La democrazia val bene l’inviolabilità di un Leoncavallo

Dopo che le forze dell’ordine questa mattina hanno eseguito, con l’ufficiale giudiziario, l’ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano, e dopo l’esultanza di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, secondo cui “In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità”, le opposizioni vanno all’attacco e chiedono un analogo trattamento del governo nei confronti del palazzo occupato da Casapound. Si tratta in questo caso di un palazzo di proprietà pubblica, che è stato occupato nel dicembre del 2003 dal movimento di estrema destra.

“Le occupazioni abusive”, ha detto Meloni “sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il Governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti”. Ma per le opposizioni si tratta di un classico problema affrontato con due pesi e due misure.

“La legalità della Meloni? Tutelare i fascisti di Casapound e liberare i libici assassini come Almasri. La presidente invoca il rispetto della legalità per giustificare lo sgombero del Leoncavallo a Milano, ma a Roma, a pochi metri da Termini, Casapound occupa abusivamente da vent’anni un palazzo pubblico senza che nessuno osi intervenire”, si legge in una nota del deputato di Avs Angelo Bonelli. “Se non fosse così paradossale e grave, ci sarebbe da ridere: la legalità a geometria variabile è la cifra di questo Governo. E stiamo parlando della stessa presidente del Consiglio che ha messo a disposizione un volo di Stato per rimpatriare un assassino come Almasri e che, dopo aver mentito agli italiani, è stata costretta ad ammettere di aver condiviso quella scelta. Il governo Meloni non difende la legalità, ma l’ipocrisia e i due pesi e due misure”, ha aggiunto il deputato.

Gli fa eco il segretario di Più Europa Riccardo Magi: “Lo sgombero del Leoncavallo è una pura operazione di facciata di Meloni, Piantedosi e Salvini che non risponde a un bisogno di sicurezza ma solo alla propaganda securitaria di questa destra: se davvero tenessero agli immobili occupati, sgombererebbero subito Casapound a Roma. E invece i loro amici sono ancora lì, protetti da questo governo complice”, ha affermato. (da “fanpage.it”)

Alla pur sacrosanta polemica delle opposizioni preferisco l’analisi politica del comportamento di un governo, che, da quando è in carica, una ne fa e cento ne pensa al fine di chiudere spazi all’espressione del dissenso. Questo è il fatto grave: paradossalmente avrei la stessa preoccupazione se fosse stato sgombrato il Casapound e lasciato in pace il Leoncavallo.

So benissimo che nei centri sociali, come in tutte le entità di impegno socio-culturale, può capitare qualche incidente di percorso a livello trasgressivo, ma credo siano rischi che una democrazia non deve temere di correre.

La deriva reazionarie del governo Meloni è sotto gli occhi di tutti, ma in pochi se ne preoccupano. Alla lunga però questi episodi di intolleranza verso il dissenso potrebbero costituire degli autogol, innescando una conflittualità sociale incontrollabile e deleteria.  Reprimi oggi, reprimi domani… Il dissenso deve dare fastidio al potere, altrimenti che dissenso è. Il governo vorrebbe il dissenso all’acqua di rose, un dissenso burocraticamente controllato dai pubblici poteri, una sorta di morbida opposizione a sua maestà.

I partiti di opposizione sono già sufficientemente auto-devitalizzati, i sindacati faticano problematicamente a coprire gli spazi lasciati liberi dai partiti, i centri sociali vengono chiusi d’imperio, gli studenti e i protestanti vengono regolarmente manganellati, le leggi riguardanti la difesa dell’ordine pubblico vengono inasprite, si punta a stravolgere l’assetto istituzionale: questa è la situazione politica dell’Italia.

Se non è neo-fascismo strisciante questo… Qualcuno sostiene che i veri problemi non sono questi. E quali sono? Se la democrazia va in cantina o in soffitta, la società si tiene i problemi o si illude di risolverli, che è poi la stessa cosa.