Realgeopolitik a prova di sciacallaggio

In un clima di guerra lo sciacallaggio è sempre stato di casa e lo si può esercitare in diversi modi, rovistando tra le macerie alla ricerca di qualche oggetto prezioso o comunque riciclabile, incassando tangenti dalle forniture militari e dalle situazioni emergenziali. Sembra che la corruzione stia viaggiando a pieno regime nel governo dell’Ucraina: non c’è da scandalizzarsi, ma nemmeno da sorvolare.

L’assetto politico di questo Paese non è tranquillizzante e dovrebbe indurre a molta cautela nello spalancare porte e finestre ad uno Stato aggredito e che quindi merita aiuto, ma che dovrebbe anche dimostrare di meritarselo, soprattutto in prospettiva.

È pur vero che tutti gli Stati democratici sono ammalati di corruzione e non possono stare a sottilizzare con i loro partner, è altrettanto vero che ad uno che sta annegando non si possono fare esami del sangue per verificarne la salute, tuttavia la situazione politica dell’Ucraina non sembra per nulla rassicurante a livello di correttezza amministrativa e di rispetto dei principi democratici.

La difesa dell’Ucraina sta sempre più assumendo il carattere di una diga in difesa dell’Occidente e degli equilibri internazionali contro la minaccia destabilizzante portata dalla Russia. Se è così non ha tanto importanza chi governa o governerà l’Ucraina, ma il fatto che essa rimanga autonoma o ancor meglio che rientri nell’area europea e nell’alleanza atlantica. La “realgeopolitik” impone questi discorsi e la pace purtroppo viene in subordine ad essi.

Ho recentemente ascoltato fior di esperti affermare che l’escalation bellica potrebbe comportare anche interventi diretti nel conflitto da parte delle forze armate occidentali: a estremi mali estremi rimedi? Preferisco dire che gli estremi rimedi servono solo a estremizzare i mali. Ma, come noto, io sono un pacifista incallito e, dal momento che non trovo interlocutori a livello politico (il PD non ha il coraggio di dire nemmeno una parolina al riguardo), non posso che rifugiarmi culturalmente nel pur problematico pensiero di papa Francesco: «…è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo “fermare”. Non dico bombardare, fare la guerra. “Fermarlo”. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati… una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto…».

Mio padre affermava ironicamente: “Quand as trata ‘d fär ‘na guéra ig mètton un minùd par decìddor, quand as trata ‘d far la päza i tiron fôra stanta milla bàli…”.