Trasformismo al buio fitto

Mi sembra opportuno, oserei dire obbligatorio, osservare e valutare le dinamiche politiche in chiave europea, abbandonando una visione meramente nazionale a cui peraltro siamo troppo affezionati. In questo senso è utile ricordare come il maggior partito italiano (FdI) si sia posto alla vigilia delle elezioni europee, lasciando intendere, seppure con un certo cerchiobottismo, la propria preferenza per la costituzione di una maggioranza parlamentare di centro-destra che mettesse in minoranza i socialisti.

Niente di male anche se all’indomani dei risultati elettorali è cominciato il trasformismo: la voglia di inserirsi nei giochi di potere a prescindere dalle promesse elettorali, lasciando aperta la possibilità di svolgere il ruolo di stampella più o meno trasparente per la riedizione della maggioranza parlamentare uscente. Mai coi socialisti! Mai dire mai! Senonché i socialisti non vogliono bere nemmeno un caffè con Fratelli d’Italia: Berlusconi diede del kapò a Martin Schulz, Meloni si presenta accompagnata virtualmente da una patriottica nidiata di fascistoni.

Molti giudicano positivamente questo tatticismo ascrivendolo alla furbizia politica di Giorgia Meloni, senonché queste manovre di stampo andreottiano bisogna saperle fare, altrimenti se ne esce malissimo e magari con un pugno di mosche in mano.  Può darsi che tutto si risolva in un drappello di voti garantiti sottobanco in Parlamento con il contraccambio di un delegato di qualche peso in Commissione: si ipotizza un incarico per Raffaele Fitto.

Gli accordi a tavolino non vanno bene se il tavolino non consente di sedersi al governo italiano: mentre Giorgia Meloni esprimeva in Parlamento queste infantili e isteriche reazioni rispetto alla sua esclusione dai giochi europei di un certo livello, osservavo l’imbarazzo di Antonio Tajani aderente al Ppe protagonista principale al tavolino di cui sopra nonché quello di Matteo Salvini, bellamente scavalcato nei suoi pregiudizi antieuropei. Il governo italiano si presenta infatti politicamente diviso in Europa: un coretto a tre voci che suscita scherno e ilarità.

Staremo a vedere, ma queste figurette italiane in sede Ue non mi vanno a genio, mentre gli italiani bevono tutto senza fare una piega. Ci lamentiamo di una politica fatta di incoerenze e manovre poco trasparenti e poi subiamo o addirittura applaudiamo al pendolarismo meloniano tra Orban e Von der Leyen, ci accontentiamo di uno straccio di delega pesante, che rimane l’unico chicco d’uva raggiungibile dalla volpe Meloni (candidato ideale sarebbe Guido Crosetto con incarico tutto da stabilire).

È questo il protagonismo italiano in sede Ue? È questo il ruolo politico che l’Italia si è conquistata? Posso essere drastico e provocatorio? Tra i giochetti di Giorgia Meloni e i gioconi di Marine Le Pen preferisco i secondi: almeno c’è un po’ di chiarezza. Attenzione a non rimanere figli di nessuno…L’opportunismo va bene fino a un certo punto. Con un debito pubblico enorme che ci pesa addosso, con le “pataglie” sporche che dobbiamo nascondere, con tutti i problemi che abbiamo, non possiamo permetterci di giocare a fare gli europeisti a mezzo servizio. Ne va della credibilità italiana e delle nostre prospettive in seno all’Europa.

Se l’intelligenza politica dei nostri attuali governanti consiste nelle strizzate d’occhio a Ursula e nei baciamano di Orban, siamo messi veramente male. Non consoliamoci con le difficoltà di Macron alle prese con Marine Le Pen. Tutto sommato, invidio i francesi.