Il dialogo abortito

Si può discutere molto sulle modalità della protesta, e la ministra ha avuto buon gioco naturalmente a stigmatizzare il fatto che non l’hanno lasciata parlare. Ma come sempre in questi casi il rischio è quello di indicare il dito e non la luna. Il fatto – la luna – è che questo governo taglia sulla sanità, non investe nella transizione ecologica e porta avanti una pericolosa ideologia di difesa della “famiglia tradizionale”, qualunque cosa questa espressione voglia dire. Che in questa cornice i movimenti femministi ed ecologisti – con tutte le loro contraddizioni interne e il loro limiti – abbiano deciso di convergere e protestare uniti, intrecciando la questione dei diritti delle donne con quella ecologica è una novità interessante. Se poi saranno anche capaci di uscire dal proprio recinto di autoreferenzialità e far diventare queste sacrosante battaglie delle lotte popolari nel senso più ampio e nobile del termine, evitando di prestare il fianco a facili attacchi, avranno forse anche una chance di successo. (Cinzia Sciuto su MicroMega)

In merito all’episodio della contestazione alla ministra della famiglia Eugenia Roccella, che avrebbe dovuto presentare al Salone del libro di Torino un suo libro, sono sostanzialmente d’accordo con quanto sopra riportato. La ministra Roccella incarna il modo sbagliato di affrontare le problematiche riconducibili al discorso della bioetica, della procreazione e della famiglia: sbagliato l’approccio da cattolica integralista che, come diceva don Andrea Gallo, si lascia incastrare nei principi e non ha il coraggio di considerare e valutare ogni caso nella sua diversa trama; sbagliato l’approccio da persona impegnata politicamente che pretende di imporre a Cesare quel che non è di Cesare. Lo strumento adeguato è solo ed esclusivamente quello del pur paziente e faticoso dialogo. Se non si riesce a coniugare valori e principi con la realtà si cade in una sterile conflittualità che non fa bene né alla fede né alla società.

Certo, se contrapponiamo all’integralismo roccelliano quello dei movimenti femministi, la frittata è fatta. Se tappiamo la bocca a chi è portatore di idee diverse dalle nostre facciamo un pessimo servizio alla democrazia ed a tutti i relativi problemi.  È pur vero che l’attuale governo ha un taglio reazionario che può preoccupare ed irritare, ma non è con le squalifiche pregiudiziali e barricadiere che si combattono le battaglie politiche. Il freno al discorso dei diritti civili non può essere la cosmesi di una destra in cerca di identità, ma non può nemmeno essere la bandiera di una sinistra in cerca di recupero piazzaiolo.

Commenta a caldo Elly Schlein: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso. È surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso”. Sulla stessa falsariga della segretaria, decine di dichiarazioni dello stesso tenore di esponenti del Pd. In pratica nessuna condanna dei contestatori, che paiono aver solo incarnato il legittimo diritto al dissenso, impedendo alla ministra di parlare. (dal quotidiano “Il riformista”)

Anche Elly Schlein rischia di cadere nella trappola, politicizzando giustamente il discorso, ma a senso unico e finendo col fare un favore a chi vuole estremizzare i discorsi per non affrontarli seriamente. Il PD ha perso il contatto col suo popolo, ma non si illuda di recuperarlo instaurando rapporti privilegiati con certo movimentismo abbastanza datato e sbracato.