Un “missile” papale contro il delirium bellicus

La guerra mette tutti a nudo: coloro che la provocano evidenziano la sporcizia delle proprie coscienze; coloro cha la subiscono mostrano le loro indicibili sofferenze; quanti ne discutono scoprono le loro paradossali contraddizioni.

Parlare dell’aumento di spese militari nel bel mezzo di una guerra che tiene tutti col fiato sospeso rientra nella irrazionalità prima che nella insensibilità della politica. È una classica follia culturale, che mette gli effetti dopo le cause o, se si vuole, che non cura le malattie ma le vuole cronicizzare.

Mi stupisce che Mario Draghi stia scivolando su questo terreno infido, volendo a tutti i costi onorare (?) l’impegno di portare le spese militari al 2% del Pil con la scusa di potenziare la difesa europea e andando addirittura a scomodare il pensiero di Alcide De Gasperi, che, come minimo, si scaravolterà nella tomba.

Ebbene di fronte a questa idiozia, degna delle deliranti linee governative di un Boris Jonson che arriva a paragonare la Brexit alla resistenza Ucraina, in perfetta linea coi soliti guerrafondai di matrice anglo-sassone, anche i partiti politici tendono a vaneggiare in una sorta di gioco delle parti in cui la Lega fa la pacifista, il Partito Democratico sta dalla parte della più bieca delle realpolitik, il M5S dice e disdice in continuazione, diviso e confuso più che mai.

Intendiamoci bene, l’atteggiamento di Salvini è solo il goffo tentativo di farsi perdonare un passato pieno di clamorosi errori nei rapporti con la Russia di Putin, il perbenismo di Letta è solo un piatto e manierato conformismo filo-governativo, filo-europeo e filo-occidentale, mentre il pressapochismo grillino è solo il patetico tentativo di recuperare un minimo di credibilità anti-sistema. Una squallida recita sulla pelle degli ucraini. Non posso tuttavia nascondere una grande e (quasi) irreversibile delusione nei confronti del Pd, che sta rinunciando da tempo a testimoniare in politica certi (per me) irrinunciabili valori.

L’unica voce ascoltabile e condivisibile è quella di papa Francesco. “Che il Signore ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell’umanità. Ci liberi da questo bisogno di autodistruzione”, ha proseguito chiedendo di pregare affinché “i governanti capiscano che comprare armi e dare armi non è la soluzione al problema. La soluzione è lavorare insieme per la pace. E come dice la Bibbia: fare delle armi gli strumenti per la pace”.

Leggo sul giornale quotidiano “Il sole 24 ore”: “L’aumento delle spese militari e l’invio di nuove armi all’Ucraina diventano un caso politico a scoppio ritardato. Ma Draghi andrà avanti inflessibile nella direzione indicata. Convinto fino in fondo delle sue scelte. In linea e in sintonia con i paesi alleati: Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra. Con una consultazione continua e un’intesa totale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’evoluzione del conflitto russo-ucraino non è nota a nessuno. Ma ogni giorno arrivano notizie di distruzione, morte di civili, donne e bambini, migliaia di profughi disperati. Draghi tira dritto ben oltre i mal di pancia improvvisi e sospetti in Parlamento”.

Papa Bergoglio ha lanciato un vero e proprio “missile profetico”, un fortissimo attacco ai farneticanti uomini di governo (Draghi compreso), peraltro riuniti in stucchevoli vertici (Nato, G7 e Ue): “Pazzia aumento spese armi al 2%, mi sono vergognato”. Sono parole che lasceranno un segno indelebile, perché non sono un’interferenza nella politica, ma un grido di contestazione rivolto alle ottuse coscienze di chi ci governa. 

Se alcuni parlamentari hanno il mal di pancia (auguro a loro che sia benefico), io ho il mal di cuore, perché non accetto che il mio Paese si lasci trascinare in una logica di guerra e in una spirale di ricorso alle armi, in netta contraddizione con quanto afferma la Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.