Visto da sinistra, quella che dovrebbe guardare ai problemi reali della gente
Gli ultimi numeri contenuti nel position paper sono impietosi: oltre 2,2 milioni di famiglie (8,4%) – pari a 5,7 milioni di individui, in pratica una persona su dieci – vive in povertà assoluta. Una platea in cui si contano più di 1,3 milioni di minori. Quasi un bambino su sette in Italia cresce in condizioni di privazione materiale grave. A essere colpite sono soprattutto le famiglie numerose, quelle monogenitoriali e quelle con almeno un componente straniero. Ma quasi nessuna categoria può considerarsi davvero immune dallo scivolare in una condizione di miseria.
«La povertà è ormai un fenomeno strutturale e intergenerazionale, aggravato da due fattori principali: la riduzione del sostegno pubblico – con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione, che ha escluso una parte significativa dei beneficiari – e una forte accelerazione dell’inflazione (in particolare per i beni alimentari e per gli affitti), che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie vulnerabili», ha affermato il portavoce dell’Alleanza contro la povertà, Antonio Russo. (da “Avvenire” – Luca Mazza)
Visto da destra, quella che sparge virtuale e illusoria ricchezza
Fitch Ratings ha migliorato il rating di lungo termine dell’Italia a ‘BBB+’ da ‘BBB’. L’outlook è stabile. Fitch ha anche migliorato il rating di breve termine dell’Italia a ‘F1’ da ‘F2’. L’upgrade del rating riflette i seguenti driver:
- i) Resilienza fiscale migliorata grazie ad una crescente prudenza fiscale e un forte impegno nel raggiungimento degli obiettivi fiscali a breve e medio termine;
- ii) Performance fiscale superiore alle attese con una graduale riduzione del deficit nel 2025-2027, sostenuta da miglioramenti strutturali nelle entrate e da un rigido controllo della spesa. Si prevede un deficit del 3,1% del PIL quest’anno (rispetto al target ufficiale del 3,3%), grazie a performance solide delle entrate fiscali, in linea con una base imponibile in espansione (merito del miglioramento del mercato del lavoro) e dell’aumento della compliance fiscale;
iii) Contenimento della spesa: le autorità rimangono impegnate nel contenimento della spesa, puntando a ridurre il deficit al 2,6% nel 2027 e sotto il 2 % entro il 2029;
- iv) Debito stabile: Il debito dell’Italia è tornato ai livelli pre-pandemia più rapidamente del previsto (a differenza di molti paesi dell’eurozona).
Fitch prevede un aumento modesto del debito dal 135,3% del PIL nel 2024 al 137,5% nel 2026, principalmente a causa di aggiustamenti di stock – flow legati in particolare al superbonus.
Previsto un rapporto debito/PIL in discesa di circa 1 punto percentuale all’anno (fino al 134% nel 2030), grazie ad avanzi primari sostenuti e a una crescita nominale moderata (vicina al 3%). (da websim.it)
Visto da un presidente Usa, che ammazza la politica
Ho lasciato un’era di calma e stabilità” al termine del primo mandato, che ha poi lasciato spazio a una delle “grandi crisi dei nostri tempi”, con una “serie di disastri”.
Ma ora, in soli otto mesi, “siamo nell’età dell’oro dell’America”.
Lo ha detto Donald Trump intervenendo all’assemblea dell’Onu. Il presidente, che interviene all’Onu per la prima volta dalla rielezione, è stato accolto dagli applausi dell’aula.
Visto da un quasi-presidente Usa, che fu ammazzato perché disturbava una certa politica
In piena campagna elettorale, il 18 marzo 1968, Robert Kennedy parlò alla Kansas University. Con questo discorso mirò al cuore della platea con parole semplici, invitando chi lo ascoltava ad attuare un cambiamento nella scala di valori e negli strumenti utilizzati dagli statisti per valutare il livello di ricchezza e di benessere di un paese. In particolare criticò duramente il Prodotto interno lordo (PIL) come indicatore di benessere in un’epoca in cui il concetto non era ancora così noto e dominante.
Secondo Kennedy il PIL, pur essendo un indicatore che misura il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente un anno solare) destinati al consumo finale, indica soltanto quanto viene prodotto ma non indica se ciò che viene prodotto serva effettivamente, venga consumato per necessità oppure sia frutto di bisogni immaginari creati ad hoc dal sistema dei media.
«Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni materiali. Il nostro PIL ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base a esso – quel PIL comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le autostrade dalle carneficine. Comprende serrature speciali per le nostre porte e prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende la distruzione delle sequoie e la scomparsa delle nostre bellezze naturali nella espansione urbanistica incontrollata. Comprende il napalm e le testate nucleari e le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck e i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini.»
Robert Kennedy si chiede quale possa essere l’utilità di un indicatore di ricchezza che misura solo ciò che producono le industrie e non invece la quantità e la qualità del patrimonio immateriale come la creazione dell’intelletto o la ricchezza delle relazioni interpersonali.
«Eppure il PIL non tiene conto della salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l’allegria dei loro giochi. Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni, l’acume dei nostri dibattiti politici o l’integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice tutto sull’America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani.» (da Wikipedia – Discorso sul Pil)
Visto da un incallito (cristiano) utopista
A chi avrà avuto la pazienza di leggere le citazioni di cui sopra rivolgo un ringraziamento ed un invito a riflettere. Da parte mia aggiungo soltanto che mi schiero “demagogicamente” dalla parte dei poveri e “idealisticamente” dalla parte dei sogni kennediani.