Chi vuol esser vaccinato sia

Nell’acceso dibattito fra sordi sulla vaccinazione la confusione regna sovrana. Mi dispiace doverlo ammettere, ma la primaria responsabilità di questo autentico casino è del governo e quindi anche, in primis, di Mario Draghi: si è impantanato nell’introduzione del certificato di vaccinazione (mi sono stufato di chiamarlo diversamente) intendendo raggiungere, surrettiziamente e a piccoli passi, l’obiettivo dell’obbligatorietà.

Questa mancanza di coraggio governativo è probabilmente dovuta ai timori della sollevazione della questione di legittimità costituzionale, che cova sotto la cenere nonostante le rassicurazioni dei soloni di Stato, alla paura di contraccolpi sociali, che peraltro si stanno già ampiamente verificando, alla cautela per quanto riguarda i riflessi nei rapporti politici a livello partitico e parlamentare, che si stanno comunque puntualmente registrando. Sarebbe molto più serio ed onesto chiamare le cose col loro nome, cioè dire obbligo all’obbligo, senza girarci attorno con “decretucci e decretini” vari, pieni di contraddizioni.

Andando in scala, la seconda responsabilità è della scienza, balbettante e divisa, che sputa presuntuose sentenze sanitarie, che fanno venire il latte alle ginocchia. Chi vuol vaccinarsi lo faccia anche se del vaccin non v’è certezza. Non pretendo certezza assoluta, ma non esiste nemmeno quella presumibile. Infatti non se ne conosce a tutt’oggi l’efficacia, men che meno l’innocuità e la durata. Siamo ancora in piena e totale sperimentazione e quindi si continua a navigare al buio, ad andare per tentativi. Niente di strano e scandaloso considerata la complessità dei problemi, ma tutto di inaccettabile se, sulla base della presumibile incertezza, si vuole costruire il castello inattaccabile dell’obbligatorietà.

Nel dibattito scientifico si sono poi introdotte altre discipline, in particolare la filosofia, per sollevare giustamente e opportunamente ulteriori dubbi di compatibilità democratica, legittimando le perplessità presenti in tante persone non sbrigativamente collocabili tra i no-vax.

L’altra questione fuorviante è proprio quella di criminalizzare chiunque osi alzare il ditino per dire le proprie ragioni al riguardo, gettando sinistre manciate di fango su coloro che immediatamente vengono classificati come gli amici del giaguaro della destra reazionaria. No, così non va. Il dissenso deve essere rispettato e confutato con argomenti seri e non con squalifiche pseudo-ideologiche. Se da una parte si vuol sentire a tutti i costi aria di disfattismo, dall’altra c’è chi sente puzza di regime: così non si costruisce niente!

Sul fatto poi che sotto la cenere possa covare il fuoco della ingiustificata violenza o dello strumentale scontro di piazza, che ci sia chi non aspetta altro che soffiare sul fuoco della polemica vaccinale per lucrarne consensi, non c’è da sorprendersi, c’era da aspettarselo, ma non basta a criminalizzare la critica facendo passare per “fascista” chi si pone certi legittimi dubbi in materia di perseguimento della salute e di rispetto dei principi democratici.

La questione della vaccinazione obbligatoria non si risolve mettendo in campo l’antiterrorismo, lasciando intendere che chiunque osa dissentire sia appunto un terrorista o un collaborazionista del terrorismo oltre tutto di marca fascista. Non accetto questo modo di (non) ragionare.

Non mi sogno nemmeno di schierarmi fra i no-vax, qualcuno mi dovrebbe peraltro spiegare cosa significhi essere un no-vax o anti-vax al di là delle sbracate, velleitarie e pregiudiziali esternazioni di chi si qualifica tale. Mi sforzo solo di ragionare con la mia testa guidato dalla mia cultura e dalla mia sensibilità. Non mi sogno nemmeno però di legare l’asino dove vuole la ragion di vaccino, di considerare un nemico dello Stato, un irresponsabile cittadino e finanche un incoerente cristiano chi osa dubitare in una materia in cui il dubbio è quasi obbligato. Ognuno lo supera alla sua maniera, mentre il governo e la scienza anziché aiutare a dipanare la questione finiscono con l’aggrovigliarla ancor più, per poi puntare il dito contro quanti ne rimangono imprigionati.

Si faccia un po’ di silenzio, tacciano anche Mattarella, Draghi e papa Francesco: nessuno ha la verità in tasca e tutti meritano rispetto senza essere bollati di inciviltà e tanto meno di sedizione violenta contro l’interesse pubblico. Il presidente della Repubblica si ricordi che rappresenta anche coloro che dubitano, che criticano, che soffrono la loro opposizione; dice il Capo dello Stato: «Non si può invocare la libertà per non vaccinarsi, si mette a rischio la salute altrui». E gli evasori fiscali non mettono forse a rischio il benessere di tutti? Allora vorrei sentire e soprattutto vedere nei fatti una uguale e reiterata filippica contro chi non paga le tasse.

Il premier Draghi si ricordi che la trave nell’occhio del governo è molto più grande delle pagliuzze negli occhi degli incerti e dei dubbiosi e che nelle curve anche il più provetto autista deve andare piano e rallentare, non accelerare.

Il papa si ricordi che l’obbedienza non è sempre una virtù e che la Chiesa è una specialista nella pratica assai poco caritatevole della scomunica dei dissenzienti. Gli scienziati infine facciano il loro mestiere, mentre fino ad ora, direttamente o indirettamente, hanno fatto prevalentemente gli arruffapopolo.