“Salvini la mattina si sveglia e mi critica. Il pomeriggio dopo il riposino mi ricritica e la sera prima di andare a letto mi critica di nuovo. Penso che faccia una vita complicata per passarla così”. Così il segretario del Pd Enrico Letta, a margine della Festa dell’Unità di Milano liquida le parole del leader leghista che aveva inquadrato la scelta di presentarsi nel collegio di Siena senza simbolo del partito per “vergogna”. “Siamo in un collegio uninominale e cerco il più largo consenso possibile perché – spiega così la scelta Letta – si tratta di un tentativo di iniziare un percorso per il futuro, di coalizione”. “Questo è un collegio dove devo vincere – ha risposto a chi gli chiedeva se in caso di sconfitta si sarebbe dimesso da segretario – e sono convinto che il risultato ci sarà”. Così il sunto di un articolo di Andrea Lattanzi su La repubblica.
Sui ritmi della quotidiana vita politica di Salvini meglio stendere un velo di pietoso silenzio: è tutto un giochetto di rimessa. Durigon deve dimettersi? Sì, ma anche la Lamorgese dovrebbe farlo! I talebani vanno combattuti? Sì, ma le loro vittime se ne restino a casa loro! Il centro-destra è più diviso e più superbo che pria? Sì, ma Enrico Letta è vergognoso a presentarsi alle suppletive di Siena senza simbolo di partito!
Salvini è così, sgusciante quanto basta a prendere per i fondelli gli Italiani, che peraltro sembrano stare al gioco. A livello dell’azione di governo, spara in piazza, poi si presenta a Palazzo Chigi per rimangiarsi tutto, ma lo dice talmente bene che sembra averla spuntata sull’impenetrabile Draghi, il quale ha capito l’antifona e lo lascia dire.
Dato a Salvini quel che (non) è di Salvini, mi corre l’obbligo di dire una parolina piuttosto severa a Enrico Letta (capirete quanto gliene importerà…). La sua candidatura nelle elezioni suppletive di Siena è sbagliata da tutti i punti di vista. Suona come una richiesta aprioristica di fiducia su una linea politica al momento inesistente. Per Letta sembra che l’importante sia vincere e non tanto e prima di tutto partecipare: se si parte così è chiaro che, in caso di sconfitta, bisogna andare a casa. Uno degli errori tattici compiuti da Renzi fu proprio quello di giocare il tutto per tutto sulle riforme costituzionali e agli italiani non parve vero mandarlo a casa: Letta copia maldestramente Renzi (anche questa è ironicamente tutta da considerare…).
A Siena c’è in gioco uno scontro epocale tra gli errori storici della vecchia sinistra comunista, che peraltro non vuole mai cedere, e una nuova sinistra, che non riesce a presentarsi con un volto definitivamente diverso e accattivante. In un simile cortocircuito c’è da rimanere fulminati. E Letta rischia grosso, perché non ha reciso drasticamente i collegamenti negativi con la sinistra egemonica e inconcludente, salvo esibire un volto perbenista che puzza di cosmesi, o se volete di plastica facciale, lontano un miglio.
Come ho già avuto modo di scrivere, Enrico Letta ha preteso passi indietro da illustri personaggi per far posto a nuovi (?) personaggi da sbattere in faccia alla gente che giudica dalle apparenze. Lui però sta facendo un frettoloso passo avanti verso il precipizio rischiando di trascinarvi tutto il partito, che lo ha frettolosamente collocato sulla sedia di segretario, da lui presuntuosamente considerata un trampolino di salto nel buio.
In conclusione, se la giornata politica di Salvini è ridicolmente tarata sulle pagliuzze altrui a copertura delle proprie travi, quella di Letta è puntata sulle proprie ipotetiche bravure a copertura delle certe imperizie degli altri. Prima di tutto però bisogna dimostrare sul campo il proprio valore per poi mettere insieme un esercito che non sia un’armata Brancaleone.