Un ticket di inquietante successo

La presentazione dei palinsesti Mediaset si è trasformata, per molti osservatori, in un segnale politico. Pier Silvio Berlusconi ha lanciato messaggi che vanno oltre il mondo televisivo, lasciando intravedere ipotesi di futuro per il centrodestra e per Forza Italia.

Durante il suo intervento, Pier Silvio ha parlato di rinnovamento, di “volti e idee nuove”, frenando sullo ius scholae e lodando la premier Giorgia Meloni. Parole che molti hanno letto come una vera e propria investitura, accompagnate dalla prudente apertura all’idea di un futuro impegno politico, forse tra due anni, quando avrà 58 anni: la stessa età con cui il padre Silvio Berlusconi scese in campo nel 1994.

L’ipotesi di una “staffetta” nel centrodestra circola da settimane tra via della Scrofa e i palazzi romani. Secondo alcuni, potrebbe concretizzarsi uno scenario in cui Pier Silvio Berlusconi diventi premier e Giorgia Meloni punti al Quirinale nella partita per il Colle del 2029. Per ora sono solo suggestioni, ma la prospettiva divide: c’è chi sogna una nuova consacrazione del berlusconismo e chi teme una guerra di successione all’interno della coalizione.

All’interno di Forza Italia, l’ipotesi Pier Silvio come “federatore del centro” piace a chi sogna un’alleanza capace di riunire cattolici, moderati e delusi da altre forze come Azione o Italia Viva. Matteo Renzi ha reagito con durezza alle parole di Berlusconi jr, segnale di un possibile timore per un nuovo equilibrio politico.

Per ora si tratta solo di scenari. Ma la suggestione di una staffetta tra Palazzo Chigi e Quirinale ha già acceso il dibattito e alimentato le manovre di lungo periodo nel centrodestra. (msn.com – Baritalia News – Storia di Claudia De Napoli)

Da tempo ho la sensazione che la linea politica di Forza Italia sia dettata da Mediaset e dagli interessi editoriali del gruppo impersonificati in modo molto pragmatico da Pier Silvio Berlusconi. Finora ero però dell’idea che ai Berlusconi non interessasse più di tanto l’assetto politico del Paese, ma si accontentassero di avere sufficienti garanzie per lo svolgimento dei loro affari. Sembra invece che i rapporti attuali all’interno del centro-destra non siano sufficienti e che diventi sempre più necessario un diretto coinvolgimento a livello di governo.

Probabilmente la scarsissima qualità della inaffidabile classe dirigente di riferimento e la complessità della situazione politico-economica consigliano a Pier Silvio Berlusconi di fare una capatina nell’agone politico. Di qui l’ipotesi di una sua discesa in campo, non certo per ricoprire ruoli di contorno ma da protagonista principale.

L’ostacolo sarebbe la presenza piuttosto ingombrante di una Giorgia Meloni, che non sarebbe certamente disponibile a farsi da parte, ragion per cui ecco spuntare l’ipotesi di un ticket piuttosto fantasioso, ma, con le arie che tirano, non troppo. Un modo per fare ordine nel regime: ogni pedina reazionaria al suo posto, un posto per ogni pedina reazionaria.

Certo sarebbe la ciliegiona sulla torta della riforma anti-costituzionale del cosiddetto premierato abbinato ad una compiacente presidenza della Repubblica. Al solo pensarci mi vengono i brividi. Alcuni anni or sono pensavo che l’ipotesi di Meloni presidente del consiglio non avesse possibilità di concretizzarsi per l’ostilità europea: ostacolo ampiamente superato e bypassato con la collocazione meloniana a livello internazionale. Se è passata la Meloni, chi mi dice che non passerà l’abbinata Meloni-Berlusconi? Per Trump sarebbe oro colato, per la Ue sarebbe ancor più facile digerire una destra italiana ammorbidita in salsa neo-berlusconiana. Il Ppe avrebbe un interlocutore interessantissimo, il Parlamento europeo una semplificazione di schieramenti, la Commissione europea troverebbe la certezza di un fedele ed obbediente componente, il Consiglio d’Europa un’Italia perfettamente integrata negli schemi geopolitici correnti.

E gli italiani? Applaudiranno e/o taceranno. A meno che…non trovino il coraggio e la forza di resistere, resistere e resistere. Nel ’68 si gridava: viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung. Di fronte alla prospettiva di cui sopra si sentirebbe la maggioranza silenziosa “gridare a bassa voce”: viva Trump, viva Netanyahu, viva Berlusconi. Dio, come siamo caduti in basso!