«È urgente, direi prioritario, che l’Europa agisca, perché stare fermi non è più un’opzione». È dal summit sull’innovazione Cotec di Coimbra – lo stesso a cui era presente anche Mario Draghi – che Sergio Mattarella lancia un «appello all’azione» ai vertici delle istituzioni europee. Il tema scelto per l’edizione del 2025 è la competitività, parola finita in cima alle priorità di Bruxelles, in particolare dopo i report di Enrico Letta e dello stesso Draghi. «Progredire senza indugi e con efficacia in quest’ambito è largamente considerata condizione indispensabile all’ulteriore approfondimento del progetto d’integrazione continentale, al rilancio strategico dell’Unione Europea e alla preservazione di un’economia prospera per i suoi Stati Membri e i suoi cittadini», ha scandito Mattarella dal palco del summit in Portogallo.
Di fronte a un mondo che cambia sempre più rapidamente, il capo dello Stato invita l’Europa a darsi da fare per non rimanere indietro: «Sarebbe miope guardare all’Unione come a una costruzione nata “sottovuoto”. Al contrario, fin dalle sue origini gli Stati membri hanno prestato attenzione ad adattare l’Unione a un’ambiente politico ed economico in continua evoluzione». Il riferimento, anche se mai citato esplicitamente, è al terremoto politico, diplomatico e commerciale innescato dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Un passaggio delicato, a cui – secondo Mattarella – Bruxelles dovrebbe reagire lavorando «insieme per un’Europa più competitiva, tecnologicamente avanzata e quindi più sicura, capace di ridurre le sue dipendenze strategiche ma senza pregiudicare la tela di fondo di un ordine internazionale fondato sul libero commercio».
Il discorso di Mattarella a Coimbra arriva poco dopo la Turandot di Giacomo Puccini. Un assist perfetto per le parole che avrebbe pronunciato di lì a poco il capo dello Stato. «Poc’anzi abbiamo ascoltato la romanza ‘Nessun dorma’, potrebbe applicarsi alla nostra Unione», ha detto il presidente della Repubblica. Dopodiché, Mattarella ha rivendicato tutto ciò che distingue il modello economico e sociale europeo, soprattutto rispetto a quello americano e cinese. «L’Unione si erge su solide fondamenta: un’economia di mercato aperta alla concorrenza e agli scambi internazionali; un sistema di banche centrali indipendente; un quadro giuridico stabile e affidabile; una concezione di Stato di diritto saldamente ancorata a una convinta tradizione democratica; politiche di redistribuzione attive ispirate al principio di solidarietà. Occorre essere orgogliosi – ha insistito Mattarella – di questa “eccezionalità europea” e progredire su tali presupposti». (da open.online)
Sono tre gli aspetti toccati dal presidente Mattarella, un europeista convinto in mezzo a troppi europeisti di maniera. Il primo punto riguarda la dinamicità del sistema europeo: non si può giocare sempre di rimessa, imprigionarsi in una diplomazia asfittica e inconcludente, credere nell’Europa ma solo un pochettino, fino a mezzogiorno. Non sono ammesse mezze misure!
Il secondo perentorio invito è quello di reagire al mondo e al modo trumpiani non solo e non tanto tatticamente, ma passando al contrattacco, agendo concretamente per un’Europa protagonista che è in gradi di mettere in campo un modello economico e sociale diverso rispetto a quelli degli Usa e della Cina. È inutile piangere sul latte versato da Trump, bisogna salvaguardare il latte europeo. Ogni botte dà il vino che ha, non è il caso di tentare di tagliare il vino democratico con quello sovranista e populista, ne uscirebbe comunque una vomitevole bevanda.
Il terzo discorso riguarda la consapevolezza di essere portatori, come europei, di un modello originale e competitivo, non rinunciando ai nostri principi per opportunismo geopolitico. Non so se all’alba vinceremo, so che avremo contribuito a costruire un mondo decisamente migliore rispetto a quello emergente dal quadro internazionale di questi tristissimi tempi.
Fa benissimo Sergio Mattarella a farci queste flebo europeiste, a lanciare queste sublimi provocazioni: ne abbiamo un bisogno estremo, se non vogliamo sprofondare del tutto in un mondo di egoismo, ingiustizia e guerra. (Dis)armiamoci e partiamo!