Sono decisamente stanco ed irritato nel vedere la politica italiana ridotta alla contrapposizione fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, quale configurazione della compiuta democrazia dell’alternanza fra destra e sinistra, quale miracolosa attuazione del bipartitismo in chiave femminile, quale maturazione post-ideologica e populistica del confronto politico.
Qualcuno ci vede il bicchiere mezzo pieno, segno dei tempi della definitiva e coinvolgente emancipazione femminile. Io ci andrei molto cauto, perché tendo a vedere più il bicchiere mezzo vuoto dell’omologazione femminile agli schemi maschili.
Qualcuno si entusiasma per la riscrittura moderna di metodi e contenuti nel segno della sfrenata personalizzazione e mediatizzazione. Io mi rattristo nel contemplare la politica ridotta a fumosa descrizione della realtà imbellettata.
Entrambe le contendenti fuggono dai problemi sociali: Giorgia Meloni aspira nostalgicamente ad una nazione rappacificata nel finto ed egoistico benessere di un interclassismo mediatico; Elly Schlein rincorre il benessere individuale a prescindere dal malessere sociale in un classismo etico-ambientale. La prima spruzza il sovranismo sulla globalizzazione, la seconda globalizza tutto e tutti in una sorta di paradiso terrestre.
Non hanno in testa e nel cuore un disegno e si limitano a qualche megalomane spennellata più o meno eclatante. Basti vedere come hanno celebrato il 1° maggio: Meloni mettendo in scena una patetica e fanciullesca recita a Palazzo Chigi; Schlein rifugiandosi sotto la storica gonna di Portella della Ginestra.
Scrive Fabio Martini su “La Stampa”: “Per ora è soltanto una sensazione, espressa a mezza bocca. Ma ha iniziato a circolare negli ambienti “progressisti” della Chiesa italiana e soprattutto in quel mondo cattolico da decenni impegnato in politica e che ha trovato sempre sponde nell’associazionismo di base e spesso anche in Vaticano. La grande influenza politica e culturale dei cattolici democratici e la loro rendita di posizione è insidiata da due presenze squisitamente politiche: da una parte la rinnovata energia del conservatorismo cattolico espresso dalla presidente del Consiglio, dall’altra il Pd che sotto la guida di Elly Schlein sembra attratto da un modello, il «partito radicale di massa», tante volte evocato e che per la prima volta sembra sul punto di concretizzarsi”.
Forse c’è anche questo rischio. Io vedo un rischio ben maggiore, vale a dire quello dello svuotamento della politica ridotta a moderno contenitore del nulla pur ben coniugato col tutto di destra e sinistra. Probabilmente esagero e spero di sbagliare.
Mio zio, quando assisteva attentamente al condimento dell’insalata in tavola, chiedeva alla cuoca di turno: “Ghèt miss al säl?”. La rezdôra rispondeva piccata: “Sì, parchè?”. Lo zio ribatteva: “Parchè n’al vedd miga!”.
Non vorrei che succedesse come coi “ladri di Pisa”, che litigavano di giorno e andavano a rubare insieme la notte. Non si scontravano e si scontrano forse sull’atteggiamento verso la guerra russo-ucraina per poi trovarsi d’amore e d’accordo sul reiterato invio di armi? Non fanno finta di litigare sulla politica estera per poi appiattirsi sulla Nato? Non partono da visioni opposte sulla Ue per poi ritrovarsi d’accordo nello scaricarle addosso le colpe? E sul termovalorizzatore di Roma non hanno fatto tanto rumore per nulla? Si potrebbe continuare, ma non voglio esagerare con le provocazioni, anche perché “qui, se non fuggo, abbraccio un caporale (grillino), colla su’ brava mazza di nocciòlo, duro e piantato lì come un piolo” (Giuseppe Giusti, Sant’Ambrogio).
Le nostre aspiranti leader tendono a spettacolarizzare i loro inconcludenti scontri per poi insieme derubare i cittadini di quel poco di politica rimasto nella cassaforte repubblicana? Un tempo si sottovalutavano le donne, oggi si fa finta di sopravvalutarle, riducendole a marionette di regime. Se fossi una donna mi arrabbierei due volte. La pochezza di queste signore viene sopportata in nome del femminismo formalmente imperante. Se al loro posto ci fossero dei maschi li avrebbero già sotterrati. Cambiano gli schemi mentali, ma la sostanza è sempre quella.