Il matto che dà ordini ai matti

Trump furioso contro Israele e Iran. Prima l’annuncio della tregua poi, dopo il collasso in poche ore del cessate il fuoco, l’intervento da paciere: «Israele, non sganciate quelle bombe. Se lo fate, è una violazione grave». Così Donald Trump, scrivendo sul suo social Truth, aveva tentato di scongiurare una nuova escalation, dopo le minacce di Tel Aviv di «colpire con forza il cuore di Teheran». E poi si era rivolto direttamente alle forze militari israeliane: «Riportate a casa i vostri piloti, subito!». Parlando con i giornalisti, prima di partire per il vertice Nato, il presidente americano aveva inoltre condannato sia Israele che Iran per la violazione del cessate il fuoco: «Sono due Paesi che stanno combattendo da così tanto tempo e così duramente, che non sanno cosa c***o stanno facendo». In modo particolare si sarebbe detto deluso da Tel Aviv: «Ora Israele sta per colpire l’Iran a causa di un razzo che non è atterrato da nessuna parte. Devo far calmare Israele adesso, vedrò se riesco a fermarlo». (open.online)

“Tutt i mat i gan la sò virtù”: mi è venuto spontaneo reagire così alla sparata di Trump, irritato per l’accoglienza non proprio entusiastica degli israeliani e degli iraniani al cessate il fuoco patrocinato appunto dal presidente statunitense. Mi sono bastati però trenta secondi per riflettere e tornare in me stesso: con quale credibilità, al di là dell’arroganza del potere, questo signore fa la ramanzina ai belligeranti, proprio lui che alcuni giorni fa aveva sganciato bombe sull’Iran, lui che è culo e camicia con Netanyahu a cui ha dato  piena licenza d’uccidere, lui che non nasconde  simpatie putiniane (ogni simile ama il suo simile), lui paladino della fine del multilateralismo, lui accanito sostenitore della legge del più forte, lui che umilia gli interlocutori per poi offrire loro qualche biscottino più o meno avvelenato, lui che è il protagonista principale del disordine internazionale, lui che sta nascondendo la democrazia sotto il tappeto dell’imperialismo e dell’autarchia?

La deriva bellica che ci coinvolge e ci sconvolge parte dall’egoismo individuale, che diventa sociale, nazionale e internazionale: Donald Trump è l’uomo decisivo per questa escalation. Il discorso va ben oltre le analisi sociologiche sulla società americana e sulla debolezza del suo sistema politico, tutto risale alla istituzionale cavalcata trumpiana dell’istinto tribale alla violenza.

Due voci ho ascoltato in questi giorni. Massimo Cacciari, da filosofo ateo, ha ammesso che l’unica istituzione che fa un’azione seria e intelligente di pace è il Vaticano; Massimo D’Alema, da impareggiabile ex-politico, ha osservato come tutto lo sfacelo dipenda dalla crisi di valori a tutti i livelli (i valooori, come dice lui con la giusta enfasi).

Due voci di una sinistra del passato, che, pur con tutti i difetti, dava un senso alla politica. Non bisogna però vivere di nostalgia e l’unico modo per attualizzare le cose giuste è combattere senza credere alle fandonie delle narrazioni che ci vengono propinate e senza ubbidire agli ordini della (non) politica.