Un intreccio di conflitti di interessi e rapporti amicali condiziona e rende non autonoma come dovrebbe essere l’attività dell’Ufficio del Garante per la Privacy. È quello che ha raccontato Report, condotto da Sigfrido Ranucci, in onda su Rai 3, approfondendo ancora il ruolo di Agostino Ghiglia, componente del collegio del Garante, e i legami che uniscono a più livelli chi lavora nell’ufficio a Fratelli d’Italia.
Il primo comportamento denunciato da Report riguarda proprio Ghiglia. Annuncia in Ufficio che il giorno seguente andrà a trovare Arianna Meloni per discutere del caso di Report su cui l’Ufficio, deciderà una sanzione di 150 mila euro per aver pubblicato l’audio originale dei colloqui tra Gennaro Sangiuliano, allora ministro della Cultura, e la moglie Federica Corsini sui motivi che avevano portato alla sospensione del contratto di consulenza a Maria Rosaria Boccia. La giornalista Chiara De Luca prova anche a contattare Ghiglia per chiedergli conferma, ma lui non conferma e non smentisce, non risponde.
Dopo averlo annunciato – ricostruisce Report – il giorno seguente Ghiglia si reca nella sede di Fratelli d’Italia con l’auto di servizio. Un comportamento incongruo se fosse vera la sua versione dei fatti, e cioè che era andato a via della Scrofa per parlare della presentazione del suo libro, ovvero di una questione privata. Più coerente, invece, se era andato ufficialmente per parlare con la responsabile della segreteria politica di FdI. (“La Stampa” – Flavia Amabile)
Da una parte abbiamo la degenerazione “leccaculista” della Rai (da Bruna Vespa in giù o in su) nei confronti dell’attuale governo: checché se ne dica non si era mai visto un simile allineamento giornalistico da parte del servizio pubblico radiotelevisivo nei confronti dell’esecutivo. A volte sono paradossalmente costretto a virare sulle reti mediaset per trovare un minimo di obiettività di informazione: è tutto dire!
Dall’altra parte, il governo non pone limiti al proprio appetito e vuole mangiare anche le briciole rimaste sulla tavola Rai, vale a dire “Report”, che si permette di fare qualche inchiesta imbarazzante per chi esercita i pubblici poteri.
Ebbene, ad un certo punto emerge che chi dovrebbe garantire la privacy contro l’eventuale invadenza dei mezzi d’informazione prenderebbe (il condizionale è d’obbligo) pelosi consigli dai dirigenti di Fdi e precisamente dalla chiacchierata Arianna, sorella di Giorgia Meloni.
Ma che razza di casino è questo? Un gatto che si morde la coda, un circolo vizioso all’interno del quale lo spettatore viene privato dell’informazione: se non è fascismo?!
Non è una novità, la dicono lunga i siparietti internazionali della nostra premier.
Una Giorgia Meloni “senza filtri” ha confessato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump il suo rapporto non idilliaco con la stampa italiana. In ben due occasioni, durante la giornata alla Casa Bianca con gli altri leader europei, la premier ha fatto riferimento a una relazione “complicata” con i giornalisti. Il primo episodio è avvenuto “fuori onda”: il presidente finlandese Alexander Stubb si dice stupito di come Trump abbia aperto le porte del vertice alla stampa. Giorgia Meloni sorride e commenta: “Ma a lui piace. Gli piace sempre. Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana”. (today.it)
Torno a bomba, vale a dire al corto circuito tra informazione (“Report”), politica (FdI) e autorità indipendente (Garante per la privacy), riportando di seguito una autorevolissima citazione che purtroppo cadrà nel vuoto di un clima penoso e inquietante.
“C’è un’unica soluzione per una degenerazione inaccettabile dell’autorità indipendente trasformata in organo di pressione politica: si devono dimettere”. Parola di Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale ed ex componente del Garante per la Privacy, quando l’Autorità era ancora un presidio di libertà, non un’estensione del potere politico. (da “Il Fatto Quotidiano”)
