Domandine difficilottine per papa Francesco

Dopo la recita del Regina Coeli, Francesco ha difeso il predecessore san Giovanni Paolo II, la cui figura negli ultimi giorni è stata al centro di accuse infamanti legate al caso Orlandi, mosse sulla base di anonimi “si dice”, senza testimonianze o indizi. Accuse che il Pontefice ha definito “illazioni offensive e infondate”. Queste le parole del Papa: “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di san Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”.

Il papa interpreta sicuramente anche i miei sentimenti. Però vorrei porgli qualche “domandina difficilottina”. Come mai, a distanza di quarant’anni dalla sparizione di Emanuela Orlandi e a distanza di dieci anni dalla sua salita al soglio pontificio, ha sentito il dovere di riaprire il caso senza rete protettiva? Evidentemente ritiene che la verità non sia finora emersa e che il Vaticano ne possa avere coperto una parte o il tutto. Di conseguenza pensa che i suoi predecessori non abbiano fatto quanto sta facendo lui, vale a dire promuovere un’indagine a trecentosessanta gradi senza guardare in faccia a nessuno?

E che dire del contesto affaristico e sessuale in cui ha navigato il Vaticano per decenni senza che i suoi predecessori se ne fossero preoccupati più di tanto ad esclusione di papa Luciani che ci ha lasciato le penne. Nessuno vuole “desantificare” papa Wojtyla, nemmeno Pietro Orlandi a cui va perdonato forse un eccesso di zelo indagatorio. Nessuno vuole sommergere il Vaticano sotto una valanga di “illazioni offensive e infondate”. Non crede papa Francesco che i cattolici in primis, ma anche tutti i cittadini abbiano diritto di conoscere un po’ di verità tenuta nascosta in questi quarant’anni? È quello che lui tesso, seppure con troppo ritardo, sta tentando di fare. E allora aspetti un attimo prima di scandalizzarsi e magari faccia anche lui qualche indagine su personaggi che tuttora bazzicano il Vaticano con incarichi di un certo livello.

Credo che sia stato eletto per tentare di recuperare il discredito in cui era caduta la Chiesa. In parte c’è riuscito, ma forse solo in parte. Probabilmente le ostilità che sta incontrando dipendono non tanto da questioni dottrinali o pastorali, ma proprio dal timore che possa toccare certi equilibri e far venire a galla certa robaccia. Ammetto che possa sapere tante cose che per carità cristiana non si possono dire. La misericordia è il tratto dominate del suo pontificato. Ma non può esserci misericordia senza verità ed ammissione delle colpe. E qualcuno in Vaticano di colpe ne ha, come del resto ne ho anch’io nel mio piccolo.