La catarsi vaccinale

Col passare dei giorni e dei contagi c’è un paese sulla punta della lingua di molti scettici del vaccino. È tutto un brulicare di post su Israele, che malgrado abbia vaccinato tantissimo, si trova nel mezzo di una nuova ondata di infezioni. E per di più, dichiarano le autorità sanitarie, la maggior parte dei tamponi positivi e dei ricoveri in ospedale riguarda persone con doppia immunizzazione (così Tommaso Carboni su La Stampa).

Tutto ciò mentre in Italia sembra che gli ospedali ricomincino a scoppiare, ma di soggetti contagiati e non vaccinati, che provocherebbero addirittura l’irritazione del personale sanitario addetto. E allora come la mettiamo?

Israele all’inizio della campagna vaccinale era preso a riferimento come Paese virtuoso da invidiare e imitare per la tempestività e la organicità con cui portava avanti una immunizzazione di massa. Adesso, contrordine compagni, tutto sbagliato e tutto da rifare o almeno tutto da dubitare?

Vogliamo una buona volta fare un po’ di chiarezza sulle cifre in campo. I contagiati sono o non sono vaccinati e in quale misura? I morti a quale fascia di età appartengono e siamo proprio sicuri che siano tutti deceduti per covid? I deceduti sono stati previamente ricoverati in terapia intensiva? I reparti di rianimazione sono o non sono di nuovo in emergenza e cosa si è fatto per evitare strutturalmente e organizzativamente questo prevedibile rischio? A che punto è la campagna vaccinale sul piano quantitativo: siamo in grado di dirlo o abbiamo perso il controllo della situazione in conseguenza di un autentico casino degli hub vaccinali spuntati come funghi in una corsa tardiva e confusa al recupero di una situazione assai precaria, complessa e confusa?

Il papa ha pontificato (d’altra parte dovrebbe essere il suo mestiere) e gli ha fatto eco il presidente Mattarella (pontificare non dovrebbe essere il suo mestiere): «Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società». Siamo proprio sicuri che sia così? E aiutare i malati terminali a concludere dignitosamente la loro esistenza quando non ne possono più non è un atto d’amore? E se qualcuno (come il sottoscritto) non se la sente di sottoporsi a vaccinazione per motivi di coscienza o per motivi di rischio eccessivo a cui sottostare (è il mio caso!), lo mandiamo all’inferno della discriminazione sociale e dell’egoismo religioso?

Stiamo attenti a non santificare eccessivamente e sbrigativamente scienza e prassi sanitaria ed a non criminalizzare chi resta, per vari e anche validi motivi, fuori dal coro. Penso che la verità non l’abbia in tasca nessuno e che gli ondivaghi andamenti pandemici, le sempre più strane contraddizioni scientifiche, l’atteggiamento indisponente e incoerente dei pubblici poteri lo dimostrino ampiamente.

A papa Francesco ricorderei quanto pensa e scrive il filosofo Giorgio Agamben in modo schietto e provocatorio: «La Chiesa, facendosi ancella della scienza, che è ormai diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi principi più essenziali. La Chiesa, sotto un Papa che si chiama Francesco, ha dimenticato che Francesco abbracciava i lebbrosi. Ha dimenticato che una delle opere della misericordia è quella di visitare gli ammalati. Ha dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare la vita piuttosto che la fede e che rinunciare al proprio prossimo significa rinunciare alla fede». Agamben si riferisce all’appiattimento della Chiesa sull’accettazione di fatto del lasciare morire i malati di covid soli come cani, nel rassegnarsi a non seppellire cristianamente i morti, nel collocare in priorità la salute dei superstiti rispetto alla carità verso i morenti.

Non vorrei che persino il papa, sempre così attento e impegnato verso gli ultimi e i sofferenti, si lasciasse distrarre dall’onda pseudo-scientifica della sopravvivenza a tutti i costi, dalla difesa della vita a corrente alternata, dalla superficiale catalogazione di uomini e donne in buoni o cattivi a seconda dell’aria (di regime anti-covid) che tira.