Le puttanate italiane e le sputtanate libiche

Era nell’aria da mesi l’arresto del generale libico Almasri. Il governo di Tripoli sta facendo piazza pulita della milizia “Rada” e della “Polizia giudiziaria”, i gruppi armati originariamente affiliati alle istituzioni centrali ma che nella logica delle faide tripoline sono caduti in disgrazia. Gruppi che hanno intrattenuto rapporti privilegiati con Paesi come l’Italia, come dimostrato dal “rimpatrio di Stato” del generale, lo scorso 21 gennaio, dopo l’arresto a Torino, nonostante un mandato di cattura della Corte penale internazionale.

Il generale è stato fermato su ordine della procura della capitale libica, con l’accusa di avere personalmente eseguito torture e abusi sui detenuti. Una decina di superstiti alla prigionia lo hanno denunciato e le indagini, secondo gli inquirenti libici, hanno dimostrato che almeno in un caso le sevizie hanno deliberatamente provocato la morte di uno dei prigionieri.

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Nel comunicato delle autorità giudiziarie libiche viene spiegato che «lo scorso luglio, l’ufficio del procuratore generale aveva avviato le indagini» per indagare sui reati «relativi al mandato di arresto emesso dal Tribunale penale internazionale», e a cui l’Italia non aveva ottemperato. «La Corte penale internazionale aveva rivelato – precisa ancora la nota da Tripoli – di aver emesso un mandato di arresto il 18 gennaio, per crimini contro l’umanità e crimini di guerra». Il giorno dopo il generale venne arrestato a Torino, ma la notizia venne tenuta nascosta fino a quando, il 20 gennaio, non venne rivelata da Avvenire e confermata dal ministero della Giustizia italiano solo il 21 gennaio, quando ormai Almasri stava per essere accompagnato a Tripoli.

I nodi stanno venendo al pettine in modo inopinato: per il governo italiano è tempo di ricevere censure internazionali da chi meno ci si poteva aspettare, che dimostrano tutta la incoerenza, l’incapacità e il pressapochismo che va sciorinando il melonismo. Chi ha l’ardire di criticare viene immediatamente bollato come opportunistico e demagogico nemico. Sarà così anche per il governo libico a cui Nordio e c. (facendo una figura di merda) pensavano forse di fare un “piacerino” diplomatico rimpatriando il generale Almasri?

Pur con tutto il rispetto dovuto, è decisamente clamoroso prendere lezioni di diritto internazionale dal governo libico. Siamo veramente piombati nel tragicomico! Il divenire degli eventi parla da sé: come minimo siamo dei pasticcioni, al massimo siamo dei politicanti da quattro soldi.

Abbiamo tanto “riguardo realpolitico” per un delinquente che gira per il mondo e poi impariamo che persino il suo Stato non ne vuole sapere e lo arresta. Se non ci fossero di mezzo tante persone torturate e uccise, ci sarebbe da ridere.

Il governo italiano non ha mai detto il vero motivo del rimpatrio di Almasri, lasciando però intendere che si trattasse di un impronunciabile scambio di favori con la Libia. Adesso la Libia sta dalla parte della Corte Penale Internazionale e arresta Almasri. Probabilmente fra Italia e Libia c’è aperta una gara ad essere il più inaffidabile dei governi.

Si può essere di destra o di sinistra, ma in questo caso la questione è un’altra: siamo in mano ad una manica di cretini che giocano a fare gli statisti. Al pensiero di concedere a questo gruppetto di dilettanti allo sbaraglio il compito di riformare la Costituzione mi si gela il sangue.

Chi ci salverà dal melonismo? Gli incazzatissimi magistrati? Il giornalismo d’inchiesta a cui si vuole tappare la bocca? Il carrello della spesa sempre più misero? L’opposizione politico-parlamentare sempre più inconcludente e farraginosa? I cittadini italiani sempre più egoisticamente smarriti e sfiduciati?

