Un acuto non fa il belcanto

In questi giorni sono riandato con la mente a Roma, all’EUR, ai lavori di un lontano congresso della Democrazia Cristiana a cui avevo assistito come semplice ma interessatissimo invitato. Durante l’intervento dell’allora ministro del Tesoro, Emilio Colombo, si alzò un isolato, ma forte e netto, attacco verbale all’azzimato esponente democristiano ed al suo intervento lungo e tecnicamente pesante: «Te lo ha scritto Carli?», gli chiesero provocatoriamente. Guido Carli era all’epoca il potente governatore della Banca d’Italia. Scaramucce che segnavano la vivacità ma anche la profondità del dibattito. Allora come ora ci si chiedeva se l’economia dovesse essere indirizzata dal potere delle banche o dalla politica governativa.

Il prelievo fiscale, deciso dal governo sugli extra-profitti delle banche conseguenti alla politica del rialzo dei tassi varata dalla Bce, ha scatenato una polemica per certi versi ingiustificata. Sicuramente l’intervento rientra in una politica portata avanti a casaccio, dando colpi a destra e manca senza un disegno credibile ed organico, certamente più orientato a picchiare sui poveri che non a penalizzare i ricchi: la sostanziale cancellazione del reddito di cittadinanza, le direttive della riforma fiscale, i piaceri elargiti  alle corporazioni di riferimento elettorale, le contrarietà all’introduzione del salario minimo sono tutti segnali che vanno in direzione dell’ingiustizia sociale camuffata da rigore nei conti pubblici peraltro sempre più in rosso.

La tassazione dei profitti bancari, a prima vista, sembra più un demagogico specchietto per le allodole che un vero e proprio intento di riequilibrio fiscale. I mercati finanziari hanno reagito come lumache toccate nel vivo della loro economia fatta di manovre speculative e poco più. L’opposizione politica è stata presa in contropiede e tende a considerare il sacrificio imposto agli istituti di credito come l’ennesima manovra per distrarre l’attenzione dai reali problemi del Paese. I commentatori politici esprimono cautela in attesa di capire meglio la portata, gli effetti e la logica di questo provvedimento: è infatti difficile dire di no in aprioristica difesa delle banche, ma è anche azzardato dire di sì a scatola chiusa. Qualcuno ha visto qualche contrasto all’interno del governo, addirittura fra Giorgetti e Salvini, il primo più farisaicamente ortodosso nei confronti del sistema ed il secondo più sconclusionatamente barricadero.

Il famoso e simpatico critico musicale Rodolfo Celletti ammetteva di godere, sotto sotto, allorquando i parmigiani spazzolavano qualche mostro sacro del bel canto. Però aggiungeva: «Ho la sensazione che a voi parmigiani piacciano un po’ troppo gli acuti sparati alla viva il parroco…». Parafrasando Celletti potremmo dire che c’è da godere al vedere le banche spazzolate fiscalmente dal governo, ma si ha la sensazione che il governo stesso stia sparando acuti politici alla viva il parroco.

Non voglio fare il benaltrista ad oltranza, né tanto meno l’allarmista sistemico. Vedremo se si tratterà soltanto di un semplice colpo al cerchio per evitare di intaccare la botte: mi sembra che ci sia un netto contrasto tra questo provvedimento e le linee contenute nella legge di riforma fiscale avviata proprio negli stessi giorni. Al momento non resta che rifugiarsi nel modo di dire parmigiano del “putost che nient è mej putost”.

Parecchio tempo fa mi raccontavano di un incontro informale tra amministratori pubblici della provincia di Parma: un pianto cinese sulle difficoltà finanziarie dei comuni e sulle ristrettezze delle loro comunità. Ad un certo punto uno dei partecipanti sbottò e cominciò ad esprimersi in dialetto, adottando uno spontaneo e simpatico intercalare, scaricando colpe a più non posso sul sistema bancario reo di compromettere sul nascere ogni e qualsiasi intento di ripresa: «Parchè il banchi, ät capi…» diceva a raffica e giù accuse agli istituti di credito. Questo per dire che a volte la politica tende a scaricare sue responsabilità su altri soggetti, ma è pur vero che i detentori del potere finanziario tendono a condizionare scorrettamente la politica, magari dopo avere creato disastri (gli esempi sono numerosi a tutti i livelli, Vaticano compreso). Succede in Europa, in Italia, a Parma. Se l’attivismo improvvisato dal governo non mi entusiasma, il pianto scatenato dai banchieri non mi commuove.