La “sinnergia” vespiana

Si è trasformato in un vero e proprio boomerang l’attacco social di Bruno Vespa a Jannik Sinner. Il giornalista della Rai, riscopertosi esperto di tennis, nella foga di criticare l’altoatesino ha incredibilmente sbagliato il cognome del numero 1 al mondo della racchetta, Carlos Alcaraz, da lui chiamato ‘Alvarez’.

E non è tutto. Qualcun altro ha anche fatto notare a Vespa che Montecarlo è una località in provincia di Lucca mentre quando si parla della capitale del Principato di Monaco il nome corretto è Monte Carlo.

“Perché un italiano dovrebbe tifare per lui – si è domandato l’abruzzese -? Parla tedesco (giusto, è la sua lingua madre), risiede a Montecarlo, si rifiuta di giocare per la nazionale. Onore ad Alvarez che gioca la coppa Davis con la sua Spagna”.

Gli errori di Vespa (soprattutto quello legato al cognome del fuoriclasse iberico) hanno dato la stura a una serie di critiche, che si sono aggiunte a quelle per il concetto che ha voluto esprimere dopo il rifiuto dell’altoatesino: come noto il numero 2 al mondo ha deciso di non partecipare alla Final-8 di Coppa Davis che si disputerà a Bologna a novembre. (Sportal.it – Storia di Ernesto Villa)

Nei giorni scorsi mi ha colpito la notizia del premio riservato a Jannik Sinner, noto tennista, quale vincita in un importante torneo tenuto in Arabia Saudita: 7,5 milioni di dollari. Scambiando le impressioni con una persona amica ho azzardato un sincero commento: “Io non lo invidio, ma lo compiango…”. Non disprezzo infatti la ricchezza, ma ne condanno l’egoistico accumulo e soprattutto il modo assurdo di accaparrarsela. Spero che lo sportivo in questione ne faccia buon uso, anche se sarà molto difficile, per lui come per tutti, uscire dalla logica del dio-danaro.

Non ho potuto poi evitare di mettere in connessione questa vincita da capogiro con il forfait dello stesso campione di tennis rispetto alla prossima disputa della Coppa Davis. Non ho trovato altra spiegazione se non la scelta di privilegiare carriera e denaro rispetto al valore sportivo delle competizioni.

Conclusione: Sinner, da professionista del tennis, fa i suoi interessi e li colloca prima delle scelte di carattere agonistico e sportivo, finanche quelle in rappresentanza dell’Italia.

Non faccio della retorica perché lo sport ha perduto ogni e qualsiasi parvenza di significato olimpico: l’importante non è partecipare ma guadagnare.  Ciononostante la combinazione fra le notizie di cui sopra mi ha irritato. Pazienza! Ci sono problemi molto più gravi anche se la perdita dei valori sportivi non aiuta a risolverli.

Che però la predica venga dal pulpito vespiano è decisamente inaccettabile e ridicolo: il personaggio più emblematico dell’opportunismo giornalistico che fa le pulci al comportamento opportunistico di uno sportivo.  La gaffe principale non è certo quella di confondere Monte Carlo con Montecarlo e/o di sbagliare il nome di Alcaraz, ma quella di ergersi a moralista della racchetta, lui pennivendolo di primissima specie.

Evidentemente tra opportunisti non ci si intende, o meglio, tra di essi è aperta una penosa gara a chi la fa più grossa. Non mi sento di considerare quella di Sinner una pagliuzza, ma sarebbe comunque opportuno che Bruno Vespa togliesse dall’occhio la propria trave prima di dedicarsi alle travi altrui.