La risposta alla “natizzazione” strisciante

La nuova Europa di Emmanuel Macron. Con un filo invisibile che collega la difesa dell’Ucraina e la necessità che “la Russia non vinca” alla riforma dei Trattati. Dall’esigenza di abbandonare l’unanimità e di rispettare l’urgenza dell'”efficacia” alla istituzione di una “Confederazione” che unisca non solo i 27 ma anche il resto del Continente a cominciare dalla stessa Ucraina.

Nell’intervento alla cerimonia di chiusura della Conferenza per il futuro dell’Europa nell’aula del Parlamento europeo, il presidente francese lancia un vero e proprio progetto per una nuova Unione. Prova a dare un respiro a istituzioni che nell’ultimo periodo si mostravano asfittiche. L’occasione del resto è stata data da un esperimento innovativo: coinvolgere i cittadini nel tentativo di riforma l’Unione europea. Il dialogo con essi diventa così un progetto politico. L’inquilino dell’Eliseo tratteggia una visione e una prospettiva che raramente si affaccia negli interventi svolti nell’assemblea di Strasburgo.

La prima parte è quindi dedicata alla guerra in Ucraina che rappresenta – purtroppo – un tassello dell’edificio europeo da rinnovare: “Continuiamo a sostenere Kiev. L’obiettivo è la pace prima possibile ma impedendo alla Russia di vincere. E bisogna evitare anche qualsiasi escalation”. Macron sottolinea, per segnare una distanza dagli Usa, che l’Europa “non è in guerra contro Mosca” ma a favore della “sovranità ucraina”. Da difendere allontanando la “tentazione dell’umiliazione o della vendetta”. Per raggiungere la pace, però, spetta solo a Kiev “stabilire le condizioni del negoziato con la Russia”.

Ma tutto questo non è indifferente rispetto alla necessità che l’Europa cambi e si aggiorni. Due i concetti fondamentali da perseguire: “Indipendenza” e “efficacia”. L’indipendenza significa allora “difesa” anche militare, in particolare dei confini orientali. Ma indipendenza anche dal petrolio e dal gas di Mosca. E dai prodotti alimentari. La forma che l’autarchia può assumere nel XXI secolo. Efficacia, invece, vuol dire poter “rispondere velocemente alle crisi” perché il Covid e la guerra hanno messo in evidenza le “nostre vulnerabilità”. Per superarle è indispensabile modificare i Trattati studiati “decenni fa”.

Ho riportato quanto scrive Claudio Tito su “La Repubblica”. Nei giorni scorsi, spinto dal parolaio stress bellico a cui siamo sottoposti, mi ero ripromesso di porre attenzione e ascolto solo ed esclusivamente a parole di pace. Ebbene, ne ho colte alcune provenienti dalla Francia. Evidentemente ci lasciamo fare la lezione dai cugini d’oltralpe: ben venga al di là di ogni e qualsiasi residua vena di incompatibilità nazionalistica.

Si colgono tre piccole, timide, razionali, moderate ed equilibrate parole di pace. Sostenere e difendere la sovranità dell’Ucraina non tanto in una infinita e pilotata contrapposizione con la Russia, ma in un negoziato in cui sia protagonista l’Ucraina stessa. È la risposta alla strisciante “natizzazione” del conflitto, portata avanti dagli Usa, cavalcata dalla Gran Bretagna, accettata più per necessità che per convinzione da Zelensky e subita obtorto collo dalla Ue. Sempre meglio l’irritante storico protagonismo francese dell’attuale omertoso filoamericanismo italiano e dell’ondeggiante ed egoistico posizionamento dei Paesi ex Urss.

Viene poi la via dell’indipendenza europea che vuol dire difesa comune, militare ed economica, che non significa corsa al riarmo e nemmeno sanzionamento tout court della Russia, ma semmai esercito europeo e ricerca di assetti produttivi e commerciali concordati all’interno e allargati all’esterno.

Terzo punto l’efficacia, vale a dire la capacità europea di affrontare le crisi rimuovendo i blocchi costituzionale e statutario, rafforzando la leadership comunitaria e inserendo strategicamente la Ue in un virtuoso circuito di sviluppo equilibrato e solidale.

Diamo a Macron quel che è di Macron: forse è uscito dalla penosa logica telefonica per tentarne una veramente dialogica. Forse anche le lunghe telefonate possono essere servite a tenere accesa una fiammella? Se è così, evviva le videoconferenze franco-russe!

Adesso tocca a noi. Un primo passettino è stato fatto dal ringalluzzito presidente francese. Non facciamo i difficili, mettiamoci in scia, cominciamo un difficile gioco di squadra a livello europeo e stiamo attenti a non cadere nel trappolone americano.