Apocalisse della mafia russa e ortodossa

Sembra quasi un ossimoro, vale a dire una figura retorica consistente nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari, ma anche “la guerra ha le sue regole”, violando le quali si passa dagli atti di guerra ai crimini di guerra. Fin dove arrivino gli uni e inizino gli altri è difficile da stabilire, perché in un certo senso si giustificano a vicenda e si intrecciano in una logica perversa.

Bombardare ospedali, fare strage di civili inermi, torturare il nemico sono esempi di violazione delle regole: la guerra scatenata da Putin sta ampiamente oltrepassando questi confini al di là delle inevitabili propagande incrociate. Guardando le immagini delle tremende conseguenze del bombardamento dell’ospedale di Mariupol mi sono istintivamente detto: pagherà, pagheranno (perché non credo che ogni e qualsiasi responsabilità possa essere ascritta solo a Putin), non è possibile che simili misfatti restino impuniti.

Non mi riferisco alla giustizia divina a cui è tuttavia doveroso rimettersi, penso all’implosione, che, prima o poi, un regime come quello attualmente vigente in Russia subirà. E chi sarà protagonista di questa ingloriosa fine? Non l’Occidente incapace di tagliare i rami secchi dell’ordine mondiale, anche perché rischierebbe una imbarazzante auto-potatura. Non i patetici tribunali internazionali, che tentano di personalizzare e ripulire maldestramente e superficialmente la sporcizia radicata nei rapporti tra gli Stati. Non l’opposizione che non riesce a forare l’omertoso consenso che, nonostante tutto, i Russi concedono ad un dittatore furbo ma altrettanto evidente. Non le organizzazioni mondiali come l’Onu, che balbettano formali condanne che lasciano il tempo che trovano.

Da quanto emerge, il sistema russo è impostato su criteri squisitamente mafiosi ed è governato, più o meno direttamente, da una cricca di oligarchi: la nomenclatura, che circonda Putin, è fatta di personaggi privi di ogni e qualsiasi etica ai quali non concedo lunga vita. Mi sembrano inevitabilmente vocati all’auto-distruzione. Non intendo ergermi a facile profeta, ma l’economia russa è destinata a crollare in tempi abbastanza brevi e questo crollo comporterà la caduta dei macabri protagonisti del regime mafioso di cui sono causa-effetto. Al Cremlino si avrà una cruenta resa dei conti col rischio per la popolazione russa di cadere per l’ennesima volta dalla padella alla brace.

Non so infatti se la coscienza democratica della gente sarà in grado di favorire la graduale costruzione di un sistema sulla base del rispetto delle libertà. Nemmeno la religione ortodossa sembra in grado di costituire un riferimento positivo per la volontà di voltare pagina. In questi giorni sta emergendo clamorosamente una gerarchia prigioniera degli assetti di potere, totalmente anti-evangelica, culturalmente retrograda, dogmaticamente fanatica, storicamente anacronistica, eticamente farisaica, umanamente strabica.

Gli schizzi di fango dell’implosione arriveranno anche a noi e scatterà il solito dilemma se voltarsi dall’altra parte dopo una illusoria ripulitura o se immischiarsi in nuovi assetti di potere con l’intenzione di iniettare democrazia in un mondo refrattario ad essa.

Apocalittiche ed amare riflessioni a margine di una guerra senza capo né coda, di una resistenza eroica, apparentemente fine a se stessa, ma comunque baluardo di libertà e spiraglio di luce per il dopo-mafia. Nonostante tutto bisogna pur credere in un futuro di pace al di là dei penosi tavoli diplomatici che si stanno allestendo, delle ridondanti ed esibizionistiche performance delle istituzioni europee. La politica, l’arte del possibile, non sembra in grado di favorire nuovi (impossibili) assetti, speriamo che almeno ottenga una (possibile) precaria fine delle ostilità. Per tutto il resto rimando alle mie “farneticanti profezie” di cui sopra.