Spero che non vi sarete persi i grandi servizi di giornaloni e tg sul Papa che viene eletto da Vogue come uno dei “personaggi meglio vestiti del 2025” (per il dress code originale e innovativo), che visita a sorpresa il Senato per la mostra sulla Bibbia di Borso d’Este accolto da La Russa, mentre se ne stanno in silenzio di fronte all’invettiva di Papa Leone XIV contro le classi dirigenti europee, vale a dire una dura critica recente (dicembre 2025) focalizzata sul riarmo bellico, l’uso della paura per manipolare le decisioni politiche e la blasfemia di giustificare la guerra con la fede, in un richiamo alla Pace nella Terra e alla necessità di visione strategica, criticando indirettamente leader come Ursula von der Leyen e sottolineando che l’Europa sta perdendo la sua anima morale e spirituale, preferendo la logica del conflitto. (Marco Travaglio – “Il Fatto Quotidiano”)
Mi ero perso il clamore mediatico sulla stupida scelta di Vogue: niente male, anzi meglio così. Mi ero invece perso i contenuti dell’invettiva di Papa Leone. Do atto a Marco Travaglio della sua incalzante obiettività e di avermi spinto a prendere in considerazione l’invettiva (se la vogliamo chiamare così) di Prevost.
Accolgo con immenso piacere le incisive parole del Papa e constato con crescente amarezza come i governanti facciano orecchie da mercante. Purtroppo anche a livello di pubblica opinione la guerra viene sempre più considerata come un male necessario, le coscienze non hanno la forza di ribellarsi, chi ha il coraggio di denunciare questo folle clima bellico viene considerato un sognatore.
Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, finiamo per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace. Sembrano mancare le idee giuste, le frasi soppesate, la capacità di dire che la pace è vicina. Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica. Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze. Molto al di là del principio di legittima difesa, sul piano politico tale logica contrappositiva è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità. Non a caso, i ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui. Infatti, la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza. «In conseguenza – come già scriveva dei suoi tempi San Giovanni XXIII – gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile. Giacché le armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico».
Ebbene, nel corso del 2024 le spese militari a livello mondiale sono aumentate del 9,4% rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza ininterrotta da dieci anni e raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del PIL mondiale. Per di più, oggi alle nuove sfide pare si voglia rispondere, oltre che con l’enorme sforzo economico per il riarmo, con un riallineamento delle politiche educative: invece di una cultura della memoria, che custodisca le consapevolezze maturate nel Novecento e non ne dimentichi i milioni di vittime, si promuovono campagne di comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza. (Messaggio di Papa Leone XIV per la LIX giornata mondiale della pace)
Andiamo pure incontro alla catastrofe incartando le armi con la patinata e prestigiosa rivista “Vogue” e scambiandoci ipocritamente e scandalosamente “il segno della guerra”.
