Il 1949 fu un anno davvero complicato. A marzo Giuseppe Dossetti si mise di traverso alla decisione di far aderire l’Italia al Patto atlantico. Alla fine votò a favore, ma «controvoglia» e rilasciò al giornale del suo partito, «Il Popolo», una dichiarazione maliziosamente superflua, in cui diceva di aver votato in quel modo nella convinzione che la Nato dovesse essere «una costruzione assolutamente difensiva, pacifica e democratica».
Dopo settantacinque anni si può dire che la Nato sia stata e sia come l’aveva idealmente e rigorosamente pensata e faticosamente votata il grande Dossetti? Quale Nato esce dal recente vertice dell’Aia?
Difensiva? Non la è stata: in tutte le operazioni militari, anche le più sporche, c’è sempre stata la manina Nato. Vai a capire fin dove c’era un intento meramente difensivo o una volontà offensiva…
Pacifica? Forse era un’illusione che i fatti hanno inevitabilmente smentito. Armarsi fino ai denti come si sta pensando di fare anche oggi non è certo il presupposto per un’azione pacifica, tanto più che l’Unione sovietica non esiste più e la Russia, checché se ne dica, non rappresenta un pericolo serio per l’integrità occidentale, mentre la Cina è più interlocutore commerciale che antagonista bellico. E poi come può essere pacifica una Nato che mette in soffitta il multilateralismo per acconciarsi ad un equilibrio basato sugli imperialismi tra i quali l’Europa rischia oltre tutto di fare la parte del vaso di coccio tra quelli di ferro. All’Europa si chiede uno sforzo immane sul piano delle spese militari, che paradossalmente non servirà comunque a rafforzarne il ruolo ma solo a compiacere l’imperialismo statunitense di riferimento, subendo pedissequamente il trumpismo con tutto quel che ne segue.
Democratica? All’interno dell’Alleanza il ruolo americano è sempre stato preponderante se non addirittura ricattatorio, all’esterno l’Alleanza ha appoggiato in nome dell’anticomunismo di facciata tutte le peggiori operazioni reazionarie, sostenendo dittature pur di salvaguardare innominabili equilibri (?). La morte di Aldo Moro non rientra forse in questa spaventosa logica di puro potere atlantico?
Potremmo dire che le ragioni dossettiane sono state dimostrate proprio dal martirio di Aldo Moro, sacrificato, direttamente e/o indirettamente sull’altare di un atlantismo invadente e sostanzialmente iniquo.
Ci sono tuttavia sempre stati modi diversi di essere membri della Nato: un modo acritico di legare l’asino dove vuole il padrone (oggi si chiama Trump) e un modo dialogante e propositivo in difesa di uno spirito, come diceva Dossetti, difensivo, pacifico e democratico. Sarà velleitario, ma io non vedo alternative a questo secondo stile.
Perché non si ha il coraggio di squadernare la verità, vale a dire il fatto che per i Paesi europei il riarmo non è compatibile con le loro esigenze di bilancio e con le loro situazioni socio-economiche? Si preferisce affrontare il problema alla tedesca (intascandone sconsideratamente i vantaggi economicamente contingenti, poi si vedrà…) o all’italiana (con i trucchi di bilancio, giocando al rinvio, puntando a ridicole contropartite…).
Perché non si ha la forza di rimboccarsi le maniche in una decisa ripresa europeistica, chiedendo agli Usa di agevolarla seriamente anziché giubilarla indegnamente?
Perché non si chiede di partecipare alla definizione di un nuovo ordine mondiale basato sul diritto internazionale, abbandonando le scorciatoie unilaterali e le sempre più consacrate leggi del più forte?
Perché non si ha il buongusto di dire a Donald Trump che la sua visione del mondo non corrisponde alla nostra e che quindi deve darsi una regolata se non vuole rimanere in pista a ballare il tango con la Russia e con la Cina con tutte le incognite di una simile avventura danzante.
Invece tutti, Italia in primis, a leccargli i piedi (per non dire di peggio, come lui stesso ha detto fuori dai denti…) in una penosa corsa ad ottenerne qualche favore: se questa è politica…
I profeti, come Giuseppe Dossetti, non hanno il potere di predire il futuro, ma di interpretare il presente alla luce delle prospettive future. L’adesione alla Nato nel 1949 non aveva alternative: scontavamo il disastro post-fascista e post-bellico. Nonostante tutto i governi italiani del dopo-guerra hanno cercato l’impossibile, vale a dire di coniugare gli aiuti americani con un minimo di autonomia politica: una vera e propria sfida, durante la quale avremmo potuto e dovuto ricordarci più spesso di quanto sosteneva Dossetti.
A maggior ragione oggi, come Italia, facendoci forza su una convinta partecipazione alla Ue e su una situazione non più disastrosa sul piano economico, potremmo e dovremmo riprendere il cammino atlantico in modo critico e con dignità: a proposito di dignità Alcide De Gasperi riuscì a mantenerla nonostante tutto, Giorgia Meloni la sta svendendo al peggior offerente.