La “crosettatura” dei magistrati

«L’unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria. A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese, mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee…». (da un’intervista rilasciata dal ministro Crosetto al “Corriere della sera”)

«È fuorviante la rappresentazione di una magistratura che rema contro e che possa farsi opposizione politico-partitica». Lo ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, riferendosi alle dichiarazioni di Guido Crosetto nell’intervista al Corriere della sera, in cui il ministro evoca il fatto che un pezzo di toghe stia lavorando contro il governo. Il commento di Santalucia arriva durante l’assemblea degli iscritti dell’Associazione nazionale magistrati, in svolgimento in Cassazione. (sempre dal “Corriere della sera”)

Le reazioni a questo improvviso cortocircuito sono state numerose a livello politico e mediatico. Che il governo Meloni stia “inimicizzando” tutti i potenziali avversari è cosa sotto gli occhi di tutti ed è oltretutto roba vecchia come il cucco. Quindi in un certo senso tutto si potrebbe spiegare annoverando una parte della magistratura fra i nemici immaginari contro cui Giorgia Meloni e c. scaricano le tensioni e le difficoltà del governo: saremmo a metà strada fra il vittimismo e la difesa a vanvera.

Esistono però alcuni elementi piuttosto inquietanti in questo ipotetico scontro tra governo e magistratura. Innanzitutto chi ha acceso la miccia (non credo involontariamente) è forse il ministro più equilibrato e serio proprio a livello istituzionale al punto che qualcuno ha ritenuto che Guido Crosetto abbia un certo qual filo di collegamento col Quirinale (vedi vicenda del generale in libera uscita editoriale). Ragion per cui non può trattarsi tout court della solita boutade barricadera della destra estrema. Crosetto inoltre è personaggio molto vicino a Giorgia Meloni e non penso che abbia inteso spiazzare il capo del governo con un’uscita estemporanea (come spesso fa Matteo Salvini).

Tuttavia come può un ministro della difesa scatenare un simile putiferio sulla base dei “si dice” o di “racconti non meglio precisati”. Roba da matti! Anche i ministri possono impazzire magari per avere maggiore visibilità a livello mediatico. Non mi sembra il caso di Guido Crosetto.

E allora? Le possibilità sono due: o il ministro ha in mano elementi che suffragano questa deriva anti-governativa di parte dei magistrati, nel qual caso deve riferire non tanto al Corriere della sera, ma agli organi istituzionali competenti (magistratura inquirente, parlamento, presidenza della Repubblica), oppure si sta berlusconizzando e ripercorrendo la trama del conflitto tra il cavaliere e i magistrati.

A quale scopo Crosetto lancerebbe preventivamente il guanto di sfida alla magistratura? Si può solo immaginare: probabilmente per giocare d’anticipo? Non voglio pensar male, ma lui stesso mi induce in irresistibile tentazione.

Mio padre una volta si piegò alle insistenze di mia madre e portò a casa una damigiana di vino da imbottigliare. Lo aiutai maldestramente nelle operazioni. Ogni tanto capitava di avere a che fare con una bottiglia che non ne voleva sapere di essere tappata o meglio a un tappo che non voleva entrare nel collo di bottiglia e opponeva resistenza, costringendoci ad un supplemento di sforzo per riuscire nell’intento. Fui sorpreso dalla battuta con cui accompagnava lo sforzo stesso: «Maledètt ti e chi a t’ cavrà», diceva tra i denti rivolto al tappo in questione.  Mi stupii, perché non era solito imprecare a vanvera e gli chiesi il perché di questo sfogo. Mi spiegò che aveva imparato da suo padre a premunirsi dalla maledizione di chi avrebbe stappato la bottiglia e che presumibilmente avrebbe esclamato: «Maledètt ti e chi a t’ gh’à miss».

Imbottigliamenti e spericolate preventive autodifese a parte, entrambe le suddette ipotesi sono gravissime e imporrebbero chiarezza al fine di evitare un devastante conflitto tra poteri costituzionali. Non sono un ammiratore ante litteram della Magistratura italiana, di cui vedo limiti e difetti. Di qui a sparare a zero (a salve o a palle incatenate non cambia granché) contro la magistratura e sue presunte invadenze politiche e manovre antigovernative ci passa molta strada.

Probabilmente si parla troppo e le chiacchiere in libertà da entrambe le parti non fanno bene alle istituzioni. Certo al momento c’è una certa differenza fra dichiarazioni rilasciate ad un autorevolissimo quotidiano da parte di un ministro e presunte affermazioni intervenute in riunioni di corrente a livello di magistratura.

Un po’ più di senso di responsabilità tuttavia non guasterebbe. Che il governo, ammesso e non concesso che ne sia capace, cerchi di fare una seria riforma della giustizia (glielo chiede anche la UE), mentre in realtà sembra brancolare nel buio. Che i magistrati tengano un comportamento ineccepibile sul piano costituzionale e non si lascino minimamente trascinare nella bagarre politica. Che i media la smettano di soffiare sul fuoco delle polemiche e diano un contributo critico serio sui temi all’attenzione del governo, nel merito degli stessi e su come vengono affrontati, nonché sul funzionamento della magistratura.

Buttarla in caciara politica ed istituzionale è pericolosissimo. Forse sarebbe il caso che Sergio Mattarella intervenisse. Forse lo starà già facendo sotto traccia. Gradirei che, pur con la sua ammirevole prudenza e sapienza e nei limiti dei suoi poteri, battesse un colpo pubblicamente.