Le convergenze dei razzismi paralleli

In questi giorni di convulse e disperate trattative per uscire, almeno temporaneamente, dal tunnel del conflitto tra Hamas e Israele, davanti alla inaccettabile intransigenza del premier Netanyahu, alla sua dichiarata volontà di andare fino in fondo in una operazione di pulizia che ormai assomiglia sempre più ad un crimine di guerra, mi sono chiesto come sia possibile che un governante metta in scacco il mondo intero tenendolo fuori dalla porta del suo ufficio, facendogli fare anticamera, rifiutando ogni e qualsiasi proposta di mediazione.

Come è possibile che Netanyahu prenda letteralmente per i fondelli Joe Biden e il suo segretario di Stato Blinken, rifiutando ogni ragionevole accordo che cerchi di salvare capre e cavoli? Come è possibile che Netanyahu irrida all’Onu e arrivi persino a vietare l’ingresso alla sua relatrice speciale per le violazioni dei diritti umani commessi nei Territori palestinesi occupati? Come è possibile che Netanyahu non prenda minimamente in considerazione i pur deboli inviti europei alla ragionevolezza? Come è possibile che Netanyahu dribbli in scioltezza, come birilli faziosi e strumentali, le indagini prospettate dalla Corte penale internazionale su eventuali crimini di guerra da parte israeliana?

Come è possibile che Netanyahu possa fregarsene altamente della pur dura opposizione politica e popolare interna ad Israele? Come è possibile che Netanyahu non ascolti le angoscianti lamentele dei famigliari degli ostaggi detenuti da Hamas? Come è possibile che Netanyahu non comprenda di buttare indirettamente fango sulla Shoah, avvalorando la terribile tesi dei torturati che diventano torturatori, finendo col dare fiato al risorgente e comunque ingiustificabile antisemitismo?

Lo fa per una disperata difesa della sua debole e compromessa posizione, trascinando così lo Stato di Israele in una deriva bellica mondiale ed infinita senza vie d’uscita, innescando una tensione con l’intero mondo arabo e portando tutti ad una disastrosa crisi globale? Lo fa in base alla consapevolezza di avere in mano formidabili armi di ricatto verso gli Usa e l’Occidente intero? Lo fa sicuro della propria forza economica e militare? Lo fa perché si sente al coperto garantito dai capi religiosi ebrei che lo appoggiano in una politica che di rispetto religioso non ha proprio nulla? Lo fa perché conta sull’omertoso silenzio di troppi soggetti che non se la sentono di condannare Israele in quanto storica vittima che finalmente ha il coraggio di alzare la testa? Lo fa perché ritiene che le atrocità del terrorismo di Hamas possano giustificare terribili ritorsioni e vendette la cui misura sia lasciata alle decisioni dell’aggredito?

Le sto pensando e valutando tutte. Non riesco a trovare spiegazioni plausibili e motivazioni accettabili. Conversando al riguardo con un carissimo amico, è uscita una risposta così profonda e così globale da mettere i brividi: la decadenza etica a livello personale, nazionale, internazionale, è tale da giustificare tutto e tutti in un crescendo rossiniano verso la catastrofe mondiale. In questo folle contesto aggressori ed aggrediti si rubano la parte; i terrorismi diventano movimenti da mettere in corrispondenza biunivoca; le diplomazie diventano inaccettabili interferenze; gli amici dei miei amici diventano miei nemici; le religioni fanno da supporto alla violenza (mal)intesa come difesa dei propri diritti; la guerra è bella perché è varia; l’antisemitismo e l’antisionismo sono variabili indipendenti e diventano alibi da strumentalizzare e non dottrine da rifiutare ed eliminare.

C’è un po’ di verità in questa catastrofica analisi, che non ci esime dal fare ogni sforzo per ripartire dalla difesa dei deboli e degli inermi, mettendo in secondo piano gli ormai impossibili equilibri internazionali basati sul peso delle forze contrapposte. Gli equilibri sono da ricercare paradossalmente tra le debolezze e le fragilità.

Cosa voglio dire? Che non ci sto a considerare la morte dei bambini palestinesi come contrappasso rispetto alle violenze di Hamas, così come non posso accettare che l’attacco terroristico ad Israele sia il contrappasso rispetto ai soprusi patiti storicamente dai palestinesi.  O usciamo da questi perfidi schemi o siamo tutti spacciati e irretiti nella logica di un olocausto coordinato e continuativo.