Quando la sinistra è in vacanza

Il 02 giugno scorso è apparso sul quotidiano “Il Manifesto”, a firma Luca Kocci, un articolo che riporta un fatto ammirevole, riguardante le attuali posizioni di papa Francesco in materia di guerra con tutto ciò che ne consegue. Lo riporto integralmente. Non ha avuto la rilevanza che meritava anche perché siamo giunti al punto in cui si muore culturalmente anche solo al parlar male della guerra e dei guerrafondai

«Se c’è Minniti, allora non vado io». Dopo tre mesi si scopre il motivo per cui papa Francesco, oltre alla «gonalgia acuta» al ginocchio che già lo tormentava, ha deciso di non partecipare all’incontro finale fra vescovi e sindaci del Mediterraneo, che si è svolto a Firenze domenica 27 febbraio: la presenza dell’ex ministro degli Interni Marco Minniti, definito da Bergoglio senza mezzi termini «criminale di guerra» – visto il suo attuale impegno come presidente della Fondazione “Med-Or”, creatura di Leonardo spa, la principale azienda armiera italiana – nonché “padre” degli accordi fra Italia e Libia che consentono di respingere i migranti nei «campi di concentramento» allestiti nel Paese nordafricano.

IL MANIFESTO a suo tempo (01 marzo) aveva riferito l’ipotesi – sebbene con qualche dubbio – che papa Francesco avesse disertato l’incontro di Firenze sì per il problema al ginocchio, ma anche per la partecipazione di Minniti. Una presenza fra l’altro duramente contestata anche dall’associazionismo antirazzista e pacifista e dal mondo cattolico di base: «Riteniamo che la presenza di Minniti sia fortemente in contrasto con le aspettative delle realtà sociali, laiche o religiose, che operano in difesa della dignità delle persone», avevano scritto allora in una lettera appello.

ORA LA CONFERMA che Francesco non sia andato a Firenze anche per evitare di ritrovarsi accanto all’ex ministro degli Interni arriva dal blog di informazione vaticana Silere non possum, una fonte ben introdotta nei Sacri palazzi e non sospetta di simpatie per Bergoglio, anzi espressione di quel mondo curiale conservatore che non perde occasione di criticare il pontefice quando assume posizioni giudicate troppo liberal.

Il blog racconta uno scambio avvenuto lo scorso 23 maggio, durante il colloquio a parte chiuse fra il papa e i vescovi italiani, all’inizio dell’assemblea generale della Cei. Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo che a Firenze era presente, chiede a Bergoglio come mai abbia rinunciato a partecipare all’incontro. Il papa risponde che i medici gli avevano sconsigliato di andare e poi aggiunge – secondo il racconto di Silere non possum – che era stato avvisato che «all’incontro erano presenti delle persone, fra cui Marco Minniti, che erano implicati nell’industria delle armi e pertanto “era meglio che il papa non partecipasse”».

SENTENDOSI evidentemente chiamato in causa, interviene il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze prossimo al pensionamento, il quale dice al papa che è stato «informato male, perché c’erano due convegni, quello dei vescovi e quello dei sindaci (organizzato dal sindaco Dario Nardella, ndr). Ci siamo uniti solo successivamente, l’ultimo giorno». Una giustificazione inconsistente per Bergoglio, che replica stizzito: «No, tu puoi continuare a dire quello che vuoi, a me hanno detto che c’erano questi signori invitati, c’era anche Minniti». E ancora: «Mi hanno fatto vedere quando erano al ministero quali leggi hanno fatto, sono dei criminali di guerra e ho visto anche i campi di concentramento in Libia dove tenevano questa gente che loro hanno respinto!».

E infatti papa Francesco non solo non è andato a Firenze, ma non si è collegato in streaming per tenere il proprio discorso ai vescovi e ai sindaci riuniti insieme al presidente della Repubblica Mattarella nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, non ha mandato un proprio delegato e non ha rivolto nemmeno un saluto durante l’Angelus domenicale, regolarmente guidato da Francesco in piazza San Pietro.

Davanti all’atteggiamento papale riportato in questo articolo, soprattutto nel punto che rivela la stizza di Bergoglio nei confronti del solito atteggiamento clericale a voler smussare gli angoli, mi sono sinceramente commosso. Il papa è veramente coraggioso, è l’unico personaggio che dice spietatamente la verità. Leggendo, ad un certo punto, da uomo e da cattolico, sono quasi scoppiato a piangere: Francesco ha veramente solo il Vangelo come fonte della sua azione pastorale.

