Gatticidi e femminicidi

Una donna della Florida, Stati Uniti, è stata arrestata con l’accusa di aver gettato il gatto del suo ex fidanzato in un fiume dopo aver avuto con lui una discussione. 

Secondo quanto riporta una nota dello sceriffo della contea di Volusia, Christa Anne Thistle, questo il nome della donna, avrebbe avuto un’accesa discussione sul fatto che il suo ragazzo non si fosse trasferito abbastanza velocemente dopo aver interrotto la loro relazione. E fra urla e insulti, mentre era intenta a buttargli fuori di casa tutti gli effetti personali, la 53enne avrebbe preso Stanley, il gatto del suo ragazzo, e l’avrebbe gettato nel fiume mentre era dentro al trasportino.

L’uomo si è così gettato in acqua e l’ha recuperato salvandolo anche se si stima che sia rimasto almeno per 20 secondi totalmente sommerso. Quando i poliziotti sono arrivati sul posto hanno osservato che «Stanley era ancora bagnato e tremava… mentre l’uomo era bagnato dalla vita in giù, coerentemente con il salto nel fiume per salvarlo».

Thistle ha negato di aver gettato il gatto nel fiume, ma in seguito è stata arrestata e trasportata nella prigione di Volusia County Branch. È stata accusata di crudeltà sugli animali e di aggressione nei confronti dell’ex fidanzato. Il gatto è stato portato dal veterinario e sembra star bene. 

La notizia ripresa da La stampa è di quelle che, con tutto il rispetto dovuto agli animali ed ai fidanzati recalcitranti, fanno un po’ sorridere.

A proposito di animali, mio padre rilevava acutamente come di fronte alla caduta di un cavallo gli astanti esclamassero “povra béstia”, mentre se cadeva un essere umano tutti scoppiavano a ridere. Ancor più non riusciva a sopportare le sberle e le sculacciate ai bambini rei di piccole malefatte: “A un can e un gat ig pardonnon tùtt, a un ragas par ‘na stuppidäda ig dan un s’ciafón…”.

Per fortuna siamo di fronte ad uno svarione della giustizia americana e non di quella nostrana. Tuttavia viene spontanea un’amara riflessione: se una donna viene messa in prigione per aver litigato col fidanzato e avergli fatto un dispetto gettando il gatto nel fiume, a quale pena dovrebbero essere sottoposti gli uomini che perseguitano, torturano e uccidono le loro fidanzate ree di averli lasciati o di volerli lasciare?

Evidentemente non c’è proporzione o, quanto meno, per raggiungerla bisognerebbe prevedere per il reato di femminicidio una pena di morte (in teoria ci potrebbe anche stare) accompagnata da abbondanti torture. La giustizia umana è veramente poco credibile e forse poco utile, anche se non se ne può fare a meno. Non vado oltre.

Quanto ai maltrattamenti subiti dalle donne il discorso, seppure implicito, è talmente grosso, lungo e profondo da essere rinviato ad altra occasione, che certo non mancherà: quasi ogni giorno la cronaca ce la riserva.