Un robot agli Interni

Ho ascoltato con molta attenzione e riletto con altrettanta cura l’intervento alle Camere del ministro Matteo Piantedosi in ordine ai fatti di Pisa vale a dire riguardo all’intervento delle forze dell’ordine durante una manifestazione studentesca sbrigativamente definita pro-Palestina (quasi a volerla sminuire, retrocedendola in partenza a pretestuoso casino piazzaiolo).

Il tono di questa informativa era squisitamente burocratico e non coglieva la sostanza della questione: sono sinceramente stanco di questi ministri con poco cervello tecnico e niente cuore politico. Alla fine sembrava che non fosse successo niente di strano e pensare che le immagini di quell’evento hanno fatto il giro del mondo ed hanno costretto il Capo dello Stato ad intervenire magistralmente per mettere un po’ di cuore nell’ordine pubblico e chiarire come la “pace dei manganelli” non si addica ai rapporti fra Stato e giovani in “sofferto sfogo” politico.

Il ministro dovrebbe spiegare come si fa ad essere d’accordo con Mattarella e non dire nemmeno una parola di attenzione, dialogo e confronto civile verso i giovani che esercitano il loro sacrosanto diritto di protestare. C’è in ballo un concetto a dir poco parziale di ordine pubblico, che non tiene conto del dissenso e del come rispettarlo e contenerlo in limiti democraticamente accettabili e che si limita ad esorcizzarlo in un clima di caccia alle streghe e a reprimerlo in modo burocraticamente violento.

D’altra parte questo governo come prima sua uscita pubblica manganellò gli studenti all’Università La Sapienza di Roma dove alcuni appartenenti ai collettivi studenteschi avevano inscenato una protesta contro il convegno, organizzato da Azione Universitaria (sigla degli studenti di destra) dove erano attesi, tra gli altri, esponenti di Fratelli d’Italia (il deputato Fabio Roscani) e il giornalista Daniele Capezzone. “Fuori i fascisti dalla Sapienza”, lo striscione esposto da alcuni manifestati che volevano accedere all’evento ma sono stati contenuti dalle forze dell’ordine con cariche di alleggerimento. 

“Consideriamo inaccettabile la reazione della polizia”, scrisse allora la Flc Cgil. “I giovani protestavano pacificamente contro una conferenza sul ‘capitalismo buono’. Non tolleriamo mai che il dissenso venga represso con la violenza, e che questo avvenga all’interno dei luoghi della formazione. Chiediamo l’immediato chiarimento dell’accaduto a tutte le istituzioni, in particolare chiamate a fare chiarezza su chi ha autorizzato questo intervento violento”. (da “Il fatto quotidiano” dell’epoca)

Il buon giorno si vede dal mattino! Siamo proprio sicuri che a Pisa non si potesse fare altro che caricare brutalmente i giovanissimi studenti? Non si poteva tenerli sotto controllo a distanza? Non si poteva chiedere preventivamente un urgente incontro con i promotori della manifestazione anche se era stata comunicata in tempi non regolamentari? Non si poteva fare niente? Ho i miei dubbi! Forse vivo poeticamente fuori dalla realtà, ma ritengo che prima di passare alle conclusioni valga la pena sempre e comunque ragionare con la mente e col cuore. Vale anche per i capi del governo, i ministri degli interni, i questori e i capi della polizia.

Oltre tutto questi giovani avevano buonissime ragioni per manifestare in ordine alla sempre più sproporzionata ed aggressiva azione israeliana contro i Palestinesi. Sì, perché bisogna anche tenere conto delle motivazioni delle proteste: un conto è creare casino intorno agli stadi, un conto è protestare contro la guerra. E, guarda caso, con gli ultras del calcio si usa il guanto di velluto, mentre con chi osa mettere in discussione certi equilibri internazionali funzionali alle guerre si adotta il pugno di ferro (addirittura risulta che certi Stati abbiano vietato le manifestazioni contro Israele e a favore della Palestina).

Centinaia di morti, una strage, una parte che accusa l’altra: Hamas che accusa Israele, Israele che accusa la calca, la ressa e che invoca la legittima difesa. Quello che è certo è che centinaia di persone sono morte e molte di più sono rimaste ferite mentre aspettavano la distribuzione di aiuti alimentari a Gaza City. Ci sono anche delle immagini riprese da un drone. Si vedono centinaia di persone che vanno verso il convoglio con gli aiuti e circondano i camion. (dal quotidiano “L’Unità”)

Chiedo scusa ai miei pochi ma buoni lettori: considerando la paradossale strage compiuta contro chi nella striscia di Gaza sta morendo di fame, ho rivisto alla moviola le manganellate di Pisa. Si ammazza chi cerca scompostamente un aiuto umanitario e si manganella chi “scompostamente” grida contro la guerra che affama la gente di Gaza. Due facce della stessa medaglia. Siccome mi sento addosso la responsabilità delle stragi, sempre più bestiali, in Palestina (ci rendiamo conto: i soldati Israeliani sparano contro Palestinesi in coda per un pezzo di pane), siccome respingo sdegnosamente la strumentale accusa di essere pro-Hamas (quella che ignobilmente appioppano ai giovani studenti di Pisa), siccome non accetto le manganellate che spesso puzzano di repressione anti-democratica e dovrebbero essere evitate con estrema cura e sensibilità, siccome sento tanta nostalgia per le manifestazioni di piazza in difesa dei diritti e della pace, contro le ingiustizie e le povertà, non posso che scrivere e gridare (se ne avrò la pubblica occasione) “scompostamente” la mia più forte indignazione etica, la più ferma opposizione politica e la incontenibile vergogna per chi ci sta (s)governando in modo sostanzialmente autoritario.