Parlamento nel pallone e Consulta in superallenamento

È arrivata la sentenza della Corte Costituzionale sui casi di madri intenzionali che ricorrono alla Procreazione medicalmente assistita legittimamente praticata all’estero: possono riconoscere il proprio figlio nato in Italia. Il divieto per i giudici è incostituzionale.

 

La Corte Costituzionale oggi ha anche pubblicato un’altra sentenza, relativa al divieto per le donne single di ricorrere alla Pma in Italia: i giudici hanno stabilito che il divieto non “irragionevole”, ma hanno anche aggiunto che estendere questo diritto alle donne single che vogliono diventare madri in Italia tramite Pma non sarebbe incostituzionale.

 

Suicidio medicalmente assistito: la Corte conferma che il requisito del trattamento di sostegno vitale non è in contrasto con la Costituzione e rinnova i propri appelli al legislatore.
Non è costituzionalmente illegittimo subordinare la non punibilità dell’aiuto al suicidio al requisito che il paziente necessiti, secondo la valutazione medica, di un trattamento di sostegno vitale.

 

Penso di avere una mentalità molto aperta sulle problematiche etiche quali appunto la Procreazione medicalmente assistita e il suicidio medicalmente assistito, ma anche in materia di adozioni da parte delle coppie omosessuali e su tutte le questioni inerenti alle coppie di fatto. Chi mi legge e/o mi conosce me ne può dare ampiamente atto.

Non intendo entrare nel merito di questi temi, mi limito ad una considerazione politico-istituzionale. Mi sembra che l’inerzia parlamentare costringa in un certo senso la Corte Costituzionale a debordare, affrontando di necessità questioni che meriterebbero una seria regolamentazione legislativa.

Invece il Parlamento è teatro di scontri sul piano ideologico e non fa il proprio mestiere di legislatore, nonostante i frequenti inviti provenienti dalla Consulta. Capisco la difficoltà di legiferare in materie così delicate, ma lasciare aperto il campo non è eticamente e costituzionalmente accettabile.

Anche la confusione che ne deriva a livello di interventi regionali dimostra il vuoto legislativo che regna sovrano sulla pelle delle persone.

Quando una regione interviene si grida subito allo scandalo dell’invasione di spazi propri del Parlamento nazionale: invece di gridare sarebbe meglio studiare e lavorare sodo. In fin dei conti il compito del Parlamento è quello di varare buone leggi e non tanto quello di litigare sui massimi sistemi della politica.

Dall’alto della Presidenza della Repubblica e della Corte Costituzionale arrivano forti sollecitazioni a coprire le aree di competenza parlamentare; dal basso delle Regioni arrivano interventi (quasi) di supplenza.

Con licenza parlando, ad esempio, mi fa sorridere il voler contrapporre il diritto alle cure al diritto a chiudere la propria esistenza di malato terminale: una sorta di “paccaterapia” sulle gracili spalle di chi soffre in modo insopportabile.

Ho fatto solo un esempio per chiarire un concetto, quello della necessità di un legislatore che, rispettando i diritti e le volontà delle persone, individui le possibilità legali di scelte adeguate allo status di cittadino.

Non si dovrà quindi più, come disse in una stupenda battuta polemica Pier Luigi Bersani, accettare che a decidere della nostra vita e della nostra morte siano il senatore Gaetano Quagliariello e i politici in ordine sparso, preoccupati solo di compiacere i cattolici dotati di dogmatici paraocchi: infatti personalmente penso di avere il sacrosanto diritto a decidere in proprio, dal momento che la vita è stata donata a me ed io ne devo e ne dovrò rispondere. Ho fatto esperienze tali da convincermi che non solo il testamento biologico sia sacrosanto, ma anche la prospettiva di una seria legislazione in materia di eutanasia non sia da scartare a priori. Non è questione di egoismo o di mancanza di coraggio, ma si tratta di rispetto per la persona e per la sua volontà. Il Parlamento è obbligato costituzionalmente ad operare in tal senso.