Valori no, interessi forse, ricatti sì

Ecco come funziona veramente la geopolitica. C’è una lezione canadese che vale un po per tutti noi. Dunque, Mark Carney, il premier canadese, era stato presentato come il leader della riscossa nazionale contro Donald Trump, contro le offese e le arroganze, le minacce del vicino di casa grosso e prepotente. Mark Carney, in realtà ha appena fatto una spettacolare retromarcia. Aveva annunciato una tassa digitale che di fatto era una tassa sui giganti di Big Tech americani, perché quelli dominano il settore digitale.

Trump aveva minacciato, come ritorsione, di cancellare l’accordo sul commercio bilaterale e Carney, il premier canadese, ha fatto subito marcia indietro. Ha rinunciato alla tassa digitale. Si può interpretare questo episodio come un ennesimo caso di cedimento di fronte alla legge del più forte, di fronte all’arroganza, alla prepotenza. Ma in realtà è una lezione di come funziona veramente la geopolitica, dove contano i rapporti di forza e più della buona morale o dei buoni sentimenti.

Questo va anche a giustificare, tra l’altro, il comportamento dell’Unione Europea in questa fase delle trattative commerciali con Washington. Molto pragmatico, molto prudente. Ogni tanto delude certi commentatori che vorrebbero un’Unione europea più battagliera, più cattiva nei confronti degli Stati Uniti. Ma le regole del gioco sono quelle da sempre. Nel caso Stati Uniti, Canada il comportamento è stato molto logico da ambo le parti.

Donald Trump è stato eletto per difendere gli interessi degli Stati Uniti. In questo caso ha difeso gli interessi dell’industria nazionale contro una tassa che sarebbe stata punitiva. Carney è stato eletto anche lui per difendere gli interessi canadesi e, naturalmente, soppesando i vantaggi che ricavava dalla tassa digitale, gli svantaggi, i costi, i danni da una rottura dell’accordo commerciale con gli Stati Uniti ha preferito rinunciare alla tassa digitale.
Così funziona il mondo, che ci piaccia o no. (Federico Rampini / CorriereTv)

Ci sono tre modi per impostare i rapporti fra gli Stati: basarsi sui valori provenienti da comuni visioni democratiche, mettere meramente in gioco gli interessi reciproci, far prevalere la potenza a livello di veri e propri ricatti. In questa fase storica se i valori non contano una cicca frusta, persino gli interessi non vengono discussi e confrontati per arrivare a soluzioni di compromesso; si va dritti all’applicazione del criterio della bilancia, quella dell’episodio in cui il capo gallo Brenno, dopo aver sconfitto i Romani e occupato Roma, pretese un riscatto in oro. Durante la pesatura dell’oro, Brenno aggiunse il peso della sua spada, esclamando “Vae victis!” (Guai ai vinti!). Questo episodio, narrato da Tito Livio, simboleggia la sconfitta romana e la crudeltà della vittoria gallica.

E ci dovremmo rassegnare, più cinicamente che pragmaticamente, ad un simile funzionamento della geopolitica? Contro la forza la ragione non vale? Non c’è spazio per la discussione, per il dialogo, per il confronto: tutto viene risolto in base alla legge del più forte. È la fine della politica che dovrebbe tenere conto della forza delle idee: nella deriva populista vince e decide tutto chi ha più voti (non importa come raccolti e come pesati), le istituzioni democratiche diventano una mera pantomima, il popolo si illude di decidere mentre in realtà consegna soltanto una delega in bianco; nell’impostazione sovranista ogni Stato si chiude a riccio e si illude di contare qualcosa mentre in realtà subisce i diktat del più forte.

Queste sono le scorciatoie anti-democratiche che vanno sempre più di moda. L’Europa, in questo desolante quadro. dovrebbe inchinarsi a questa imprescindibile logica, abbandonando ogni e qualsiasi intento di comune difesa dei valori e finanche degli interessi per ripiegare sulla difesa armata quale unica modalità per non arrendersi allo strapotere (certo) economico statunitense e a quello (ipotetico) militare russo?

L’Inghilterra ha scelto di andare per la tangente, la Germania mette in campo la sua residua forza economica, la Francia accarezza i soliti sogni di grandeur, l’Italia fa l’Italia e dà un colpo al cerchio europeo e un colpo alla botte americana, i Paesi dell’Est europeo hanno munto ben bene la vacca e ora giocano in modo piuttosto sporco a fare i populisti e i sovranisti scopiazzando un po’ Putin e un po’ Trump.

Mi dispiace per Federico Rampini, ma un mondo che funziona così non mi piace, non lo accetto e spero che prima o poi imploda. Il problema saranno i tempi e i modi dell’implosione. Tempi lunghi in attesa del risveglio delle coscienze e persino dei portafogli. Modi che purtroppo potrebbero consistere in bagni di sangue sempre più invasivi e pervasivi.