I balletti intorno al sistema

Nel M5S si è avuta una vera e propria valanga di insulti contro Giuseppe Conte, leader in pectore dei grillini: è partita la rivolta organizzata, oltre 40 mila tweet nel giorno del voto sullo statuto. L’hashtag #ConteServoDelSistema è tra i più usati su Twitter, da fonti 5 stelle sospette di vicinanza alla Lega o da ex pentastellati riuniti sotto altri simboli.

Nel giorno in cui gli iscritti del Movimento 5 stelle sono stati chiamati a votare il nuovo statuto, una valanga di critiche e di insulti ha colpito Giuseppe Conte. Il suddetto hashtag ha cominciato a scalare la classifica degli argomenti più twittati dagli utenti. Si è trattato principalmente di commenti negativi rivolti verso l’ex presidente del Consiglio, colpevole – secondo chi lo attacca –  “di essersi venduto al sistema”.

In effetti la versione perbenista, in giacca e cravatta, incarnata da Conte, non appare molto convincente e trascinante. Il movimento, giunto alla frutta, ha riprovato a partire da un piatto difficile da ingoiare e ancor più da digerire, anche se presentato con una notevole spruzzata di giustizialismo antigovernativo. Evidentemente non è bastato a fugare dubbi, perplessità e contrarietà.

Quando si è costretti a stare insieme, pur avendo pochissime cose in comune, si fa molta fatica e non basta il discutibile carisma contiano a sostituire il declinante e paternalistico istinto grillino. Intendiamoci bene: Conte non è un venduto né un servo del sistema, è un coniglio uscito dal cilindro che ci ha preso gusto e, anziché rientrare pavidamente nella conigliera, ha ritenuto di puntare spavaldamente alla leadership di un movimento sempre più attaccato ai suoi pantaloni. Credo che l’innamoramento stia trasformandosi in matrimonio di interesse e che non regga all’urto della base degli iscritti e ancor più degli elettori.  Una non leadership di un ex movimento sotto lo sguardo imbarazzato di un ex guru.

Se Giuseppe Conte non è venduto al sistema, è altrettanto vero che il M5S non è mai stato un partito anti-sistema. Ammesso e non concesso che lo volesse veramente essere, non ha fatto in tempo a provarci. Niente anti-sistema quindi e nemmeno forza politica nel sistema: né carne né pesce. È arrivato il “vegano Giuseppi”, ma lo vedo piuttosto traballante. Lo dico con dispiacere, perché ho sempre guardato con ansia e apprensione all’esperienza grillina, confidando nella sua capacità di interpretare e rappresentare la protesta, pericolosamente affascinata da un pericolosissimo qualunquismo o distratta dalle velleità populiste di casa nostra. Missione non compiuta e la valanga di uova marce informatiche contro Conte lo dimostra in modo lampante.

Mentre i cinquestelle non ne vogliono sapere di sistema, i Dem di Siena, dove il segretario si gioca l’elezione in Parlamento, vogliono rimanere abbarbicati al sistema, nella versione legata al loro passato, pensano ad alta voce e si affidano a Letta: “Un disastro se Mps sparisce, lui può convincere Draghi”. A cosa? A non fare assorbire il Monte dei Paschi di Siena da Unicredit. I democratici chiedono cioè a Letta di difendere il passato riconducibile, pregi e difetti, alla tradizione comunista. Il Pci aveva una banca e i democratici non vogliono rinunciare a questa scomoda e problematica eredità.

Non so se obiettivamente esistano i presupposti economici per mantenere in vita un istituto di credito indubbiamente legato al territorio, ma anche ad una concezione squisitamente comunista, alquanto superata: il richiamo della foresta continua però a farsi sentire e Letta ne dovrà tenere conto. Una bella grana! Emerge continuamente la precarietà della fusione sulla base della quale è nato il partito democratico. Fino a qualche tempo fa ero portato a credere che la sua debolezza non avesse connotati ideologici ma politici.  Devo in parte ricredermi.

Ho sempre nutrito grande rispetto e considerazione per il Pci, ma è ora di voltare pagina senza paura di buttare il bambino assieme all’acqua sporca: in Monte Paschi infatti c’è dell’acqua sporca che va eliminata e non riciclata per motivi di salvaguardia affaristica, elettorale e clientelare. Negli armadi della sinistra senese ci sono dei cadaveri politici in putrefazione: puzzano e bisogna drasticamente rimuoverli. Sono curioso di vedere come Letta affronterà questo inghippo: se lo è trovato fra capo e collo. Un motivo in più per giudicare azzardata, frettolosa e presuntuosa la sua scelta di scendere personalmente in campo a Siena.