Il berlusconismo cadde sotto i colpi della mannaia internazionale approntata dalla “santa congiura” di Germania (Merkel), Francia (Sarkozy), Usa (Obama) e Italia (Napolitano). Il melonismo, che ha tutti i difetti senza alcun pregio del berlusconismo, prima o poi cadrà, magari quando meno ce l’aspettiamo. Della “santa congiura” è rimasto solo il successore di Napolitano, vale a dire Sergio Mattarella, che continua imperterrito a predicare nel deserto. Da Scholz e Macron non c’è da aspettarsi niente di buono; da Trump Dio ci scampi e liberi; da Von der Leyen peggio che andar di notte.

Vuoi vedere che sarà la Corte Penale Internazionale a suonare le campane a fronte delle trombonate narcisistiche di Giorgia Meloni?

Nei mesi scorsi le autorità del Regno Unito – a quanto risulta ad Avvenire – hanno congelato diversi milioni di euro su conti di banche del Commonwealth riconducibili ad Almasri, che aveva ottenuto la cittadinanza della Dominica e circolava in Europa con documenti di identità autentici rilasciati dalla Turchia. Ma è anche dalla Germania che si attendono sviluppi. Da un momento all’altro la magistratura tedesca dovrebbe decidere sulla consegna all’Aja del braccio destro di Almasri, il comandante Al-Buti, arrestato nello scorso luglio mentre tentava di lasciare Berlino, dove si era recato per curare i suoi affari.

Ma che fa più scalpore è senza dubbio la Libia.

Nei giorni scorsi il premier libico Dbeibah aveva promesso che Almasri sarebbe stato consegnato alla Corte penale internazionale, con cui la Libia ha firmato per la prima volta una intesa per la cooperazione giudiziaria. Ma non sarà un passaggio automatico. Almasri dovrà essere processato da Tripoli, dove resterà in ostaggio di logiche imprevedibili. «Sebbene non possiamo commentare le notizie – ha spiegato ad Avvenire una fonte dell’Aja –, la Corte penale internazionale lavora costantemente per mantenere una linea di comunicazione aperta con le autorità locali e migliorare la cooperazione». In altre parole, il generale non verrà estradato nell’immediato alla giustizia internazionale.

L’Italia risponde picche.

Nei giorni scorsi Roma ha tentato di appianare le asperità annunciando una revisione delle norme che regolano la cooperazione con la Corte penale internazionale. Una mossa necessaria per evitare il deferimento dell’Italia all’assemblea degli Stati che fanno parte della Cpi o al Consiglio di sicurezza Onu. «L’esperienza maturata con il caso Almasri ha portato l’Italia – in tutte le sue articolazioni (Parlamento, governo e magistratura) – a intraprendere una revisione delle modalità con cui deve operare il sistema di cooperazione delineato dalla legge italiana», si legge nella nota del governo alla Corte dell’Aja, e questo per «ottemperare agli obblighi internazionali nei confronti di questa Corte, che l’Italia conferma di voler rispettare». Sotto i riflettori c’è la legge italiana sulla quale la stessa Corte d’Appello di Roma ha sollevato a sua volta una questione di legittimità, chiedendo alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla necessità della richiesta di permesso al governo per arrestare un ricercato per crimini contro l’umanità. (“Avvenire” – Nello Scavo)

Nel pantano del disordine internazionale sguazzano gli unilaterali maiali fra cui si sta schierando anche l’Italia. Se il pantano cominciasse ad essere ripulito qualche suino potrebbe non avere più il suo habitat e la scena potrebbe cambiare. Non rimane quindi che sperare in una difficile ma salutare ripresa del diritto internazionale, che dovrebbe avere il suo protagonista principale nella Ue.  In mancanza dei cavalli europei chissà che non possano trottare gli asini libici, palestinesi, arabi, africani etc. etc.

Quando le cose vanno molto male si deve sperare nel colpo di reni degli ultimi della pista a livello interno e internazionale. Aspettare che le novità vengano dall’alto è tempo perso. Il pericolo è semmai che i governanti più furbi e potenti (vedi Trump, Putin, Xi Jinping) si riposizionino immediatamente a fianco dei tagliati fuori in vena di riscatto (vedi armata Brancaleone dei Paesi non allineati).