Non è ivi perfetta Letizia

Alcide De Gasperi amava definire la Democrazia Cristiana un partito di centro che guarda a sinistra. Chi si assume la responsabilità di collocarsi al centro dello schieramento politico non può infatti accontentarsi di rimanere fermo lì a guardarsi l’ombelico, deve necessariamente allargare lo sguardo: è vero che chi si definisce di centro non pensa solo alla geografia politica, ma ad un modo ragionato ed equilibrato di intendere la politica senza radicalismi ed estremismi, tuttavia bisogna pure guardarsi intorno.

La D.C. non si ritenne mai autosufficiente, ma cercò sempre la collaborazione con altri partiti, prima i centristi cosiddetti laici, poi i socialisti, poi addirittura i comunisti. Questo partito aveva la capacità di, sintetizzare al proprio interno diverse sensibilità culturali, diverse esperienze sociali, diverse storie e vocazioni politiche (le correnti ne erano lo strumento anche se purtroppo a volte si trasformarono in gruppi di potere). In un certo senso un partito onnicomprensivo, che però riusciva, seppure con una certa fatica, a dialogare con le altre forze politiche (mai con l’estrema destra, salvo qualche piccolo “spiacevolissimo” episodio: il governo Tambroni che durò assai poco, l’elezione di Leone alla presidenza della Repubblica).

Il centro dello schieramento politico è stato successivamente cannibalizzato da Berlusconi, il quale osò definirsi un secondo De Gasperi (mi si perdonerà la trivialità, ma a De Gasperi assomigliava forse nel pisciare…): guardava solo a destra, sdoganando i neofascisti e i leghisti più col profumo dei soldi che con argomenti politici convincenti.

Negli ultimi tempi c’è stata una ripresa identitaria della destra, prima la Lega ed ora Fratelli d’Italia, con il conseguente assottigliamento dei centristi ridotti a ruota di scorta.  Il terzo polo di Renzi e Calenda vorrebbe rinverdire il centrismo, pestando i piedi al PD e strizzando l’occhio alla destra.

Fallito il tentativo elettorale di guardare a sinistra, l’occasione ghiotta per rompere i coglioni a sinistra e destra è la candidatura di Letizia Moratti a governatore della Lombardia, reduce da un cambio di connotati del proprio viso ed in cerca di un nuovo profilo politico. La mossa appare piuttosto semplicistica e strumentale; sia da parte della Moratti, che si è improvvisamente stancata di reggere il moccolo alla Lega, che si è accorta di non trovare riscontri agibili in Giorgia Meloni in tutt’altre faccende affaccendata, che si è staccata da Silvio Berlusconi che non le può più garantire niente anche perché non disposta ad entrare nel patetico giglio magico delle Fascina e delle Ronzulli, che ha provato a seguire le orme di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna col rischio di arrivare terza; sia da parte di Calenda e Renzi in disperata ricerca di avventure tout court.

Non ho particolare simpatia per Letizia Moratti, donna elegante, di classe, di buone maniere, ma niente di più. Un ottimo assist per il terzo polo, una pessima trappola per il Partito Democratico. Sta venendo avanti una ben strana mentalità: siccome quel che rimane della sinistra versa in grosse difficoltà di consensi, l’unica soluzione è candidare qualche personaggio di destra per catturare un certo mondo insoddisfatto e in confusione.

Siamo nella cosiddetta “società liquida”, quella odierna senza riferimenti culturali, sociali e politici, che tende a sciogliere valori ed ideali in un liquido asettico, inodoro e insaporo, su cui galleggiare mollemente e pigramente, dove le persone vagano senza meta e senza storia (come pecore senza pastore). Quella società liquida che mia madre originalmente, involontariamente, spontaneamente, superficialmente e “matusalmente” (da matusa) aveva a suo modo ricostruito: “J òmmi i vólon fär il dònni e il dònni i vólon fär j òmmi. Podrala andär bén”. Quanta ansiosa nostalgia, quanta graffiante ironia, quanta spietata critica e quanta inconsapevole ingenuità ci fossero in quelle parole è cosa difficile da calcolare; le butto lì tanto per dire, anche per divertirmi un po’. So che quanto detto da mia madre può essere equivocato in senso reazionario, ma fa lo stesso. Io voglio arrivare a ben altre conclusioni, vale a dire ad una sinistra, che, per conquistare consenso, vuol fare la destra.

Mi auguro che il PD non cada nel tranello e lasci perdere, lasci cioè al suo destino lo strabismo anti-degasperiano di Renzi e Calenda, cioè di un eventuale centro che guarda a destra sventolando l’agenda Draghi con una mano e con l’altra rubando le donne migliori (?) a Berlusconi.