Il benaltrismo della rassegnazione

Un ministro fa fermare un treno per rispettare un appuntamento? La moglie di un ministro salta la fila in aeroporto per motivi di sicurezza? Una ministra non si dimette anche se sotto processo per truffa ai danni dell’Inps? Un ministro non si dimette anche se ha combinato un disastro giuridico-diplomatico? Migliaia di persone inneggiano al fascismo in provocatorie sarabande nostalgiche?

Sono tutti episodi di fronte ai quali scatta l’alzata di spalle tra qualunquismo, benaltrismo e rassegnazione. Qualunquismo: sono tutti uguali e quindi… Benaltrismo: esistono problemi ben più grossi e importanti perciò… Rassegnazione: non ci si può fare nulla ragion per cui…

È severamente vietato scandalizzarsi, indignarsi è roba da bigotti, protestare è tempo perso. Questa è la narrazione popolare: il presupposto pseudo-culturale per il disimpegno civico e politico. È inutile aggiungere che tutto ciò rappresenta l’anticamera ideale per lasciar fare tutto alle destre più o meno estremistiche, più o meno reazionarie.

C’è però anche un’analisi più sofisticata e snob: è politicamente inutile insistere sui pericoli del risorgente fascismo, delle derive autoritarie dietro l’angolo, della strisciante fine della politica; è inutile gridare al lupo perché ormai la gente ha imparato a conviverci; è controproducente spaventare l’elettorato ormai avvezzo ad oscillare fra il proprio portafoglio al posto del cuore e la propria pancia al posto del cervello.

Il berlusconismo prima e il trumpismo oggi hanno istituzionalizzato il menefreghismo, capovolgendo lo schema valoriale, per cui è da ammirare il politico che approfitta della sua posizione: non solo lo si accetta, ma in lui ci si immedesima.

In questo senso si è riusciti anche a neutralizzare la magistratura declassandola a istituzione faziosa e fastidiosa. Come sono lontani i tempi del consenso popolare al pool di mani pulite! Anche la Chiesa non riesce ad intercettare l’eventuale malcontento: come diceva Umberto Bossi, i vescovoni facciano il loro mestiere e non rompano le scatole.

Cosa può far saltare questo malefico equilibrio? C’è uno spot televisivo che lascia intendere di poter risolvere vari problemi “andando da Conad”. Chi pensa di andare da Meloni, chi pensa di non andare più a votare, chi pensa di ritornare a qualche puzzone di turno, chi non pensa proprio.

Sommessamente, tutto considerato e per provare a reagire, dopo aver constatato il livello penoso della classe politica, mi sentirei di consigliare: “Ma vai da Draghi!”. Sì, a Canossa dopo averlo mandato a casa qualche anno fa.