La furbetta della politichina

Perché Giorgia Meloni ha alzato i toni polemici versi l’Unione Europea, prendendosela con Paolo Gentiloni, reo di non rappresentare convintamente gli interessi italiani e mettendo nel mirino addirittura Ursula Von der Leyen, che verrà sostenuta per la conferma solo se aiuterà l’Italia?

La dietrologia risponde che Meloni attacca Gentiloni in quanto lo vede come probabile candidato premier del centro-sinistra alle prossime elezioni politiche. I baci e abbracci con Ursula diventerebbero invece un ricattino in vista delle prossime elezioni europee.

Probabilmente visto il rapido declino della prospettiva di un cambio di maggioranza a livello europeo, da grande coalizione ad alleanza popolari-conservatori-destre varie, non resta che tornare al vecchio mai tramontato scetticismo antieuropeo rispolverato in chiave velleitariamente nazionalistica e autarchica.

Moliti nemici molto onore! La debolezza politica cerca sempre un impossibile riscatto, attaccando disperatamente e anticipatamente ogni e qualsiasi competitor. Il presidente Mattarella ha capito da tempo questa pericolosa antifona e intona ben altri inni e canti a livello internazionale.

Giorgia Meloni gira il mondo come una trottola senza avere in testa un disegno strategico, ma solo per vivacchiare e galleggiare: un colpo al cerchio cinese e uno alla botte russa, una strizzata d’occhio agli Usa e un’abbaiata verso la Ue, un sorriso smagliante verso Kiev e i sovranisti vari ed eventuali e un amaro pianto verso l’establishment europeo.

Il nostro premier sta portando acqua al mulino del disordine mondiale, improntato al miope perseguimento dei propri interessi senza alzare lo sguardo al di sopra delle proprie immediate convenienze. Questa sadica impostazione dei rapporti internazionali è inaccettabile per tutti, ma diventa addirittura masochistica per Paesi economicamente deboli come l’Italia, che avrebbero bisogno di aiuto e comprensione.

Cosa sta invece succedendo? Il governo italiano alle prese con un risicatissimo bilancio fa quello che le scienze economiche prevedono paradossalmente per le aziende sull’orlo del fallimento: gioca a comprimere gli sprechi (leggi reddito di cittadinanza e tagli ai poveri diavoli) e spreca risorse senza costrutto (leggi sostegno agli evasori e ai propri sponsor elettorali). E poi dà la colpa alle banche (ad attaccarle non si sbaglia mai – leggi tassa sugli extraprofitti), ai concorrenti (leggi partner europei), alle regole di mercato (leggi patto di stabilità e Pnrr).

Paolo Gentiloni ha risposto alle accuse lanciate da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani con una battuta distensiva, che è anche un avvertimento. “Non voglio partecipare a polemiche che danneggiano l’Italia”, ha detto il commissario all’Economia, dopo aver presentato le previsioni economiche estive. Il taglio delle stime di crescita per l’Italia è una ragione in più per evitare futili scontri. L’invito di Gentiloni è a tornare a fare gioco di squadra per il bene del paese. (Dal quotidiano “Il Foglio” – David Carretta)

Ursula Von der Leyen non ha reagito, probabilmente avrà scosso il capo non riuscendo a capire dove voglia parare Giorgia Meloni. Macron e Scholz si staranno preparando ad un amaro sorrisetto di compatimento. Mario Draghi ha battuto un colpo con parole di alto livello economico e politico. Sergio Mattarella continua a fare supplenza e a salvare il salvabile (fino a quando?). Matteo Salvini mostra i denti leghisti. Antonio Tajani non ha più nemmeno gli occhi per piangere la morte di Berlusconi. Giancarlo Giorgetti fa il pesce in barile in attesa di tempi migliori. Matteo Renzi fa lo stratega senza strategia. Elly Schlein minaccia sfracelli di piazza senza piazza. Gli italiani stanno a guardare.