La manfrina dell’anticomunismo

Gli errori (orrori) riguardano il comunismo: una rivoluzione emersa come potenza liberatrice si è rovesciata e corrotta nella più tetra e lugubre delle oppressioni.

Il regime sovietico è crollato; quasi scomparsi dalla faccia della terra o in via di radicali trasformazioni (e deformazioni: ad esempio, in Cina) sono sia il suo tipo di comunismo sia altri tipi. Ma attenzione perché il comunismo è una risposta sbagliata, ma il drago che ha affrontato è vivo, anche se ha cambiato pelle, i problemi che ha enunciato e cercato di risolvere sono veri (anche se si evidenziano in modo strutturalmente diverso) e, nel quadro del capitalismo (tardo capitalismo) si sono aggravati. Sono i problemi della ingiustizia, orrenda, gravissima che vige nei rapporti tra gli esseri umani, dello sfruttamento di molti a vantaggio di pochi, che vuol dire miliardi di vite triturate nelle rotelle dell’ingranaggio che produce benessere sufficiente a tacitare le nostre coscienze, e opulenza nonché potere di dominio del mondo (anche con l’uso della guerra) nelle mani di pochissimi.

Certi diritti oggi (o almeno sino a ieri) considerati ovvi, furono conquistati a prezzo di dure e sofferte lotte: senza l’incitamento del movimento socialista, tutto ciò non sarebbe accaduto.

Il comunismo, accusato di ridurre l’essere umano a solo fatto economico, in realtà fa da specchio al modo in cui va il mondo: non siamo oggi (in democrazia) assuefatti a vedere valutare tutto sul piano del mercato?!

Non rimpiangiamo il comunismo, ma abbiamo l’onere di rispondere ai problemi che affrontò, di trovare vie più umane di economia e società; il suo fallimento ci interpella: “cercate ancora!”.

Ho voluto riprendere queste poche ma incisive note sul crollo del comunismo dal pensiero di Maria Cristina Bartolomei, docente di filosofia e teologa, così come pubblicate qualche tempo fa in un articolo su “Iesus”, perché la storia non può essere semplificata più di tanto senza nulla togliere a chi vuole guardare avanti.

Va sempre di moda mettere in connessione antifascismo e anticomunismo come se fossero due facce della stessa medaglia democratica: è sempre servito e serve per creare scompiglio e confusione storica dietro cui nascondere reticenze, connivenze, nostalgie, omertà verso il fascismo e il nazismo (queste due sì che sono facce della stessa medaglia). Dal momento che il comunismo dell’Unione Sovietica e dei Paesi e dei partiti ad essa ideologicamente collegati ha combattuto contro il fascismo si è strumentalmente portati a mettere in guardia dal cadere dalla padella alla brace, confondendo capre e cavoli e tentando così di squalificare subdolamente l’antifascismo in quanto movimento che inglobava i comunisti.

Ho sempre ascoltato questa tiritera: il fascismo e i fascisti erano quel che erano, ma il comunismo e i comunisti non furono da meno. Sarebbe ora di finirla, ma purtroppo il giochino funziona (?) sempre, anche ai giorni nostri allorché, almeno in Italia, il comunismo non ci riguarda più. Ma ecco allora rispuntare immediatamente il gioco dell’oca: anche il fascismo non esiste più, è roba vecchia su cui è inutile insistere.

Sono espedienti storici adottati in mala fede da chi vuole cancellare un passato compromettente ed avviarsi ad un futuro nuovo di sana (?) pianta e nella cui rete cadono, più o meno in buona fede, gli apprendisti della politica.

Il giudizio sul comunismo è ben sintetizzato nelle argomentazioni sopra citate. Quanto al comunismo italiano ed al suo enorme contributo alla Resistenza e alla Lotta di liberazione occorre onorarlo nella sua consistente e coraggiosa spinta libertaria, nella sua capacità di dialogare e collaborare con le altre forze antifasciste, e valutarlo quale premessa al patto costituzionale da cui è nata la nostra Repubblica democratica, al difficile cammino di autonomia rispetto all’invadente giogo sovietico e al contributo alla battaglia politica post-bellica in tutti i suoi passaggi delicati e importanti.

Il dialogo è sempre stato il mio schema di approccio al rapporto con i comunisti: da cattolico progressista ho fatto al riguardo un cammino stupendo di confronto, di collaborazione e di condivisione. Sono ancora convinto che le cose migliori della nostra Repubblica siano venute di lì anche se purtroppo il disegno strategico si è bruscamente interrotto con il rapimento e la morte di Aldo Moro.

Altro che “fascismo=comunismo”! Preferisco la mia lettura: cattolici, comunisti e altri individui e partiti di ispirazione democratica contro il fascismo di tutti i tipi e di tutti i tempi, incamminati verso la Costituzione e impegnati nel suo rigoroso rispetto e nella sua puntuale attuazione, in un clima di democrazia da costruire nel dialogo a tutti i livelli.