A digiuno in Europa dopo un’indigestione di Meloni in Italia

Un vecchio frequentatore di Palazzo Chigi sotto la garanzia dell’anonimato, la spiega così: «Per mesi Giorgia Meloni ha rassicurato l’alleato americano, cercando di far dimenticare i selfie con Steve Bannon, e ci è riuscita. Il sostegno fermo all’Ucraina in guerra le è stato d’aiuto. Ma le partite importanti si vincono e si perdono in Europa, con Parigi e Berlino. E su questo Meloni è al giorno zero». I toni della campagna elettorale non le sono stati di aiuto: la dichiarazione sulla “pacchia è finita”, il voto all’Europarlamento a favore dell’Ungheria di Viktor Orban, la promessa – citando Giovanni Paolo II – di avere più attenzione “all’Est dell’Unione rispetto all’asse franco-tedesco”. (…) Insomma, nonostante il tentativo di Draghi e Mattarella di non farlo sentire tale, il vuoto di potere a Palazzo Chigi si sente. Ed è questa la ragione per cui il capo dello Stato preme perché il governo meloni giuri il prima possibile. La premie, non appena seduta a palazzo Chigi, dovrà occuparsi di ricostruire la rete di alleanze che Draghi non può più garantirle. (da un retroscena pubblicato sul quotidiano La stampa)

Ho avuto modo di ascoltare durante il dibattito al Parlamento Europeo sull’escalation dell’aggressione russa all’Ucraina un intervento pesantissimo di un esponente socialdemocratico contro la prospettiva del governo della destra italiana, che viene collocato “nell’area flirtosa con Putin” alla luce delle scorribande salviniane e delle simpatie berlusconiane: senza mezzi termini, il governo Meloni viene considerato un problema che può portare l’Europa alla deriva. Alla Ue tira una bruttissima aria per l’Italia e la cosa è molto preoccupante.

Mario Draghi alla Bce fu ingoiato con fatica dai rigoristi, che oggi rispuntano dando l’alt alla proposta di un debito comune per fermare i rincari del gas, ipotesi lanciata da Breton e Gentiloni e subito stoppata dai falchi europei, vale a dire Germania, Olanda e Austria. Come capo del governo italiano Draghi era riuscito a conquistare un posto di rilievo per l’Italia spendendo la sua competenza e credibilità a servizio del nostro Paese: forse i partner europei più forti non aspettavano altro che la sua uscita dalla scena per riconquistarne il centro. Giorgia Meloni è destinata a fare, suo e nostro malgrado, la parte del “vaso di coccio fra vasi di ferro”. L’improvvisa emarginazione di Draghi rischia di scoprirci e indebolirci a livello europeo ed internazionale in un momento storico in cui l’Italia più che mai non può arrangiarsi con i propri mezzi, come forse pensano gli euroscettici, i sovranisti, i populisti accorsi in massa alla corte di Giorgia Meloni in nome di uno scriteriato e velleitario nuovismo.

Gli Italiani si sono cucinati la frittata e ora se la devono mangiare. Penso sia inutile sperare che Mattarella e Draghi possano cavarci le castagne dal fuoco, bisognava pensarci prima. Dopo averlo dimissionato è partito subito l’insulso e capriccioso appello a Draghi affinché intervenisse con misure urgenti e straordinarie a sostegno di famiglie e imprese messe in ginocchio dalla crisi energetica: Draghi pensaci tu, dopo arriviamo noi… Poi la pretesa di farsi da lui accreditare come governo continuista ed affidabile senza averne i titoli e con un pedigree tutt’altro che in ordine. Poi la speranza che lo stellone mattarelliano possa aiutare il nuovo governo a saltarci fuori in qualche maniera. Autentiche follie politiche avallate da un elettorato smarrito. Il vero qualunquismo non è stato quello di coloro che si sono astenuti, ma quello di chi ha votato con la pancia e con tutto quel che segue. Intendiamoci bene anche il centro-sinistra ha dato la sua mano ad andare nel fosso e può scagliare ben poche pietre avendo accumulato moliti peccati.

Alla fine siamo fuori dagli equilibri europei ed internazionali, andiamo verso un governo senza capo né coda, avremo un’opposizione autoreferenziale la quale non potrà rappresentare il malcontento che molto presto si farà sentire nelle piazze, nelle scuole e nelle fabbriche.  Un capolavoro politico che gli Italiani pagheranno carissimo.

Non so nemmeno più se sia il caso di sperare in Sergio Mattarella. Forse è meglio che ci lasci andare alla deriva: cercare di salvare chi sta affogando è molto rischioso. Mio padre diceva ironicamente: chi è causa del suo mal pianga me stesso. Giorgia Meloni in campagna elettorale ha osato urlare: “La pacchia è finita!”. Intendeva riferirsi all’andazzo burocratico e centralista della Ue. La pacchia, se mai esistita, è finita per tutti, in primis per l’Italia.