La democrazia della guerra

“La maggioranza degli italiani è stanca della retorica bellicista e chiede la pace. Lo dicono i numeri, ma purtroppo in Parlamento il 50% e oltre dell’opinione pubblica favorevole alla tregua, non si vede. Ho molto apprezzato la scelta di coscienza di Paolo Ciani di Demos, che ha votato in modo contrario rispetto al gruppo dei democratici e progressisti sull’Ucraina. Penso sia giusto e necessario chiedere coerenza a deputati e senatori su questo tema cruciale. Il problema invece è che la politica ha alzato un muro contro la società civile”. (dall’intervista rilasciata da Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli, al quotidiano Avvenire”)

“La principale obiezione che viene mossa all’ipotesi di una tregua è che né Putin, né Zelensky sarebbero disposti ad accettarla. Intanto bisogna vedere se è davvero così, perché finora quella strada non è stata neanche tentata. O se è invece l’Occidente a non avere utilizzato la forza contrattuale di cui dispone per spingere le parti verso un graduale cessate il fuoco. Bisogna far lavorare i diplomatici. Qualcuno sostiene che sono in corso trattative segrete per delineare i possibili futuri confini nella regione ma a mio avviso queste questioni dovranno essere trattate da una conferenza internazionale che si configuri come una seconda Conferenza di Helsinki che riproponga le condizioni per una sicurezza e cooperazione in Europa. La pace è un processo, e il primo passo deve essere volto a limitare l’intensità del conflitto fino a una cessazione delle ostilità”. (dall’intervista rilasciata ad Avvenire da Mario Primicerio, impegnato in prima persona nel gruppo fiorentino “Mille contro la guerra”)

I nodi sono proprio questi: una democrazia occidentale che non si cura della sensibilità e della mentalità della gente; una politica che rifugge dalla diplomazia. In un’epoca in cui si sprecano i sondaggi di opinione, in cui si rincorre l’audience a tutti i costi, in cui il consenso è catturato mediaticamente, il Parlamento italiano (ma credo sia così in tutti i Paesi europei) se ne frega altamente di come la pensa il popolo in materia bellica. E pensare che l’opinione prevalente della gente è in controtendenza rispetto alla narrazione dei media e quindi risulta molto genuina e spontanea. E poi ci si chiede perché la gente diserti le urne…

Quanto alla diplomazia la si concepisce come mestiere da servizi segreti o giù di lì, mentre dovrebbe rappresentare la nobile arte del dialogo e degli accordi internazionali. Possibile che non si riesca ad avviare nessun serio tentativo per discutere di pace? Forse viene più comodo continuare il massacro pur di difendere gli equilibri, che sono tutto meno che equilibri. La guerra in atto in Ucraina, è bruttissimo doverlo ammettere, tutto sommato fa comodo agli Usa, che in tal modo riescono a tenere Putin sulla corda, e piace anche alla Cina, che tiene Putin in mano per fagocitarlo nel tempo. L’Europa non conta nulla e tradisce la sua natura.  Diceva David Sassoli (viene continuamente e giustamente ricordato) che l’Europa non è un incidente della storia, poiché è nata sulle ceneri del nazifascismo e si è data un orizzonte di pace. Preferiamo fare a gara fra chi è più bellicista, fra chi vuol far credere che l’Ucraina si aiuta solo a furia di armi. Triste e assurda competizione!