per ricondurre il potere esecutivo sotto l’egida del presidente e per condizionare in modo esiziale tutti gli altri poteri dello Stato?
Non c’è in atto un ridimensionamento del welfare, basti pensare alla sanità pubblica ridotta ai minimi termini, seppure camuffato all’italiana, vale a dire con la tipica falsa socialità della destra estrema sbandierata corporativisticamente con reiterati interventi strappa-applauso rivolti a platee compiacenti?
Non assomiglia alla deportazione il progetto, peraltro fallito prima di partire, di trasferimento in Albania degli immigrati più o meno irregolari? E i respingimenti di salviniana paternità? E la volontà di ridimensionare le ong impegnate nel salvataggio dei naufraghi? Non sono tutti inquietanti elementi di una strategia di muro all’immigrazione?
E che dire del tentativo di silenziare le proteste, di squalificare aprioristicamente le critiche, di criminalizzare le diversità, di gridare al complotto, di ridurre l’informazione pubblica a mera cassa di risonanza del potere inteso in senso più presidenziale che governativo? Non sono tutti escamotage rientranti nella solita manfrina dell’assimilazione di ogni e qualsiasi dissenso al comunismo strisciante?
E l’ossessionante puntare sul fuoco dell’insicurezza per offrire false sicurezze a suon di reati sparsi a piene mani, l’enfatizzazione di ogni piccolo disordine come attentato all’ordine pubblico non sono il presupposto per giustificare svolte antidemocratiche o per introdurre nella mentalità della gente subdole motivazioni al fine di sostituire più o meno gradualmente la difficile scelta democratica con il facile e sbrigativo regresso autoritario?
Come spesso accade l’imitazione è peggio dell’originale, infatti mentre Trump fa paura, Meloni fa pena, circondata da una classe dirigente squallida, costretta a fare i conti con una snervante rissosità all’interno della sua maggioranza, costantemente ed unicamente preoccupata della propria immagine e di verificarsi allo specchio quale donna più ammirabile del mondo politico.
Guardando agli Usa si assiste ad una vera e propria tragedia in cui sta morendo la democrazia, guardando all’Italia si vede, almeno per ora, una commedia tendente alla farsa, in cui la democrazia viene presa letteralmente in giro. La tragedia può trasformarsi in commedia, ma può succedere che la commedia si muti in tragedia.