Quanto a Minniti, l’ho recentemente visto in due talk show e non mi è piaciuto per niente con quell’aria da comunista riveduto e scorretto, venduto al capitalismo più bieco. Forse sono dotato di un sesto senso: dove non arrivo io arriva papa Francesco. Evidentemente è un gran brutto vezzo degli uomini di sinistra (?) buttarsi, dopo le loro esperienze politiche, in avventure più o meno coinvolgenti di carattere imprenditoriale a supporto di interessi a dir poco discutibili se non addirittura equivoci.

Il caso di Minniti è niente in confronto di quello, ben più clamoroso, di Gerhard Schroeder, un politico tedesco, che ha ricoperto la carica di Cancelliere della Germania dal 1998 al 2005. Alcuni mesi dopo la fine del mandato politico, ha accettato la nomina di Gazprom ed è stato nominato presidente del consiglio di Rosneft, società russa operante nel settore petrolifero e del gas naturale, e del comitato degli azionisti di Nord Stream 2, il controverso gasdotto russo-tedesco costruito anche da Gazprom.

Non so quali siano gli attuali rapporti di Marco Minniti col Partito Democratico: una cosa è certa, se mi rimaneva qualche residua spinta a votare per questo partito, se ne è andata definitivamente (anche se in politica mai dire mai). Mi dispiace per alcuni amici, che in assoluta buona fede, tentano di spiegarmi che il PD è morto per il freddo ai piedi provocato da Letta: semmai sta morendo per il tradimento di troppi Giuda in giro per l’Italia e per il mondo.

Ho potuto verificare anche di persona come i sindacalisti prestati all’imprenditoria abbiano atteggiamenti da fare invidia ai più tosti padroni del vapore; probabilmente il discorso vale anche per i politici di sinistra, che non esitano a buttarsi nella mischia economica senza troppi scrupoli, che si convertono con estrema facilità al capitalismo assai poco morbido e generoso, che rinnegano le posizioni più trasgressive passando ad atteggiamenti e comportamenti acquiescenti verso le logiche di potere.

Il mio disappunto verso il Partito Democratico è dovuto al fatto che i suoi esponenti, al di fuori di poche e apprezzabilissime eccezioni, stanno rinnegando il miglior patrimonio valoriale proveniente dalle culture cattolica e socialista. L’obiettivo di questo partito al suo nascere era proprio quello di sintetizzare queste virtuose anime culturali e politiche: questa doveva essere la cosiddetta fusione a caldo, che non è affatto riuscita mettendo insieme a freddo le “acque sporche” e gettando via “i bambini”.

La guerra sta facendo emergere tutte le contraddizioni, fra queste purtroppo c’è quella di certi partiti appartenenti alla sinistra, che rimangono impigliati nella logica guerrafondaia e appiattiti sugli schemi bellicisti camuffati da difesa dei deboli costituzionalmente ammissibile (vedi anche la dotta recente intervista di Giuliano Amato nella sua qualità di presidente della Corte Costituzionale: meno male che non è diventato Capo dello Stato). I socialdemocratici svedesi sono stati eletti in Parlamento su posizioni di politica estera improntare allo storico neutralismo: ebbene si sono utilitaristicamente e semplicisticamente convertiti alla Nato alla faccia della loro tradizione, della loro storia e dei consensi popolari ottenuti fino ad ora.

A Minniti, durante un recente talk-show in cui faceva sfoggio di alta acrobazia occidentalista, è stato rinfacciato il passato comunista con gli scheletri nell’armadio di Ungheria, Cecoslovacchia etc. etc. Forse non è giusto arrivare a tanto, ma questi signori, che sono andati ben al di là dell’ombrello Nato di invenzione berlingueriana, se lo meritano.

Una ulteriore breve riflessione sulla Chiesa. Tempo fa un alto ed anziano dirigente comunista giustificò i clamorosi errori del Pci, nascondendosi dietro una assurda similitudine con la Chiesa: anche i papi, disse, hanno sbagliato di grosso, e non per questo i cattolici hanno abiurato alla loro fede… Se la Chiesa, in passato, sul discorso della guerra e della pace è andata a rimorchio dei poteri forti, oggi finalmente ha il coraggio dell’intransigenza evangelica. La politica, anche purtroppo quella di sinistra è tuttora invece ancorata agli schemi di guerra. Non ne posso più di questa minestra scaldata: ci mancava solo Enrico Letta…