Fuga da Alcatrump

Stati Uniti. Trump rinchiude gli immigrati nella gabbia: è l’Alcatraz degli alligatori. La prigione sorge su una remota pista d’atterraggio nel parco nazionale delle Everglades e potrà ospitare fino a 5mila persone. Il presidente degli Usa in visita: «Fantastica». Zanzare, pantere, pitoni, serpenti e coccodrilli. È in una palude a sud di Miami, in Florida, che è stato costruito un nuovo centro di detenzione per migranti irregolari. L’“Alcatraz degli alligatori”, così è stata soprannominata la struttura, potrà ospitare fino a 5mila persone. A inaugurarla, ieri, è stato il presidente Donald Trump che è riuscito a fare dell’ironia sullo scenario che attende gli “ospiti”: «Se volessero evadere, dovrebbero imparare a correre in questo modo per fuggire agli alligatori – ha sottolineato mimando una traiettoria a zigzag – così le loro chance di sopravvivere aumenterebbero dell’uno per cento». (“Avvenire” – Angela Napoletano)

E io dovrei essere cittadino di un Paese alleato con gli Usa che si lasciano sgovernare da questo incredibile e vomitevole personaggio? Giorno dopo giorno, dopo essermi sentito umiliato come persona umana, arrivo a ipotizzare per l’Italia una posizione geopolitica non allineata a nessuna potenza (persino fuori dall’Europa finché guazza nel pantano trumpiano), a costo di essere isolati politicamente e tagliati fuori da ogni rapporto economico. Meglio soli che male accompagnati!

Sì, perché oltre tutto questo cinico sgovernante americano sta mettendo su una compagnia di merende a livello mondiale con i suoi degni compari Putin, Netanyahu e Xi Jinping. Non è una combriccola molto diversa da quella fra Hitler, Mussolini e Hirohito.

Mi sento stretto in una morsa e rischio di soffocare dal punto di vista etico e politico. Mi chiedo: il mondo è sempre stato così e magari solo ora viene a galla tutto il putridume geopolitico? Finora abbiamo giocato a fare i democratici? Domande atroci!

Mi sento in perfetta sintonia con don Lorenzo Milani che affermava: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati ed oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri».