La canzone s’intitola “Me ne frego” ed è un celeberrimo coro fascista. È martedì sera. La intonano a squarciagola due giovani. Sono in una viuzza del centro di Parma, davanti all’ingresso della sede locale di Fratelli d’Italia, quartiere Borgo del Parmigianino. Il locale è aperto, illuminato, come fosse in corso o si fosse appena concluso un incontro. Al suo interno qualcuno agita una bandiera tricolore. Sulla vetrina è appiccicato un manifesto in cui campeggia il nome di Giorgia Meloni. Si tratta probabilmente di militanti di Gioventù Nazionale, il vivaio politico del partito della premier, spesso associato a derive nostalgiche del Ventennio e ad azioni che ricordano lo squadrismo. A valle della notizia, il coordinamento regionale del gruppo ha deciso di commissariare la sezione emiliana.
Tutto è ripreso in un video, pubblicato questa mattina dal portale Fanpage. Un terzo ragazzo, che possibilmente fino a poco prima si trovava assieme agli altri all’interno della sede ha un atteggiamento annoiato. Si appoggia alla colonna mentre gli altri cantano la strofa finale del testo: «Se il sol dell’avvenire è rosso di colore, me ne frego di morire sventolando il tricolore! Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà. Se non trionfa sarà un bordello col manganello e le bombe a man». Poi, si sente gridare: «Duce, Duce» e uno dei due applaude sé stesso. (“La Stampa – Filippo Fiorini)
Non so se provo più pena o rabbia. Vado al sodo: questi sono gli amichetti di Giorgia Meloni, ne ha parecchi, non mi fanno paura, mi fanno schifo. Non può dissociarsi sul serio, perché quella radice malata è purtroppo anche la sua e tagliarla comporterebbe grossi rischi esistenziali di natura politica ed elettorale. Poi, in fin dei conti, anche lei sventola il tricolore in Italia, in Europa e nel mondo e non le importa di far morire la democrazia, l’europeismo e il multilateralismo dell’Italia. E pensate un po’, riceve gli applausi da tanta gente in buona o in mala fede e finanche da Donald Trump.
