I coperchi fanno esplodere la pentola bollente

Sono stati 45mila gli agenti impegnati nella quarta notte consecutiva di proteste in Francia, nate dopo che martedì, a Nanterre, un ragazzo di 17 anni è stato ucciso a un posto di blocco da un poliziotto. Ci sono stati scontri e saccheggi in diverse città. E in tutto sono state arrestate 994 persone (120 solo a Parigi), fa sapere il ministro dell’Interno Gèrald Darmanin, che, accompagnato dalla polizia, ha fatto una visita notturna a Mantes-la-Jolie, nella banlieue parigina. Darmanin aveva annunciato una mobilitazione “eccezionale” di polizia e gendarmi per evitare una quarta notte consecutiva di disordini per la morte di Nahel. Il presidente francese è pronto ad adattare il dispositivo di mantenimento dell’ordine “senza tabù” e ha fatto appello ai genitori perché “tengano i figli a casa”. Dispiegati 45mila agenti in tutto il territorio nazionale. Macron ha parlato al termine dell’unità di crisi interministeriale. “In questo contesto, chiediamo a tutti i genitori di assumersi la responsabilità: il contesto che stiamo vivendo è frutto di gruppi organizzati e attrezzati ma anche di tanti giovani. Un terzo degli arrestati sono giovani o molto giovani”, ha insistito il capo dello Stato. “È responsabilità dei genitori tenerli a casa. Faccio appello al senso di responsabilità delle famiglie”. “Le piattaforme e le reti svolgono ruoli molto importanti”, ha aggiunto, citando TikTok e Snapchat. “Saranno fatte richieste per avere l’identità di coloro che usano i social network per chiamare al disordine”. “Prenderemo diverse misure nelle prossime ore”, ha detto. L’introduzione dello stato di emergenza e del coprifuoco è stata richiesta da diversi responsabili politici dopo la terza notte di violenze che ha portato a centinaia di arresti, danni a edifici istituzionali e feriti fra le forze dell’ordine. (dal quotidiano “Avvenire”)

Sono molto preoccupanti le notizie e le immagini che giungono dalla Francia. In questo Paese c’è grande reattività, i problemi esplodono in vere e proprie rivolte. Il nervo scoperto del razzismo ha innescato una catena di proteste e disordini. Ci sono grosse differenze economiche, politiche e soprattutto sociali tra Francia e Italia, tuttavia credo che anche nel nostro Paese molto malcontento covi sotto la cenere e, senza voler fare dell’allarmismo, la povertà dilagante, la precarietà di vita, l’insoddisfazione crescente per gli assetti sociali ingiusti e discriminatori, potrebbero sfociare in proteste violente.

La politica non è in grado di affrontare queste problematiche e ancor meno di rappresentare le rivendicazioni che esse comportano; i sindacati dei lavoratori non hanno credibilità e capacità di farsi carico delle proteste latenti. I rigurgiti razzisti fanno da detonatore per le bombe sociali pronte ad esplodere.

Forse qualcuno arriverà a strumentalizzare i fatti francesi per mettere a tacere certe supponenti critiche rivolte al governo italiano. Attenzione perché se Parigi piange, Roma non può ridere. Che un importante capo di Stato sia costretto ad abbandonare in fretta e furia il Consiglio d’Europa per fare precipitosamente ritorno in Patria a fronteggiare le rivolte non è un bel segnale per tutti.

Fa un certo effetto apprendere che siano i giovani protagonisti dei disordini e fa letteralmente pena l’appello di Macron ai genitori affinché li tengano in casa. Se il presidente francese non ha altro da dire e proporre… Forse è la più eloquente dimostrazione della colpevole distanza fra le istituzioni e i cittadini.

A livello europeo fin che si parla di problematiche economiche si riesce più o meno a trovare, seppur faticosamente, la quadra, quando invece si vira sui problemi sociali emergono gli egoismi nazionali e si salvi chi può… Se la risposta a questa deriva politica europea è lo spostamento a destra dell’asse parlamentare di Strasburgo con tutto quel che ne consegue, dimostriamo veramente di non aver capito niente della fase storica che stiamo attraversando.  E, se l’illuminata ispiratrice di questi indirizzi è Giorgia Meloni, non ci resta che vergognarci e sperare che lo stellone italiano tenga botta e possa rappresentare il fulgido destino dell’Italia e dell’Europa, altrimenti…

Spesso ricorro agli aneddoti paterni per spiegarmi meglio. A mio padre piaceva molto questo: durante una partita di calcio un giocatore si avvicinò all’arbitro che stava facendone obiettivamente di tutti i colori. Gli chiese sommessamente e paradossalmente: «El gnu chi lu cme lu o agh la mandè la federassion» («Lei è stato inviato ad arbitrare questa partita dalla Federazione o è venuto qui spontaneamente, di sua iniziativa?»). Si beccò due anni di squalifica. La metafora non ha bisogno di spiegazioni e la similitudine va da sé.