Clerical pride

  • Una bambola a grandezza naturale, travestita da Madonna, con il busto scoperto e pitturato. Una immagine ostentata provocatoriamente sabato scorso nel corteo del Cremona Pride, che ha disturbato e addolorato molti cittadini e che ha indotto il vescovo Antonio Napolioni a scrivere un breve messaggio alla città.

“Raccolgo lo sconcerto di numerosi cittadini, credenti e non credenti, per la presenza di immagini offensive ed evidentemente blasfeme, che non possono avere alcun valore educativo o comunicativo di valori e diritti. Sono gesti che non fanno bene a nessuno, e che feriscono anche i tanti che si stanno impegnando con reciproco rispetto per una società senza discriminazioni”.

“Esprimo il dolore mio e della comunità cristiana – si legge sul sito della diocesi -, nel desiderio di imparare sempre dalla Madre di Dio e dell’umanità uno sguardo di accoglienza, comprensione e riconciliazione verso tutti. La Chiesa cremonese, impegnata in un aperto dialogo sinodale con tante voci ed esperienze delle proprie comunità e della società civile, alimenterà nella preghiera l’ulteriore impegno di annuncio e dialogo, che questi tristi episodi non hanno la forza di intaccare”.

 

  • Dietro ad ogni richiesta di suicidio o di eutanasia, non vi è la conquista di diritti civili, ma la sconfitta di una società che non riesce più a cercare quel “bene che ci accomuna”, divenendo così sempre più incapace a star vicino alle persone e a trasmettere un senso anche in una situazione di difficoltà come quella di un malato che non può muoversi. Ogni vita umana ha un senso. Tuttavia, se manca questo rapporto intimo, di compassione, di amicizia inevitabilmente la vita è difficile da comprendere e le persone possono arrivare a voler morire. Per questo motivo, proprio in virtù del bene comune, non è condivisibile ogni azione che vada contro la vita stessa, anche se liberamente scelta. La strada più convincente è allora quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali (bio-psico-sociali-spirituali) in queste circostanze così difficili. È necessario chiarire che “inguaribile” non è sinonimo di “incurabile”: anche qualora una persona viva una condizione di malattia inguaribile è sempre possibile continuare a prendersi cura di lei, fino alla fine. È la logica delle cosiddette “cure palliative” che non rappresentano una resa davanti all’ineluttabilità di una malattia irreversibile, bensì un accompagnamento costante della persona malata per arrecare sollievo alle sue sofferenze. Si tratta di continuare a sussurrare al suo cuore: “Tu sei per me importante: la tua vita vale!”». (Francesco Ognibene)

 

Non ho fatto in tempo ad apprezzare la linea editoriale del quotidiano “Avvenire” sul discorso della pace in tempi di guerra e mi trovo spiazzato da due atteggiamenti di stampo “clericaloide”: una sorta di difesa d’ufficio di cui Maria Vergine farebbe tranquillamente a meno e di subdolo dogmatico pronunciamento di cui farebbero volentieri a meno i soggetti tragicamente costretti alla sedazione profonda per il sostanziale diniego del suicidio assistito.

«Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito» recita un proverbio di discussa origine. Il significato è chiaro: non bisogna fermarsi alla superficie delle cose, degli eventi, ma coglierne la profondità, la verità. La bigotta reazione alla quisquiglia costituita da quattro imbecilli è lo sguardo preferenziale verso il dito piuttosto che l’imbarazzante sguardo alla sacrosanta luna della pacifica protesta per le discriminazioni sessuali. La farisaica compassione di fronte al dolore di chi è sull’orlo della disperazione è il dito dietro cui si nasconde la mancanza di attenzione per una concreta e regolare possibilità di scelta dignitosa di vita/morte.

Indro Montanelli considerava beghe di frati le dissertazioni sulla pillola del giorno dopo, immaginiamoci quelle sulla distinzione fra suicidio assistito e sedazione profonda. È il caso di dire che le beghe clericali non finiscono mai.

La Chiesa deve uscire dagli equivoci: gli omosessuali hanno pieno e totale diritto di cittadinanza nella comunità ecclesiale, senza se e senza ma. È più scandaloso l’esibizione di una immagine della Madonna a seno nudo o scrivere nel Catechismo che ogni atto omosessuale è contrario alla legge naturale ed è sullo stesso piano di pornografia, prostituzione e stupro?

Chi non se la sente più di proseguire la propria vita per clamorosi e drammatici motivi merita di poter fare scelte di amore. Sì, perché anche scegliere di morire, in certi casi è una scelta d’amore. È più scandaloso che una persona in condizioni penose decida dopo diciotto anni di farla finita o negare il funerale religioso a Pier Giorgio Welby che, dopo lunghi anni di tremenda malattia, ottenne di essere staccato dalle macchine che lo tenevano in vita per terminare dignitosamente la sua esistenza (oltre tutto era anche un credente!)? È peggio il suicidio colposo dei disperati o lo stillicidio doloso ai loro danni da parte dei bacchettoni?

Se non erro, l’ultima omelia pronunciata dal mio caro e indimenticabile amico don Luciano Scaccaglia affrontò lo spinoso argomento del rispetto della laicità dello Stato in materia legislativa. Ricordo di avere apostrofato le sue parole, esprimendo un commento alla persona che mi stava accanto: «Un sacerdote con questo coraggio e con una visione così chiaramente evangelica e laica è molto difficile, quasi impossibile, trovarlo». Era una sorta di testamento spirituale, che riporto di seguito: «Quindi tu, Chiesa, non avere paura! Non avere paura dei diversi, anche dei diversi sessualmente parlando: sono una ricchezza e non un pericolo. Non avere paura delle coppie di fatto: il sacramento che le unisce è l’amore. Non avere paura delle coppie omosessuali perché sono segno di amore e non temere se i bambini saranno affidati a queste coppie che hanno la vocazione e l’impegno a livello genitoriale e possono andare ben oltre la procreazione biologica. Non avere paura delle leggi civili laicamente e democraticamente adottate dal Parlamento. Non avere paura del sesso, perché è un grande dono di Dio. Non avere paura degli stranieri, perché Gesù li andava a cercare ed aveva grande fiducia in loro. Non avere paura degli Islamici, perché Gesù non discriminava nessuno in base alla religione. Signore! Aiutaci a non avere paura! Ad andare per le nostre strade con il coraggio dell’amore e non in piazza con la paura del nuovo!».