Che differenza c’è fra la guerra fredda Usa-Urss e la pace che si sta profilando fra Trump e Putin. Apparentemente sembrano due facce della stessa medaglia o, forse meglio, due medaglie con facce diverse ma molto simili.
Che pace potrà mai sortire da accordi fra due delinquenti che puntano a spartirsi il mondo sulla pelle dell’Ucraina, nell’assordante silenzio imposto alla Ue, facendo peraltro i conti senza l’oste cinese.
La partita a scacchi è cominciata: si stanno muovendo le pedine semplici (lo scambio di prigionieri come iniziali carinerie), ma si intravedono già le mosse ben più importanti (lo scambio di terre e ricchezze ucraine).
Il quadro è cambiato: dell’adesione dell’Ucraina alla Nato nemmeno a parlarne; agli aiuti alla ricostruzione ci pensi la Ue; la stessa adesione ucraina alla Ue sta diventando un fatto secondario, una partitella di consolazione da giocare su un campetto periferico; la Ue viene ricattata a livello delle spese militari Nato oltre che dei dazi commerciali.
Sembra tutto così semplicemente cinico: l’uovo di Trump!
La questione palestinese viene relegata nel campo delle esercitazioni internazionali sotto la vigile supervisione guerrafondaia di Benjamin Netanyahu.
Ci sono però due variabili indipendenti che potrebbero scombussolare la scacchiera su cui stanno giocando Trump e Putin: la strategia cinese e la eventuale ritrovata unione fra i Paesi europei (almeno quelli di maggior peso politico ed economico), che potrebbero paradossalmente allearsi e far saltare il banco degli sbruffoni.
Non credo che Trump abbia la capacità diplomatica di giocare su più tavoli molto impegnativi e decisivi. Xi Jinping non è Zelensky, la Cina non è l’Ucraina, così come, nonostante tutto, Francia-Germania-Spagna (lasciamo stare l’Italia affaccendata a rimanere nell’orbita trumpiana) non sono i servi sciocchi dei padroni russo-americani.
Ho l’impressione che la Cina stia beffardamente a guardare cosa sta succedendo, pronta ad entrare in gioco a gamba tesa non appena gli accordi russo-americani interferiscano con gli spavaldi interessi cinesi.
L’ Europa è un rebus! Saprà trovare un minimo di strategia comune per battere un colpo e farsi sentire? Le mosse potrebbero essere queste: un esercito comune e una politica commerciale comune. In fin dei conti l’Europa, in questo momento storico ha tutto da perdere, e allora deve scommettere sul futuro a tutti i costi.
In conclusione ci sono altri due elementi da considerare: il mondo cattolico sotto la guida di papa Francesco potrà incidere negli equilibri internazionali?
Tom Homan, responsabili per i confini nella nuova amministrazione Trump, ha risposto alle critiche avanzate da Papa Francesco sulla politica di deportazione di massa dei migranti avviata dal presidente degli Stati Uniti, ricordando che il Vaticano ha un muro attorno. Il Papa “ci attacca perché proteggiamo i nostri confini? Ha un muro attorno al Vaticano, giusto? (…) E noi non possiamo avere un muro attorno agli Stati Uniti”, ha detto Homan, citato dal quotidiano “The Hill”. (nova.news)
Assomiglia molto alla famosa battuta staliniana sulle armate del Vaticano.
E poi, negli Usa la gente e soprattutto le istituzioni democratiche sapranno reagire al trumpismo? Al momento sembrerebbe di no. Il tempo però è galantuomo e staremo a vedere.
Mio padre sintetizzava la parabola storica di Benito Mussolini, usando questa colorita immagine: «L’ à pisè cóntra vént…». Intendeva dire che è andato contro tutto e tutti e c’è rimasto dentro. Speriamo che non occorrano vent’anni e una guerra mondiale per sbarazzarsi di Trump.