«Vogliono indagare Arianna Meloni”: il titolo domina la prima pagina del Giornale. E l’allarme, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, ipotizza che un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti sta tramando contro la sorella della premier. Alla guida della segreteria politica di Fratelli d’Italia, Arianna potrebbe essere presto indagata – è l’sos del Giornale – per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo. Provando così a minare la tenuta dell’esecutivo dal fianco più intimo. Dalla masseria pugliese dove le due sorelle sono in vacanza è Giorgia Meloni a intervenire facendo sentire tutta la sua ira. «Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto da Sallusti», dice la presidente del Consiglio, definendolo «gravissimo se fosse vero» e paragonandolo a «uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi». Ossia «un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio – spiega – pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica». Quindi dopo aver «setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina, senza trovare nulla», la «peggior politica» è passata a «mosse squallide e disperate». (dal quotidiano “Avvenire” – redazione romana)
C’è un vecchio proverbio che dice: “Male non fare paura non avere”. Ce n’è un altro che recita: “La prima gallina che canta ha fatto l’uovo”.
Se Arianna Meloni non sta trafficando influenze, non ha nulla da temere e tutto questo can-can non ha alcun fondamento.
“Excusatio non petita, accusatio manifesta” è un proverbio latino di origine medievale. La sua traduzione letterale è “Scusa non richiesta, accusa manifesta”, forma proverbiale in italiano insieme all’equivalente “Chi si scusa si accusa”.
Il senso di questa locuzione è: se non hai niente di cui giustificarti, non scusarti. Affannarsi a giustificare il proprio operato senza che sia richiesto può infatti essere considerato un unico indizio del fatto che si abbia qualcosa da nascondere, anche se si è realmente innocenti.
Una giustificazione non richiesta è un’implicita ammissione di colpa. Il giustificarsi da una colpa, senza la richiesta da parte di nessuno, vuol significare ammettere il torto. E al contrario: se non hai fatto niente di male, non giustificarti.
Nel caso in questione non ci si giustifica, ma addirittura si colpevolizza in anticipo chi eventualmente si potesse permettere di sollevare dubbi e perplessità e/o di avviare indagini, collocandolo nel campo dei complottisti.
Senonché “il vittimismo è la moderna terra promessa dell’assoluzione dalla responsabilità personale (Laura Schlessinger). Tra le forme di manipolazione, il vittimismo è la più subdola e soffocante (Anna_Pensil, Twitter).
Oltre tutto Arianna Meloni non si difende in proprio, ma per interposta persona, vale a dire con l’intervento della sorella premier. Anche questo equivoco sistema induce nella tentazione di pensare che il filo politico di Arianna lo tenga in mano Giorgia: lo chiamano nepotismo…
Collocare propri famigliari o parenti stretti in posti di responsabilità collegabili alla propria funzione politica non è una scelta raccomandabile, ma è mettersi su un terreno scivoloso su cui si può cadere, magari anche per le spinte maliziose di qualcuno. Bisognerebbe evitare accuratamente il rischio più che gridare allo scandalo per eventuali insinuazioni. Invece, siccome la miglior difesa è l’attacco, meglio partire in anticipo con le insinuazioni sulle possibili insinuazioni.
Morale della favola: un gran casino pseudo-garantista che suona più a minaccioso e preventivo assalto che non a rassicurante e tempestiva resistenza.