Dalla parte dei “pacefondai”

Non sono venuto a portare pace, ma spada: è un detto di Gesù riportato dal vangelo secondo Matteo. La frase è stata pronunciata nell’ambito del discorso apostolico. La frase non va interpretata in senso letterale, perché altrimenti risulterebbe in contraddizione con altri insegnamenti di Gesù, come ad esempio il “Porgi l’altra guancia ” o il “Chi di spada ferisce di spada perisce”. In senso metaforico, vuole indicare che la scelta di seguire Gesù è costosa per la vita del discepolo e richiede molto impegno. Come una spada, la parola di Gesù provoca un taglio e una divisione: divide le persone tra coloro che ascoltano la sua parola e coloro che non l’ascoltano, tra quelli che la mettono in pratica e quelli che non la mettono in pratica, ma divide anche le persone al loro interno, perché ciascun individuo ha un lato scettico e un lato credente, un lato egoista e un lato altruista.

Ebbene, di questa provocazione evangelica mi è sovvenuto mettendo a confronto le due diverse posizioni nei confronti della guerra in Ucraina, assunte all’interno del mondo cristiano. Da una parte il presidente di Pax Christi, il vescovo Ricchiuti, dall’altra parte il patriarca ortodosso Kirill.

Voglio per un attimo prescindere dalle compromissioni religiose col potere di cui la storia è purtroppo piena: dimenticarle è ingiusto e difficile, ma oggi il mio intento è un altro, vale a dire cercare di capire cosa si dovrebbe fare col vangelo alla mano di fronte ad una catastrofica guerra.

Le autorevoli fonti a cui faccio riferimento concordano in un certo senso nel sottolineare le responsabilità del mondo occidentale, che nel passato ha fatto lo struzzo ed ora si improvvisa agnello. Fin qui siamo nella giusta dimensione contestatrice del pensiero unico, che sta dilagando a livello mediatico, che confonde la sacrosanta condanna dell’invasione russa e la altrettanto doverosa condivisione ideale con la resistenza ucraina con un conformistico allineamento sulle posizioni e sui comportamenti dell’Occidente nei suoi organismi e nelle sue strategie.

Se la strada dell’analisi delle cause trova qualche punto in comune, quando si passa alle scelte di campo la divisione all’interno del mondo cristiano torna con tutta la sua drammatica attualità. Il taglio e la divisione sono netti.

Kirill, secondo quanto scrive il quotidiano “Avvenire”, partendo dalle sue accuse all’Occidente, arriva ad un esplicito sostegno all’invasione dell’Ucraina. Nell’analisi del patriarca ortodosso di Mosca, tutto appare rovesciato. Così le colpe del conflitto sono da attribuirsi alla Nato che ha ignorato le preoccupazioni di Mosca. E quello in corso non è un attacco, bensì per certi versi un’operazione difensiva. Tanto più che nel mondo occidentale si sta diffondendo una russofobia senza precedenti. Si tratta di un clamoroso ritorno al concetto di guerra difensiva, paradossalmente applicato a chi sta offendendo a tutto spiano.

Ricchiuti, pur non assolvendo la Nato (di cui fa parte anche l’Italia), arriva alla condanna totale dell’aggressione operata da Putin. La guerra è sempre una tragedia. Dice il presidente di Pax Christi: «L’Italia non poteva mandare le armi all’Ucraina, perché l’articolo 11 della Costituzione è fin troppo chiaro. Lo è anche la legge 185/90 – di cui don Tonino Bello fu uno dei suoi promotori – anche se il Consiglio dei ministri ha voluto sfruttare la possibilità che la legge prevede di una deroga, con l’assenso della Camere, per mandare armi a un Paese in guerra. Come uomo, come credente e come vescovo, non mi stancherò di dire questa è la strada sbagliata. Un consigliere regionale della Puglia, Fabiano Amati, ha definito nei giorni scorsi quelli che sostengono queste posizioni dei “pacefondai”. È un’espressione che lui usa con dileggio ma che accetto di buon grado».

Chi ammette la spada usata dai russi e chi non la vuol nemmeno fornire ai resistenti ucraini. Più divisi di così! È scandaloso che i cristiani siano separati su tali questioni. D’altra parte Gesù aveva previsto tutto e conosceva molto bene i suoi polli. La spada che Lui è venuto a portare non risparmia i suoi seguaci: paradossalmente la spada consiste nell’uso della spada.

Non ci giro intorno. Personalmente sto dalla parte dei “pacefondai” non per partito, ma per vangelo preso. Poi provo a pregare. Ricchiuti conclude così la sua intervista al quotidiano “Avvenire”: «La preghiera prima di essere richiesta è ascolto. È il silenzio che permette di ascoltare Dio. Nel silenzio posso sentire la sua voce che dice: «Tu, non uccidere». «Rimetti la spada nel fodero». E «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Prima l’ascolto e poi la richiesta: «Signore, per questo mondo ti chiedo la pace, la riconciliazione, la fraternità». E ricordiamo cosa dice Dio per bocca del profeta Geremia: “Conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò”».