«Quest’aula ha dedicato più tempo a organizzare il concerto di Baglioni che non a dibattere della legge di Bilancio. E la colpa non è del Parlamento, la responsabilità è del Governo». Lo ha detto Matteo Renzi in Senato.
Mi sembra una battuta molto azzeccata che fotografa lo strapotere inconcludente dell’esecutivo e la conseguente inerzia del Parlamento: su quella che è annualmente la legge più importante nessun reale dibattito, ma soltanto una insopportabile passerella governativa.
Per quel poco che sono riuscito a comprendere mi sembra un coacervo di norme senza capo né coda, il nulla motivato dalla prudenza: sarebbe come se un automobilista per essere prudente rinunciasse ad usare la macchina tenendola ferma in garage o, meglio, limitandosi ad un giretto in centro città violando i divieti e causando incidenti a non finire.
Il governo Meloni non ha una linea politica, dà un colpo al cerchio e uno alla botte: punta a non disturbare nessuno e finisce col disturbare tutti, o, meglio, colpendo solo i deboli e facendo il solletico ai forti. L’opinione pubblica è distratta, è impossibilitata a farsi un’idea e quindi beve tutto senza battere ciglio.
Un bilancio è la sintesi degli atti gestionali del passato ed al contempo l’indicazione di quelli futuri: non è l’asettica sommatoria di dati, ma semmai un insieme di opinioni su cui imbastire un progetto di gestione.
Non comprendo il senso dell’operare di questo governo e sfido chiunque in buona fede a riuscirci. Far finta di governare è il miglior metodo per difendere gli interessi consolidati illudendo quanti hanno i propri fortemente dimenticati o compromessi. Non parlo di valori, sarebbe forse pretendere troppo, ma mi limito agli interessi. Che pena! La politica ridotta all’istituzionalizzazione del nulla, alle chiacchiere di una manica di incompetenti funzionali allo spirare di un vento di estrema destra che rischia di distruggere la nostra democrazia.
Sto esagerando? Può darsi. Ma più il tempo di questo governo passa e più mi convinco che i suoi bilanci, anche se formalmente a pareggio, non possono che essere in profondo rosso, non certo il rosso di una politica di sinistra, ma quello della vergogna di una pseudo-politica di estrema destra anti-democratica.
