Forza Italia insorge contro le rivelazioni dell’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, colpevole di aver infangato la memoria dell’amato fondatore con la sua recente autobiografia, Le temps des combats, da due giorni disponibile nelle librerie d’oltralpe. In effetti il ritratto di Silvio Berlusconi che ne esce fuori non è dei migliori. In particolare per quanto riguarda il racconto di quel terribile 2011, l’anno della caduta più fragorosa dell’ex premier. Sarkò scrive di un Cav. ormai diventato «la caricatura di se stesso», rievoca la triste vicenda del “bunga-bunga”, e rivela un particolare scottante sulla fine del governo italiano dell’epoca: «Angela Merkel e io decidemmo di convocare Berlusconi per convincerlo a prendere ulteriori misure per provare a calmare la tempesta in atto», lui «cominciò a spiegare che non avevamo capito che non c’erano rischi sui mercati internazionali. Voleva creare altro debito da mettere sulle spalle solo dei suoi compatrioti. Tutto era abbastanza delirante». Poi le parole più dure: «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico…L’ora era grave. È stato crudele, ma necessario». Davvero troppo per gli azzurri, per giunta a soli due mesi dalla scomparsa del “presidente per sempre”. «Berlusconi rispetto a Sarkozy ha saputo resistere sulla scena più a lungo, molto più apprezzato e rispettato – è la replica di Maurizio Gasparri –. Sarkozy riversa in questi suoi scritti il livore di un politico fallito». Per Licia Ronzulli invece il libro dell’ex inquilino dell’Eliseo è la prova «che la caduta del governo Berlusconi fu il risultato di un complotto internazionale contro l’Italia e gli italiani, di cui egli fu protagonista per sua stessa ammissione, con ben note complicità nel nostro Paese, anche di alto livello». «Sono scritti da chi ha vissuto una parabola discendente fino a scomparire del tutto – chiosa caustico il capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello –, ed ora con il libro punta a sbarcare il lunario». (dal quotidiano “Avvenire”)
Erano cose non dico risapute ma facilmente deducibili dalla storia di quel periodo. Sarkozy si poteva risparmiare questa confessione fatta oltretutto a babbo morto. Non si trattò di un complotto, ma della presa d’atto di una situazione insostenibile in cui era sprofondata l’Italia e fu un bene che a livello europeo e forse anche mondiale oltre che a livello delle massime istituzioni italiane si sia pensato ad una soluzione di ricambio (governo dei tecnici guidati da Mario Monti), che tolse l’Italia dall’imbarazzo e dalle gravi difficoltà di quel momento.
Patetica, anche se comprensibile, la difesa d’ufficio di Forza Italia, che vede lanciare una manciata di fango sulla tomba del suo fondatore e leader incontrastato. Tra Berlusconi e Sarkozy ci fu una certa amicizia oltre che una certa comunanza di stile politico. Sarkozy farebbe meglio a parlare dei suoi gravissimi errori, uno per tutti la guerra alla Libia di Gheddafi, scatenata solo ed esclusivamente per motivi di carattere interno alla Francia, e l’Occidente irresponsabilmente ci cascò con conseguenze nefaste tuttora in atto.
Sarkozy è stato maestro della peggiore delle realpolitik e Silvio Berlusconi fu suo amico e seguace: ad un certo punto diventò scomodo e fu scaricato. Il cavaliere si sceglieva gli amici con grande spregiudicatezza: negli Usa Bush figlio, nella Russia Putin, in Europa Sarkozy. Non voglio esagerare, ma, come si sa, ogni simile ama il suo simile.
Diverso il discorso relativo ad Angela Merkel, personaggio di ben diverso spessore: trattata male sul piano personale da Berlusconi, che non ne sopportava l’immagine di donna molto diversa dai suoi stereotipi, diede un contributo fondamentale alla caduta del cavaliere. Lei ha il buongusto di tacere, perché non ha certamente la “patàja” molto pulita soprattutto nei rapporti con la Russia di Putin. Tutti hanno notato il suo rigoroso silenzio sulla guerra russo-ucraina.
Licia Ronzulli lascia intendere il protagonismo del Presidente Giorgio Napolitano nella vicenda della caduta berlusconiana: non merita note di biasimo, ma semmai un grazie di cuore per il coraggio dimostrato, a dimostrazione che il Capo dello Stato non è un notaio, ma un protagonista nella vita delle nostre istituzioni repubblicane. Può darsi che il riferimento riguardi anche la magistratura: qui il discorso si fa molto complesso, basti dire che la vera opposizione al regime berlusconiano la fecero impropriamente parecchi giudici, causa la debolezza illusionistica della sinistra e causa una serie di conflitti di interesse clamorosi, ma sostanzialmente accettati dal sistema politico e dall’opinione pubblica.
Non c’era sinceramente bisogno che Sarkozy tirasse fuori questi scheletri dall’armadio di Berlusconi perché è anche il suo armadio. Lasciamo agli storici il compito di indagare e alla politica quello di riflettere.