Le “gite” ad Auschwitz di Roccella e la giusta indignazione di Liliana Segre. Quando ieri ho sentito la dichiarazione della ministra Eugenia Roccella sui viaggi della memoria delle scuole ad Auschwitz mi sono interrogata su come trovare le parole giuste per commentarla. Poi mi è venuta in soccorso la senatrice a vita Liliana Segre: “Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito “gite” i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo. Quale sarebbe la colpa?”, ha chiesto la senatrice. Per poi concludere con una frase durissima e sacrosanta: “La memoria della verità storica fa male solo a chi conserva scheletri negli armadi”. (“La Stampa” – Francesca Schianchi)
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“Ringraziamo il popolo italiano per la solidarietà col popolo palestinese e per le manifestazioni, non il governo italiano. Non ci strumentalizzate”. Con un video su Instagram il Gaza skate team replica ad Antonio Tajani che aveva ricondiviso un loro video affermando che si trattava di un segno di riconoscenza al governo per quello che aveva fatto per Gaza. Si tratta del video nel quale un bambino palestinese, in braccio a un altro ragazzo sui roller, sventola la bandiera palestinese accanto a quella italiana. A postarlo sono stati proprio i ragazzi del team di Gaza City.
“Abbiamo già condiviso video di ringraziamento ai nostri amici italiani e ai loro connazionali per la loro solidarietà. Tuttavia, è un peccato che alcuni stiano utilizzando i nostri video in un contesto diverso”, scrive il profilo gaza_skate_team. “Questo messaggio è per il ministro Antonio Tajani che pensava che quella bandiera italiana fosse per ringraziare il governo, di cosa poi? Del suo ruolo attivo nel supporto del genocidio nei confronti della popolazione di Gaza? Ovviamente il @gaza_skate_team ringrazia gli italiani che hanno protestato e scioperato in solidarietà con la Palestina”, sottolineano dal profilo gazafreestylefestival. (“Il Fatto Quotidiano)
É il caso di dire che una gaffe tira l’altra. In realtà non sono gaffes, sono dichiarazioni politiche false e strumentali. La prima, quella di Eugenia Roccella è ideologica, la seconda, quella di Tajani è opportunistica.
Se anche l’unico obiettivo dei viaggi studenteschi ad Auschwitz fosse l’incentivazione dell’antifascismo, sarebbero comunque da considerare lodevoli ed opportuni; a maggior ragione se volessero dimostrare che fascismo e sterminio degli ebrei furono in collegamento ideologico e politico. Se poi avessero la conseguenza di fomentare antisemitismo, a questo ci ha già pensato la dissennata politica del governo israeliano con tanto di genocidio palestinese. Roccella dimostra di essere una cattolica del piffero in prestito ad un governo del cazzo.
Tajani non manca occasione per sfoderare un penoso protagonismo per distinguersi dagli scomodi alleati di governo. La politica estera italiana non è mai stata così insulsa ed insignificante come da quando c’è lui alla Farnesina. Adesso vuole appropriarsi di meriti per l’appoggio alla causa palestinese. Ma questo signore crede che Berlusconi possa ancora funzionare da specchietto per le allodole?
Vorrei capire cosa ne pensano gli italiani. Molto semplice: non pensano! O meglio, non votano e, se votano, lo fanno prevalentemente col sedere.
L’immagine del governo tuttavia non ne esce bene. Giorgia Meloni forse ha da preoccuparsi di una simile compagnia di giro: si è ormai abituata e può comunque consolarsi a livello internazionale (è quel che sta facendo da quando è premier).
Vertice Sharm, Trump a Meloni: “Lei è bellissima, non se la prende se lo dico vero?”. “Abbiamo qui una giovane donna. Non mi sarebbe permesso dirlo – negli Stati Uniti, di solito, è la fine della carriera se lo fai – ma correrò il rischio: è una donna giovane e bellissima. Voleva essere qui, è incredibile. In Italia è una politica di grande successo. Non le dispiace se dico che sei bellissima? Perché lo sei davvero”. Così il presidente americano Donald Trump, rivolgendosi alla premier italiana Giorgia Meloni a margine del summit sulla pace in Medio Oriente.
Questo, di per sé innocuo e futile, siparietto la dice molto lunga sul piano del discorso politico, ridotto ai brandelli di una falsa e penosa umanità. Giorgia Meloni si sarà sicuramente sentita lusingata, fingendo di non capire che lo spazio politico che Trump concede ai suoi interlocutori è questo: i complimenti a Netanyahu per l’efficienza con cui sbatte fuori dalla Knesset una persona dissenziente (lo si è visto fare recentemente in Cina); i complimenti ad Al Sisi per la sua battaglia alla criminalità (omicidio Regeni permettendo); i complimenti a Giorgia Meloni per la sua avvenenza fisica (non è il caso di metterla in discussione per obbligatoria galanteria). Un tempo si sarebbero chiamate gaffes, oggi sono genialate trumpiane.
Agli albori della campagna elettorale statunitense, quando sembrava profilarsi lo scontro fra Biden e Trump, il noto giornalista Federico Rampini affermò come si stesse per assistere alla battaglia fra un deficiente e un delinquente. Sappiamo come andò a finire: ha vinto un delinquente che è anche un deficiente.
Mia zia Carina (di nome e di fatto), rientrando a casa dopo un breve giretto in centro per un caffè da Otello (storico bar di piazza Garibaldi), millantava con sua madre (mia nonna) i complimenti ricevuti: «Sät mama chi m’an dìtt cä son ‘na béla dònna…». Al che mia nonna, donna molto austera al limite della scontrosità, rispondeva causticamente: «T’ani dìtt ànca cat si ‘na stuppida?».
Ho sempre odiato il gossip ritenendolo un divertimento innocuo per cittadini scemi. Ebbene devo ricredermi: per liberarmi dalla pena governativa italiana e dall’asfissiante morsa trumpiana serve anche quello.