La pilatesca rivoluzione schleiniana

Non penso di essere l’unico che aspetta il partito democratico al varco. E quale più importante varco della posizione politica da assumere in ordine alla questione israelo-palestinese e alla guerra di reciproca e paradossale invasione tra Hamas e Israele (invasione aggressiva e brutale dei terroristi di Hamas e invasione difensiva ma altrettanto brutale di Israele).

Ho inteso volutamente distinguere tra questione dei rapporti tra palestinesi e mondo arabo da un lato e Israele e mondo occidentale dall’altro rispetto alla contingenza bellica recentemente scatenata, che peraltro, in un certo senso, non è che la conseguenza della questione sempre aperta e che affonda le sue radici, come ha detto il segretario generale dell’Onu, in un passato di errori ed omissioni clamorose da tutte le parti.

Ebbene il partito democratico, nella sua segretaria Elly Schlein e nei suoi esponenti che ho avuto modo di ascoltare o leggere, si sta limitando a prendere posizione sul conflitto con l’ovvia condanna dell’attacco di Hamas e dei suoi sostenitori e con l’altrettanto ovvia richiesta di cessate il fuoco o di tregua umanitaria come dir si voglia. É pur vero che qualcuno non arriva a tanto, ma ciò non toglie che sia il “minimo sindacale” da spendere. Forse è più ficcante Joe Biden di Elly Schlein: il primo almeno ha aperto un fronte autocritico, mentre la seconda rimane appiattita su una sorta di status quo ante. Forse si muove con più coraggio Giuseppe Conte che aderisce a certe larghe e coinvolgenti manifestazioni popolari urticanti rispetto alla melassa filo-israeliana.

I problemi covano sotto la cenere da quel dì e non si può far finta che Hamas arrivi da Marte per abbattere lo Stato di Israele. La storia va letta, interpretata e vissuta, uscendo dalla retorica contingente della pur sacrosanta condanna sic et simpliciter dell’aggressione e dell’antisemitismo, abbandonando cioè un approccio accomodante per rischiare un atteggiamento critico ai limiti del pacifismo.

Un po’ di coraggio (sissignori anche di spregiudicatezza) non guasterebbe ad una forza di sinistra, che peraltro rischia di dimenticare o addirittura tradire la propria storia di apertura al mondo palestinese ed arabo, patrimonio della cultura e della politica di democrazia cristiana, partito comunista e partito socialista.

La storia ha un passato, un presente e un futuro. Non ci si può limitare ad uno dei tre passaggi obbligati. Perché siamo arrivati a questo punto? Come si esce dal pantano bellico in cui si sta sprofondando? A quale scenario internazionale e pacifico si può puntare?

Come se si avesse paura di cadere in una sorta di pacifismo imbelle o se si avesse la subdola volontà di delegare agli Usa il dipanamento della matassa aggrovigliata.  Il discorso del pacifismo è molto complesso, ma non se ne deve sottovalutare la portata storica e prospettica. Pensare che il mondo possa ancora essere guidato dalle superpotenze è roba da antiquariato della politica.

Non c’è iniziativa da parte del PD e se c’è risulta comunque tardiva e sfuggente.  In sede di presentazione di una manifestazione di piazza tematicamente onnicomprensiva Elly Schlein ha fumosamente dichiarato: «L’aumento dell’antisemitismo è estremamente preoccupante e va contrastato in ogni sua odiosa forma. È come se la storia non ci avesse insegnato nulla. E bisogna contrastare culturalmente chi soffia sull’idea di uno scontro di civiltà, dietro cui spesso si cela l’islamofobia. Serve invece riprendere il filo del dialogo interreligioso, educare alle differenze sin dalle scuole e rilanciare il percorso di pace verso i due popoli e due Stati che devono esistere in pace e in sicurezza, sapendo che uno esiste già e l’altro va ancora pienamente riconosciuto». Putost che nient è mej putost?

Si nota soprattutto qualche stucchevole puntata polemica verso la destra (sappiamo che da destra non può venire niente se non un auspicio velleitario alla pace senza giustizia). Assordante silenzio storico-culturale e omertoso posizionamento politico-internazionale. E questo sarebbe il movimentismo con cui Elly Schlein vorrebbe rivoluzionare il PD? Ma fatemi il piacere…