Gli insegnanti gabbati e ingabbiati

Torna a far discutere il tema dei finanziamenti alla scuola e, soprattutto la questione degli stipendi agli insegnanti che potrebbero essere differenziati anche in base al territorio. La scuola pubblica ha bisogno di nuove forme di finanziamento, anche per coprire gli stipendi dei professori che potrebbero subire una differenziazione regionale. E per trovarle, si potrebbe “aprire ai finanziamenti privati” ha detto il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi “Italia 2023: persone, lavoro, impresa”. Bisogna “trovare nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo” ha spiegato il ministro. (Rainews).

Quando il clima è teso e difficile, a parlare si sbaglia sempre e quindi, come minimo, prima di dare aria ai denti bisognerebbe contare fino a dieci. É il caso dei ministri del governo Meloni, che a turno sparano una cazzata al giorno sperando di togliere il medico di torno al Paese.

Il ministro della giustizia Carlo Nordio, che ha scatenato una stucchevole e sdruccevole polemica sull’uso delle intercettazioni telefoniche nelle inchieste, ha passato il testimone al collega Giuseppe Valditara ministro dell’istruzione, che sembra tornare, in modo riveduto e scorretto, al famigerato discorso delle gabbie salariali per gli insegnanti, con l’aggiunta di un pizzico di finanziamenti privati per la scuola pubblica.

Le reazioni negative non si sono fatte attendere e non è mia intenzione entrare nel merito di questa polemica che probabilmente durerà fino a quando il premier Meloni dichiarerà che ogni e qualsiasi riforma della scuola dovrà essere preventivamente discussa con i sindacati (come dire che delle fantasiose trovate del suo ministro non se ne farà proprio nulla).

Posso capire la smania di dare l’impressione di voler intervenire su tutti i problemi e certamente il problema della scuola e degli stipendi vergognosi degli insegnanti è in cima alla lista, ma non basta spararle grosse per avviarli seriamente a soluzione. Anche perché queste incaute sparate costringono ad inevitabili e farsesche marce indietro.

Stimolato da una dotta dissertazione del filosofo Massimo Cacciari, sono andato e riprendere la differenza etimologica fra istruzione ed educazione. Istruire vuol dire introdurre nozioni e cose utili nel soggetto a cui ci si rivolge; educare significa esattamente il contrario, vale a dire “tirar fuori, estrarre” elementi comportamentali dal soggetto interessato.

Non è un caso se il ministero che si occupa di queste cose si chiama appunto ministero dell’istruzione a cui è stato recentemente aggiunta la locuzione “del merito”: gli insegnanti vengono quindi trattati da istruttori e non da educatori con tutte le conseguenze del caso. Tra queste anche quella di pagarli poco e male e magari quella di differenziare il loro compenso su base regionale e in base al costo della vita: operai della scuola, che sfornano in serie prodotti di fabbrica. Senza sottovalutare il lavoro degli operai e l’importanza delle fabbriche.

Ho sempre avuto un concetto molto alto della scuola e degli insegnanti. Cerchiamo di essere seri: di considerare cioè la scuola come la più importante agenzia educativa dopo e assieme alla famiglia e di ritenere gli insegnanti come veri e propri educatori e non istruttori pagati a cottimo su scala regionale.