Sull’antifascismo mio padre era intransigente, non ammetteva discussioni: quando mia madre timidamente osava affermare che però Mussolini aveva fatto anche qualcosa di buono, mio padre non negava, ma riportava il male alla radice e quando la radice è malata c’è poco da fare. Mia madre si riferiva soprattutto al sostegno che il regime fascista dava alla maternità (non a caso Mussolini venne a Parma in occasione dell’inaugurazione della casa della madre e del fanciullo), mio padre faceva invece un ragionamento politico di fondo.
Devo ammettere che in questi giorni ho irriso alle preannunciate misure governative di sostegno alla famiglia in chiave demografica: chissà perché spunta sempre qualcosa che ricorda il ventennio.
Dopo il silenzio del primo giorno, quando gli è stato attribuito un piano tecnico per rilanciare la natalità in Italia tramite incentivi fiscali, Giancarlo Giorgetti, chiamato dal Senato per essere ascoltato sul Def, rompe gli indugi e conferma che l’idea c’è. «Non ci può lasciare indifferenti la curva demografica, dobbiamo immaginare di mettere in campo un’azione choc. Penso sia il caso soprattutto di eliminare disincentivi alla natalità: non possiamo tassare allo stesso modo cbi è single e chi ha una famiglia con figli perché è evidente che quest’ultimo sopporta dei costi che alterano il concetto – tanto caro a tanti – della progressività del carico fiscale», spiega il ministro dell’Economia (dal quotidiano “Avvenire”).
Non solo non mi convince questo discorso, ma ci vedo un nostalgico ritorno alla socialità di stampo fascista. Sarò fissato, ma… intravedo l’edizione riveduta e corretta della tassa sul celibato.
Scrive il quotidiano “Avvenire”: “Il vero scandalo è che faccia ancora scandalo che un piano di sostegni fiscali alla famiglia e alla natalità possa ancora essere bollato come «dannoso e pericoloso». Scambiato addirittura per un rigurgito di cultura fascista, quando scelte simili sono state già fatte in mezza Europa. Certo, il merito della proposta avanzata in questi giorni dalla Lega è ancora tutto da decifrare. E cifre sparate a caso aumentano la confusione. Ma, per favore, almeno sui figli, almeno sul drammatico inverno demografico, evitiamo i conflitti ideologici e discutiamo assieme di equità orizzontale e sostegni alle famiglie. Si è fatto – bene e insieme – con l’Assegno unico, proviamoci anche col Fisco”.
Io non mi scandalizzo, continuo invece a sentire puzza di neofascismo: come non vedere che questi preannunciati provvedimenti fanno da bilanciamento psicologico a quelli in materia migratoria. Non sono d’accordo sull’atteggiamento di valutare un provvedimento alla volta. La politica non è dare un colpo al cerchio e uno alla botte e tanto meno è serio prendere in considerazione solo il cerchio dimenticando la botte. Questa asettica insistenza sulla famiglia coglie il problema a valle e non a monte, finendo col considerare la famiglia soltanto una macchina per fare figli. Si guarda al dito della crisi demografica e non alla luna di una società e di un mondo che vanno in rovina.
Mi si dirà che proprio per questo bisogna ripartire dalla famiglia. Posso essere d’accordo, ma ricordiamoci che la famiglia non è un’isola, non è un’entità a se stante. Per giudicare un quadro non si prende un particolare, ma bisogna guardare l’insieme da cui il particolare prende significato. La politica non è legiferare a casaccio dando un contentino a Tizio ed uno a Caio, tanto meno agire col criterio del “toc ‘d pan e ‘na bastonäda”: era la mirabile sintesi che una donna faceva in negativo del comportamento dei suoi parenti, i quali avevano fatto finta di soccorrerla nei momenti difficili della sua vita, salvo lasciarla nei guai alla prima occasione.
Staremo comunque a vedere e…spero di sbagliarmi.